Una testimonianza
San Giuseppe, il mio santo. No, non è il patrono della mia parrocchia. No, non porto il suo nome. No, la mia famiglia non ne era particolarmente devota. Eppure, è il mio santo. Lui mi ha scelta e mi è stato accanto nei momenti di dolore.
La mia esperienza e la mia devozione a San Giuseppe è una fra le migliaia al mondo, probabilmente poco eclatante, ma è la mia e la cullo nel cuore. Proprio per questo voglio condividerla con voi.
Il momento della prova
Una decina di anni fa, dopo solo 2 anni dalla mia conversione e 3 dalla morte di mio padre, io e le mie sorelle ci ritroviamo davanti alla entrata di una terapia intensiva in attesa di notizie riguardo nostra madre: nel giro di pochi giorni ce la siamo ritrovata in coma senza saperne il motivo.
Iniziano viaggi in macchina verso l’ospedale, le visite a turni e le notizie dei medici: positive o negative a giorni alterni.
Dietro consiglio di una mia amica inizio a pregare San Giuseppe (a cui a quel tempo non ero particolarmente devota) tramite una preghiera per i casi impossibili chiedendo ovviamente la salute di mia madre o, se volontà di Dio, che spiri in un giorno dedicato a Maria Santissima.
Fra visite, lacrime e angoscia, passano i giorni e siamo ormai a marzo. Nel mese di San Giuseppe aumento le preghiere e le pretese: “Caro santo, io non capisco più nulla, dammi un segno! Il 18, 19 o 20 marzo mi devi dire qualcosa, mi devi far capire cosa ne sarà della mia mamma!”
Richiesta esaudita
Il caro santo è proprio buono, non ha pesato le mie parole boriose, ma anzi le ha esaudite. Il 18 marzo ricevo una telefonata dall’ospedale in cui mi si comunica che le speranze di vita della mia mamma sono finite: so che san Giuseppe mi è vicino nonostante il dolore per la pessima notizia e so che si prenderà cura di lei.
Mi armo in questi giorni di tutte le preghiere per gli agonizzanti, in modo particolare mi informo riguardo la Pia Unione del Transito che ha sede a Roma: ripeto in loop la preghiera
O san Giuseppe padre putativo di Gesù Cristo e vero sposo di Maria vergine prega per noi e per gli agonizzanti di questo giorno (di questa notte)
Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, mia madre se ne va in cielo fra le braccia dei santi sposi: noi figli non abbiamo fatto in tempo a salutarla per tempo, ci hanno sostituiti Loro.
Una presenza discreta e concreta
Sento forte la presenza di San Giuseppe e il suo conforto, soprattutto ne ho la conferma quando durante l’omelia il sacerdote paragona la mia mamma al grande mio santo: entrambi buoni, silenziosi, umili e discreti, pronti a fare un passo indietro pur di non apparire. Sento la carezza di Dio nel mio cuore.
La Pia Unione del Transito
Da allora la preghiera per gli agonizzanti è un appuntamento fisso e quotidiano, utilizzando soprattutto la preghiera della Pia Unione del Transito alla quale mi sono iscritta e usufruendo quindi delle messe per gli iscritti e per i morenti.
Questi i 2 scopi principali:
1) divulgare, promuovere e dilatare nel mondo il culto di S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa e in particolare della buona morte;
2) stringere nel numero maggiore possibile sacerdoti e fedeli in una Crociata universale di preghiere e d’opere buone a favore dei morenti di tutti i luoghi e di tutti i momenti, disponendo così anche loro ad una morte santa.
Appuntamento fisso
Durante l’ultimo decennio non è passato giorno che non abbia pensato e pregato San Giuseppe che considero come mio padre e mi aiuta anche nelle piccole imprese quotidiane, non mi ha mai delusa. E come potrebbe? San Giuseppe è il mio santo.
Anzi san Giuseppe è il NOSTRO santo!
Teniamolo impegnato soprattutto in questo anno giuseppino: un grande regalo che il Pontefice ci ha donato.
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