Me lo ricordo come fosse ieri. Ero seduta al tavolino di un bar, insieme ad un’amica, e le stavo esternando le mie numerose preoccupazioni da mamma-in-attesa-del-secondo-figlio. Ero senza dubbio felice di dare un fratellino a mio figlio, ma mi tormentava l’idea che il mio bambino potesse soffrire con l’arrivo del neonato, che diventasse geloso, che lo considerasse un torto più che un dono…
Sono passati circa quattro anni da quel giorno e il mio primogenito è sopravvissuto all’arrivo non di uno bensì di tre fratellini.
Da nove mesi, infatti, abbiamo superato la soglia che ci rende, di diritto, “famiglia numerosa” (anche se sono abbastanza convinta che il concetto di “famiglia numerosa” sia assolutamente soggettivo: io, per dire, mi sono sentita numerosissima già a partire dal secondo figlio!!!).
Ma, numeri a parte, mi sono accorta che le dinamiche che si creano nelle famiglie con più fratelli sono davvero interessanti.
Certo avere quattro figli sotto i 7 anni di età complica notevolmente la gestione delle dinamiche familiari e crea all’interno della casa delle difficoltà (e una confusione!) che sono innegabili. Non vi dico che caos quando, tutti e quattro, si infilano nel lettone e pretendono il posto d’onore vicino alla mamma o al papà!
O che fatica l’organizzazione mattutina, quando tutti, ognuno con esigenze ed orari diversi, sono da svegliare, preparare, vestire, lavare, caricare in auto…!
E poi litigi per i giochi, confusione tra i vestiti, pannolini da cambiare, figli da portare e da andare a prendere ad orari diversi… Senza contare che la maggior parte del tempo della mia giornata la passo divisa tra la lavanderia, sommersa dai vestiti da sistemare, e la cucina… Non c’è che dire, la gestione di una famiglia numerosa non è semplice!
Ma poi li guardo (quando riemergo dalla lavanderia!), guardo i miei bambini. Ognuno di essi è immagine di Dio, ognuno di essi è un segno dell’amore e della predilezione che Dio ha avuto, ed ha ogni giorno, per noi.
Li ascolto, quando si dicono l’un l’altro “Sei il mio migliore amico, anzi il mio migliore fratello!”. Li osservo ridere, scherzare, crescere insieme. E penso che stanno collezionando ricordi felici della loro infanzia, e ringrazio il Signore che mi ha fatto essere strumento per dare a loro una vita come questa.
Qualche giorno fa li osservavo, nella loro cameretta dei giochi. Giocavano con i mattoncini Lego e, quando si è avvicinata gattonando l’ultima nata, i tre fratelli hanno iniziato a spostare i mattoncini, a fare spazio nella stanza, a cercare giochi più adatti a lei.
Ecco, in quel momento mi sono accorta che, in fondo, donare ai propri figli uno (o più) fratelli è anche un modo per educarli nella fede e alla fede.
Nella fede, perché i miei figli sono testimoni quotidiani della presenza di un Dio provvidente, che si prende cura della nostra famiglia.
Alla fede, perché in quel fare spazio, che i miei bambini mettono in atto con la loro sorellina, si nasconde il segreto dell’accoglienza di un altro da sé. Crescendo in una famiglia numerosa hanno la possibilità di imparare ad uscire da sé, ad osservare i segni di una presenza, a lasciare spazio ad un altro, oltre da sé. Di sperimentare, usando le parole di Papa Benedetto XVI, una “apertura dell’‘IO’ al ‘TU’, al ‘NOI’ e al ‘TU’ di Dio”.