Care MeM eccoci arrivati all’ultimo appuntamento con le nostre riflessioni. Oggi approfondiremo la terza dimensione battesimale: il sacerdozio. Naturalmente sempre declinata in chiave sponsale Partiamo da un’affermazione che Dio stesso fa a Mosè poco prima che il profeta riceva il Decalogo. Dio dice a Mosè: Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa (Esodo 19,6). È importante capirci su due cose. Chi sono i sacerdoti? Siamo chiamati anche noi ad esserlo anche se non siamo parte del popolo eletto?
Chi sono i sacerdoti? I sacerdoti per gli ebrei, come per la maggior parte dei popoli coevi, erano coloro che avevano un contatto diretto con Dio. Erano coloro che potevano offrire sacrifici a Dio. Quindi avevano un ruolo molto importante. Dio, nel versetto indicato, afferma che gli ebrei, per merito dell’antica alleanza, erano popolo sacerdotale. Popolo con il quale Lui aveva un contatto diretto, e dal quale accettava sacrifici ed olocausti. Dio ha in pratica affermato che considerava Israele come mediatore unico tra sé stesso e l’umanità.
E noi? Non possiamo essere sacerdoti? Solo i preti lo sono? Certo che possiamo esserlo. Noi siamo popolo sacerdotale perché apparteniamo a Gesù. Popolo di Sua conquista. Noi siamo le Sue membra. Dal capo, che è Gesù, le qualità vengono trasmesse a tutte le membra. Anche il sacerdote ministeriale o ordinato diventa sacerdote in Cristo. Ogni persona è sacerdote dal battesimo. Certo, ha il sacerdozio comune, da non confondere con quello ordinato (hanno funzioni molto diverse), ma ha questa caratteristica in sé. Siamo come incorporati in Gesù. Il nostro sacerdozio è dono del battesimo. Gesù Cristo, l’unico ed eterno sacerdote della nuova alleanza, non è entrato nel santuario fatto da mani d’uomo, ma nel Cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore (dalla lettera agli Ebrei). Gesù è sacerdote sempre, lo è anche oggi, non solo quando era sul Calvario. Lo è sempre. Anche adesso. Ogni sacrificio che noi celebriamo è Gesù che lo celebra in noi e attraverso di noi. Gesù è sempre l’attore principale di ogni liturgia che onora il Padre.
Il sacerdozio degli sposi in cosa consiste? Il sacerdozio comune degli sposi si esercita nell’offerta di sé all’altro.
Già durante il rito delle nozze, quando pronunciamo la famosa formula.
Io Antonio accolgo te Luisa come mia sposa …, stiamo esercitando il nostro sacerdozio. Ci stiamo offrendo l’uno all’altra. Siamo contemporaneamente offerta ed offerente. Il prete c’è come testimone, ma il sacramento lo celebrano gli sposi. Sono loro i sacerdoti del loro sacramento. E così nella vita matrimoniale. Ogni volta che ci offriamo l’uno all’altro stiamo compiendo un sacrificio a Dio. Tutti i gesti di tenerezza, di cura, di ascolto, di servizio, non sono solo gesti d’amore ma sono veri gesti sacri, cioè gesti che appartengono a Dio. Quindi ogni volta che esercitiamo il nostro sacerdozio nel dono reciproco stiamo compiendo un vero sacrificio a Dio. Stiamo esercitando il nostro sacerdozio. Ogni volta che invece lasciamo che a comandare siamo i nostri istinti meno amabili e il nostro egoismo, stiamo compiendo non solo un errore nei confronti dell’altro ma un vero sacrilegio. Stiamo prendendo per noi qualcosa che appartiene a Dio. Noi abbiamo promesso di darci completamente l’uno all’altra. La nostra vita e il nostro matrimonio non sono più solo nostri, li abbiamo offerti a Dio.
Amplesso vero gesto sacerdotale. Ogni volta che ci doniamo l’uno all’altra nell’intimità fisica stiamo esercitando il nostro sacerdozio. Ogni volta che viviamo l’intimità fisica rendiamo presente nuovamente quella realtà che ha instaurato il nostro sacramento. Rendiamo nuovamente attuale e presente l’offerta totale che ci siamo fatti l’uno all’altra. Non vi ricorda nulla tutto questo? Ricordate che noi siamo immagine e ricordiamo l’amore totale di Gesù sulla croce? Come si riattualizza quella realtà? Nell’Eucarestia. Ogni Eucarestia si rende di nuovo attuale e presente quel sacrificio di Cristo. Cristo morto sulla croce una volta sola, ma il cui sacrificio è reso attuale e reale nuovamente in ogni Messa. Così noi sposi, ogni volta che ci uniamo totalmente in cuore, anima e corpo, riattualizziamo il nostro matrimonio. Capite ora perché Eucarestia e matrimonio sono spesso accostati e messi in relazione? L’uno ci spiega l’altro e viceversa. Come nell’Eucarestia lo Spirito Santo entra in noi, così nell’amplesso fisico degli sposi c’è una nuova effusione dello Spirito che rinnova e perfeziona i doni di Grazia che abbiamo ricevuto il giorno del nostro matrimonio. Non solo il rapporto fisico è gesto sacerdotale per noi sposi. È il gesto che più lo esprime. Ricordiamo però, che seppur l’amplesso fisico è il vertice sensibile del dono vicendevole, ogni gesto, parola o atteggiamento di dono verso l’altro è gesto sacerdotale.
Comprendete ora perché la Chiesa non contempla il divorzio? Comprendete come l’intimità fisica sia importante e sacra e non vada banalizzata? Speriamo di avervi offerto alcuni spunti di riflessione.
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Il matrimonio nasce dal battesimo.
Siamo re quando sappiamo donarci per primi e per sempre.
Siamo profeti quando mostriamo come Dio ama.
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