Presentiamo alcune storie di mogli, mamme e famiglie che hanno fatto della loro esistenza terrena piccoli capolavori, iniziando già da qui a percorrere il loro cammino di Santità.
Vi presentiamo una coppia di sposi: i servi di Dio Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo.
Rosetta e Giovanni venivano da famiglie molto religiose, ambedue membri dell’Azione cattolica, giovani di Messa quotidiana. Sposandosi nel 1928, volevano formare una famiglia allietata da numerosi figli, nella quale potessero fiorire vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa; una famiglia aperta al prossimo, ai poveri. La missione di Rosetta fu quella della maternità, cercata ed accolta con gioia come dono di Dio. Ebbe tre figli: Piero (1929), ora missionario del P.I.M.E., Francesco (1930) e Mario (1931); poi due aborti spontanei e il 26 ottobre 1934 due gemelli nati prematuri che morirono con lei, ammalata di polmonite. Il parroco di Crova, celebrando la Messa di suffragio indossò i paramenti bianchi dichiarando ai fedeli:
“Conosco Rosetta da quand’era bambina, sono stato il suo confessore e l’ho confessata poco prima che morisse. Era un angelo ed è già in Paradiso. Non celebriamo la Messa da morto, ma cantiamo la Messa degli Angeli”.
Scrive Padre Piero Gheddo, figlio di Giovanni e Rosetta e direttore dell’Ufficio storico del PIME a Roma:
“Perché la Chiesa si propone di beatificare (e poi, eventualmente, santificare) alcune persone? Per due motivi soprattutto: primo, per proporre al mondo intero, e in particolare ai battezzati, degli esempi molto concreti di come si può vivere il Vangelo in modo eroico in tutte le situazioni e le difficoltà della vita. La Chiesa quindi beatifica non solo vescovi, preti e suore, ma oggi soprattutto laici e laici sposati, coppie di coniugi e di genitori come Rosetta e Giovanni. Il primo impegno che la Chiesa ci chiede nel cammino verso una beatificazione è l’imitazione dei “servi di Dio”, delle loro virtù e vita cristiana. La loro devozione deve condurre ad una volontà di orientare la propria vita a quei valori ed esempi che li stanno portando sugli altari. In sintesi, Rosetta e Giovanni ci richiamano una grande verità: tutti siamo chiamati alla santità (che vuol dire unione con Dio, vita secondo il Vangelo), specialmente gli sposi e genitori cristiani.
Il secondo motivo per una beatificazione è di far pregare. La vita cristiana, se vogliamo viverla secondo il Vangelo, non è facile per nessuno. Oggi soprattutto pare stia diventando sempre più difficile. Ma si capirà che anche Rosetta e Giovanni hanno avuto prove e sofferenze fortissime per rimanere fedeli al principio che Rosetta ha ripetuto anche sul letto di morte:
“Quel che conta è fare la volontà di Dio”.
Come mai ci sono riusciti? Non perché fossero diversi da noi, ma perché pregavano molto, sacrificando un po’ del loro tempo alla Messa, ai sacramenti, al Rosario quotidiano: hanno chiesto con sincerità l’aiuto di Dio e il Signore li ha aiutati a “scalare insieme la vetta della santità nella carità”. Come facevano, Rosetta e Giovanni ad essere sempre così sereni, ottimisti, pieni di gioia, equilibrati, generosi col prossimo? Semplicemente perché chiedevano a Dio la grazia della santità e poi collaboravano alla Sua grazia, alle Sue ispirazioni profonde “per fare sempre la Sua volontà”. Dobbiamo ancora scoprire, e lo dico prima di tutti a me stesso, il valore della preghiera che ci dà la forza di Dio!”
Ecco di seguito la preghiera per chiedere grazie e per la glorificazione dei coniugi.
Signore Gesù,
che hai chiamato Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo, sposi secondo il Tuo cuore, a vivere il Vangelo nelle gioie e nelle sofferenze di una normale famiglia, scalando insieme la vetta della santità nella carità, concedi che i loro esempi siano conosciuti e possano illuminare e confortare i coniugi e le famiglie del nostro tempo. Guarda con misericordia, Signore, alla decadenza della nostra società che si esprime nella crisi della famiglia e concedi che i giovani sposi, seguendo gli esempi di Rosetta e Giovanni, possano dare alla Tua Chiesa famiglie autenticamente cristiane.
Per la loro intercessione ti chiediamo la grazia di (si chieda la grazia)
3 Gloria
(Fonte: Cultura Cattolica.it)
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