Ci sono giorni in cui ci sentiamo piccoli piccoli, giorni in cui i nostri grandi progetti non si realizzano, quelli in cui ci sentiamo stanchi del lavoro quotidiano, giorni in cui ci domandiamo se il Signore è contento del poco che offriamo. Proprio in giorni come questi è utile riflettere sulla figura di sant’Isidoro e di sua moglie Maria, entrambi agricoltori.
Cosa fecero di così eccezionale questi due sposi? Proprio niente o meglio, questo è il punto: condussero una vita santa nella semplicità.
Eppure cento anni dopo la scomparsa di Isidoro venne scritta una biografia piena di miracoli attribuiti a lui e alla moglie; e ancora cinque secoli dopo il Signore scelse addirittura un re, Filippo II di Spagna, quale promotore della causa di canonizzazione in riconoscimento di una grazia ricevuta. Oggi Sant’Isidoro è patrono della capitale della Spagna e a lui è dedicata la cattedrale di Madrid. Cosa può dirci questo?
Isidoro nacque nel 1080 , in una famiglia modesta dove ricevette una educazione religiosa e una formazione morale che lo distinguerà tutta la vita. Era un agricoltore che lavorò per vari padroni i quali all’inizio non vedevano di buon occhio la sua devozione, la consideravano un pretesto per lavorare di meno. Ogni mattina prima di andare al lavoro egli si recava in chiesa per pregare e per partecipare alla messa. Questo lo rendeva oggetto di pettegolezzi e di scherno da parte degli altri operai, ma lui aveva scelto di mettere il Signore al primo posto riconoscendo l’origine della sua vera dignità di uomo nel suo rapporto con Dio. Si riconosceva Figlio di Dio.
Sposò Maria, una giovane onesta e religiosa di cui abbiamo pochissime notizie ma che la venerazione popolare riconosce come una donna piena di pazienza e di fiducia, una vita a fianco del marito e del figlio spesa con amore. Tanta era la stima del popolo che ancor prima della sua beatificazione il culto di Maria era già molto diffuso.
Della spiritualità coniugale non abbiamo notizie trattandosi di una famiglia umile, e per questo sconosciuta ai biografi, e sono poche le notizie sul santo principale: emerge la figura di uomo semplice e gentile che lavorava la terra e ne conosceva bene i frutti e i sacrifici che richiedeva, ma che guardava spesso al Cielo.
Un aneddoto riporta che un carro di buoi guidato dagli angeli avesse svolto il suo lavoro per consentirgli di pregare.
Un altro racconto sottolinea un aspetto caritativo molto bello, in linea con la Laudato Sii del caro Papa Francesco: egli viveva la carità cristiana non solo in famiglia, sul lavoro e con le persone ma pure con gli animali. Andava una volta al mulino in pieno inverno con il sacco di grano da macinare per la famiglia. Si impietosì per degli uccellini che volavano e pigolavano affamati, così mentre un altro contadino si prendeva gioco di lui poiché già il suo grano era poco, incurante, con la mano tolse la neve e poggiò a terra alcuni chicchi. Fu contento di vedere gli uccellini felici e la sua sensibilità fu premiata perché il grano rimasto bastò e la sua famiglia fu sazia, a differenza dell’altro contadino che, mai contento, si lamentava.
Morì nel 1130 e fu sepolto come un povero contadino senza grandi onori. Ma la storia vuole che in seguito grandi monarchi fecero a gara per elevare la sua figura.
Ecco che il Signore vuole ricordarci che non contano soltanto le opere e “il risultato”, come il mondo vuole inculcarci, ma piuttosto l’umiltà, la tenerezza, l’amore e la fedeltà dei suoi servi.
San Isidoro agricoltore,
ti ringraziamo
per averci ricordato con l’esempio
l’importanza della preghiera nella nostra giornata.
Beata Maria moglie e sposa,
ti ringraziamo
per averci ricordato
che i gesti quotidiani di servizio per i nostri cari
sono uno strumento per vivere la nostra santità.