Con questo post, e con una serie di post che seguiranno, vi invito a fare un viaggio: ripercorrere il testo della promessa del Matrimonio, per fare memoria della portata delle parole dette e per rinnovare la grazia che passa attraverso di esse!
Io e mio marito Luca spesso, dopo momenti di crisi o durante momenti di grande gioia, ci riscambiamo gli anelli e ci ripetiamo le parole della promessa, proprio per entrare sempre di più nella loro profondità e verità e per viverle e farle carne giorno dopo giorno.
So che ora siamo arrivati a una consapevolezza di quello che ci siamo detti davanti a Gesù maggiore di quella di tre anni fa, ma minore di ogni prossimo giorno! Spero un giorno, quando sarà vicina alla fine della mia vita, di poter dire di aver vissuto la strada che la promessa matrimoniale indica, mano nella mano con Luca!
Condivido con voi qualche nostra riflessione, nata da momenti di preghiera e intimità, letture, incontri, testimonianze, vita vissuta, tutto a gloria Sua!
IO
Io Chiara, io Sposa, io donna, capace di stare in piedi da sola, nella mia interezza umana fatta di esperienze, ferite, cadute, passi, sogni, fede, limiti, inclinazioni… io vengo incontro a te oggi, unificata nella mia umanità, non cercando in te il bastone per stare in piedi, ma un compagno di cammino.
ACCOLGO TE
Ti faccio spazio nella mia vita, quindi accolgo il fatto di diminuire un po’ io per fare posto a te.
Questo per me donna significa spesso scegliere di non tenere tutto sotto controllo, di non fare l’uomo di casa ma di lasciarlo fare a te, marito, significa spesso mordere la lingua e lasciare anche a te, marito, uno spazio decisionale e di espressione.
E che bello avere accanto un uomo di cui fidarsi, che so che conduce la barca come ne fosse il capitano, a cui a volte posso lasciare il timone sapendo che mi guiderà verso un bene.
Io, essendo donna e anche educatrice nella vita, a volte lo devo proprio scegliere questo atteggiamento perché sarei affetta più spesso dalla sindrome “della maestrina” anche col marito.
Io ti accolgo significa per noi anche ricordarci che non siamo uno possesso dell’altra, ma dono reciproco del Signore per condurci a Lui e farci santi. Non sei cosa mia, ma un dono da custodire e per cui ringraziare il Cielo.
COME MIO SPOSO
Ti scelgo come sposo cioè ti faccio mio re, voglio ogni giorno farti mio re e guardarti così. Io piccola donna coi miei limiti, i miei difetti, le mie aspirazioni prendo te piccolo uomo coi miei stessi limiti e ti dò la dignità di re, innalzo la tua umanità e ne faccio qualcosa di prezioso e unico.
Mi impegno quindi a guardarti ogni giorno come sposo e a restituirti sempre tale dignità, anche quando non ti capisco, quando stai di fronte ai bambini in un modo diverso dal mio.
E’ la volontà, ben più profonda del solo sentimento, di guardarti sempre come re nella mia vita e conservare questo sguardo su di te di amabilità oggettiva anche in circostanze che mi fanno far fatica.
Tante volte, invece, vivo con fatica situazioni in cui Luca non mi capisce, non comprende come vorrei io una mia stanchezza oppure sta di fronte a un figlio in un modo tanto diverso da come farei io… Quante volte, in circostanze così, il mio sguardo non lo innalza a sposo ma a diverso-da-me, tendente all’incapace, quante volte il mio sguardo o le mie parole lo svalutano invece che restituirgli la sua dignità grande!
Il mio sguardo si deve continuamente educare a questo e il nostro Maestro è Uno: Gesù è il solo che guarda alla nostra umanità con amore, ci affonda le mani senza paura di amare senza misura, è il solo che crede nella mia amabilità oggettiva anche nella mia umanità più limitata.
“Come mio sposo” è dirti quindi che vorrei amarti come ti ama Dio.