In quel tempo, Giovanni predicava dicendo: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Aggiungiamo a questo passo del Vangelo alcune righe della catechesi di Papa Francesco di mercoledì 16 maggio 2018. In quell’occasione il Papa ha terminato il suo ciclo di catechesi proprio sul Battesimo. Ecco un passaggio di quella riflessione:
Che cosa significhi rivestirsi di Cristo, lo ricorda san Paolo spiegando quali sono le virtù che i battezzati debbono coltivare: «Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto» (Col 3,12-14).
Questo per dire cosa? Che il nostro matrimonio è iniziato lì. Si è una forzatura ma il battesimo è quella realtà da cui tutto trae origine che ci permette poi anche di sposarci in Gesù e di sviluppare i doni battesimali nella relazione matrimoniale. Nel battesimo ci viene donata, come segno concreto, una veste bianca per simboleggiare che siamo rivestiti di Cristo. Il Papa afferma che essere rivestiti di Cristo, essere rinati nella vita dello Spirito Santo non è solo una realtà invisibile ma si può rendere visibile e concretizzare Come? Perfezionando alcune virtù. Virtù quali la tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine, la magnanimità. Imparando a sopportarsi (nel senso di sostenersi non di tollerarsi) e perdonarsi a vicenda. Non è bellissimo? Ci abbiamo mai pensato al battesimo in questa prospettiva? Certo il sacramento non è una magia. Non è la lampada di Aladino o la fata Smemorina di Cenerentola. Lo Spirito Santo richiede un cuore aperto ad accoglierlo. Serve il nostro impegno quotidiano. Ed arriviamo al tema di queste quattro riflessioni che ci sono state chieste durante questo mese di novembre. Il matrimonio riprende e si fonda sullarealtà battesimale. Pensate alla bellissima veste di Cristo con cui siamo stati rivestiti. Bianca e immacolata come il vestito della sposa. Anche questo è un segno che il matrimonio riprende quella realtà battesimale che ci ha così ben spiegato il Santo Padre e la perfeziona. Le dà un nuovo fine e un nuovo significato. Il matrimonio è una consacrazione. Lo dice Humanae Vitae: i coniugi sono corroborati e quasi consacrati per l’adempimento fedele dei propri doveri, per l’attuazione della propria vocazione fino alla perfezione e per una testimonianza cristiana loro propria di fronte al mondo. Cosa significa consacrazione? Perché il sacerdote, le suore e i frati sono tutti dei consacrati? Consacrazione deriva dal latino e significa semplicemente rendere sacro. Rendere di Dio. I Sacerdoti e i religiosi in genere si caratterizzano perché hanno scelto di donarsi completamente a Dio. Appartengono a Dio. Anche noi con il matrimonio siamo consacrati. Apparteniamo a Dio insieme. Il nostro amore e la nostra relazione non sono più nostri ma di Dio.
Questo cosa significa?
Lo Spirito Santo ci aiuterà a perfezionare quegli stessi doni di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine e di magnanimità verso la persona che ci è stata donata. Nella consacrazione matrimoniale lo Spirito Santo ci aiuterà a sopportarci (nel senso di supportarci – sostenerci) e perdonarci. Ci aiuterà ad amarci come Gesù ama. Perché il nostro amore è Suo. L’abbiamo affidato a Lui sposandoci. Questo cosa comporta? Ogni volta che siamo coerenti con la nostra promessa stiamo compiendo un sacrificio a Dio. Stiamo cioè rendendo sacro ciò che facciamo, i nostri gesti, le nostre parole, le nostre scelte diventano strumento di Cristo. Tutte le volte che invece ci comportiamo da egoisti, prepotenti o ci usiamo l’uno con l’altro compiamo un sacrilegio. Ci riprendiamo qualcosa che non è più nostro ma di Dio. Capite che cosa grande che è il matrimonio? Non ci siamo solo noi due sposi ma c’è Dio stesso con noi in tutto e per tutto.
Proseguiamo ora con la nostra riflessione. Gesù è profeta, re e sacerdote. Queste sono le tre dimensioni in cui si sviluppa l’umanità di Cristo e che saranno argomento specifico di tutte le nostre riflessioni. Tutte dimensioni che esprimono l’amore di Cristo. Il battesimo ci rende uno con Cristo come i tralci con la vite. No ricordate questa immagine evangelica? Con il battesimo tutti noi acquisiamo la regalità, il profetismo e il sacerdozio di Cristo. Siamo tutti re, profeti e sacerdoti. Il vostro don ha il sacerdozio ordinato che è una cosa diversa (che deriva però sempre da Cristo) ma tutti noi siamo sacerdoti. Abbiamo il cosiddetto sacerdozio comune. Siamo anche tutti profeti. Sapete che l’ultimo dei profeti chiamati è stato Giovanni Battista? Sapete perché non ci sono stati più profeti dopo Gesù? Perché con la venuta di Gesù e con il battesimo non serve più una chiamata specifica e personale, siamo tutti profeti. Lo sono io lo sei tu. Lo siamo in virtù del battesimo. Ecco nel matrimonio portiamo il nostro essere re, sacerdoti e profeti in virtù del nostro battesimo. Il matrimonio perfeziona e finalizza questi doni alla nostra nuova condizione di persone sposate. Fino qui sembra il catechismo fatto da bambini. Che noia. Nelle prossime tre riflessioni cercheremo di tirare le somme e di essere concreti. Affronteremo una per una, tutte e tre le dimensioni approfondite in chiave sponsale.
L’articolo sulla dimensione regale lo puoi già leggere cliccando qui.