Riblogghiamo questo post, apparso la prima volta sul sito Hungry for God, scritto da Lori Hatcher.
di Lori Hatcher
Festa della mamma : mamme sorridenti circondate da bambini adoranti, sani, felici. Le tue braccia sono vuote, o il tuo è un figliol prodigo, assente, o arrabbiato.
Matrimonio : una giornata piena di promesse, speranza, e bellezza. Il tuo letto è vuoto e il tuo cuore è cinico, oppure i tuoi figli – quelli per cui hai pregato tutti i giorni della loro vita – stanno rubando i benefici del matrimonio senza preoccuparsi di prendersene l’impegno.
Festa di laurea : prospettive di lavoro, un futuro luminoso. Tu invece hai abbandonato la scuola o l’ha fatto uno dei tuoi figli.
Pasqua : nuova vita, nuovi inizi, la Risurrezione. E tu invece vedi?solo morte, disperazione, la tomba.
La Bibbia ci dice di rallegrarci con quelli che sono nella gioia, ma cosa facciamo quando la gioia di qualcun altro ci ricorda quello che avrebbe potuto o avrebbe dovuto essere, e che invece mai sarà? Quando mettiamo su un sorriso falso e inventiamo una scusa per andarcene via prima? Quando ci sentiamo meschine, egoiste, e così piccole, di fronte a tanta gioia? Che cosa facciamo quando gli altri gioiscono e dentro di noi, invece, stiamo piangendo?
Facciamo quello che ha fatto Anna.
Anna era una donna senza figli. Amata da suo marito ma sterile, ha vissuto in una famiglia in cui la seconda moglie parto riva bambino dopo bambino, mentre il suo grembo rimaneva vuoto.
“Non sono io per te meglio di dieci figli?” le chiese il suo innamorato marito un giorno, nel tentativo di farla sorridere. Invece il dolore le faceva male al cuore e il dolore finí per toglierle l’appetito.
Ho esitato a utilizzare Anna come esempio perché la sua storia si è conclusa come aveva sperato, lei ha ricevuto non solo un figlio, ma molti. La tua storia potrebbe non finire così, ma a prescindere da questo, la Bibbia parla proprio a te.
Anna era una donna di Dio, e lottò contro il suo dolore e la sua delusione in un modo divino.
Anna ci mostra sei tappe:
1. Ha fatto sì che il suo dolore la avvicinasse a Dio, non la allontanasse. Visitò il tempio e disse al sacerdote: “mio signore, io sono una donna affranta” (1Sam 1,15)
2. Ha cercato Dio nella preghiera. “Essa era afflitta e innalzò la preghiera al Signore, piangendo amaramente.” (1,10).
3. Era onesta con Dio riguardo il suo dolore. “sto solo sfogandomi davanti al Signore… mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia amarezza”(1,15-16).
4. Ha presentato la sua richiesta a Dio, con piena fiducia. Iniziando la sua preghiera con la parola se, ha mostrato di voler lasciare spazio alla volontà di Dio. “se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me”(1,10).
5. Ha accettato il conforto di Dio. “Poi la donna se ne andò per la sua via e il suo volto non fu più come prima” (1,18).
6. Lodava il Signore. “Il mattino dopo si alzarono e si prostrarono davanti al Signore” (v. 19).
Alcuni potrebbero obiettare che è stato facile per Anna onorare Dio nel suo dolore perché ha infine ottenuto quello che desiderava. Se leggiamo il testo con attenzione, però, vediamo che Anna ha riposto la sua fede in Dio durante i suoi più oscuri giorni – molto prima che Dio rispondesse alla sua preghiera nel modo in cui lei aveva sperato.
Se stai lottando con le lacrime, la delusione, o il dolore, prego che l’esempio di Anna ti aiuti e ti incoraggi. Sia che Dio risponda alle tue preghiere nel modo in cui tu speri oppure no, fidati di lui. Sarai contenta di averlo fatto.
Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne.
2 Cor 4,16-18
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