Ci accingiamo oggi a pregare e meditare contemplando l’icona di San Giovanni Battista.
Il significato del suo nome (dall’ebraico Yohanan) è “Dio ha fatto grazia”, e nei Vangeli possiamo leggere la sua storia descritta con dovizia di particolari: la sua nascita è comunicata nel Tempio (dove il padre Zaccaria era sacerdote) dall’Arcangelo Gabriele, che annuncia un personaggio straordinario, scelto da Dio per preparare la sua venuta (Lc 1,8-25), viene raccontata la storia del suo nome, e sussulta di gioia nel grembo dell’anziana mamma Elisabetta quando la Vergine Maria la saluta (Lc 1. 39-45). Come profetizzato da Isaia, si ritira nel deserto (Is 40, 3-5) per annunciare l’arrivo del Messia, diventando egli stesso l’ultimo dei profeti e potremmo dire quasi il primo martire.
E l’icona di San Giovanni Battista lo rappresenta proprio nella realtà che gli era congeniale, il deserto. È un dipinto semplice, nella sua essenzialità, ma anche articolato nella sua lettura e interpretazione. Spazi e figure sono disposti in maniera equilibrata ed armonica, quasi a comporre una melodia modulata pur nella sua semplicità. L’inclinazione della montagna sulla destra dell’icona riprende l’immagine leggermente inclinata di Giovanni Battista sulla sinistra; le piccole rocce e l’albero di fianco a lui completano la scena senza riempirla troppo e senza distrarre l’osservatore; il rotolo nella mano destra di Giovanni è segno del suo essere profeta, e contiene una frase tratta dal Vangelo di Matteo:
Convertitevi perché il regno dei Cieli è vicino!
E’ rivolto verso la grande coppa su cui giace la sua testa, quasi come un collegamento tra le varie immagini. La sinistra di Giovanni è tesa verso Dio, rappresentato da una mano benedicente in alto a destra (“E davvero la mano del Signore era con lui” Lc 1,66), e indica il monogramma greco di Cristo (IC XC).
L’icona che stiamo osservando, appartenente alla scuola di Novgorod, risale all’inizio del XVI secolo ed attualmente si trova nel Museo di San Pietroburgo; veniva esposta ai fedeli nelle festività liturgiche nella cattedrale di Sofia.
Possiamo entrare nella preghiera facendo un clima di silenzio fuori e dentro di noi, aiutandoci magari con la luce di una candela. Osserviamo l’icona e leggiamo il cantico di Zaccaria (Lc 1,67-80)
Benedetto il Signore, Dio di Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti di un tempo,
salvezza dai nostri nemici
e dalle mani di quanti ci odiano;
così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua Santa Alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore in santità e giustizia
al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte,
e dirigere i nostri passi sulla via della pace.
Gioia ed esultanza accompagnano la nascita di Giovanni, che starà alla soglia del tempo messianico; e il suo compito sarà proprio quello di chiamare il popolo di Dio alla conversione prima del giudizio finale. Giovanni rappresenta l’attesa del popolo ebraico; le promesse fatte ad Israele ora sono compiute, e il profeta che precede il Signore raccoglie tutte le attese per purificarle. Egli è il primo che annuncia la venuta di Gesù; li unisce anche un legame di parentela, essendo Elisabetta parente di Maria, e Gesù vorrà farsi battezzare proprio da Giovanni, che diventa così il primo testimone dell’umanità e dell’umiltà di Gesù. Quando Giovanni viene fatto uccidere da Erode Antipa,
“I suoi discepoli vanno subito ad informare Gesù” (Mt 14,12) che, saputa la notizia “si ritirò di là in barca verso un luogo disabitato e appartato” (Mt 14,13).
Gesù quindi cerca la solitudine per meditare e pregare; cerchiamo anche noi silenzio e introspezione per poter raggiungere il senso delle parole di Giovanni
“Dimostrate con i fatti che volete davvero cambiar vita” (Mt 3,8)
Possiamo pensare alle aree della nostra vita che maggiormente necessitano di conversione, rendendoci conto con umiltà che il cammino è ancora lungo, ancora molti i sentieri da raddrizzare. Pensiamo all’umiltà di Gesù che si fa battezzare come un uomo qualsiasi, e prendiamo esempio da Lui. Cerchiamo la preghiera silenziosa, come quella di Gesù che, venuto a conoscenza della morte di Giovanni, nel suo dolore, cerca la solitudine:
“Congedata la folla, salì sul monte a pregare, appartato. Giunta la sera, se ne stava là solo.” (Mt 14,23)
Volgiamo ora ancora lo sguardo sull’icona: Giovanni indica con una mano il Dio benedicente, con l’altra le iniziali greche del nome di Gesù, ad indicare che è Lui la via che conduce al Padre; Giovanni rende la prima fondamentale testimonianza del Signore Gesù. Possiamo chiederci se Gesù sia sempre, in ogni aspetto della nostra vita, l’ispiratore e il compagno del nostro cammino; aiutiamoci anche con la rappresentazione pittorica di Giovanni: egli ha un aspetto da eremita, magro per i digiuni, barba e capelli incolti, vesti semplici ed essenziali. E’ un pellegrino nel mondo, che pratica l’ascesi come via di conversione, consapevole che l’incontro con Dio non può avvenire se non facendo tacere la nostra natura, il nostro ego. Difficile ai giorni nostri una vita vissuta così, ma basta avere la capacità di fermarsi e trovare il tempo per la preghiera e la contemplazione, riconoscendo con umiltà che nulla possiamo o abbiamo se non lo riceviamo dalla misericordia di Dio.
Sapessimo anche noi rispondere
cosa siamo,
quale compito di ciascuno,
quale la sua missione!
E non confonderci con te,
non comprometterti con le nostre presunzioni:
esserci e dirci appena voce, solo voce
che grida nei deserti,
e ritenerci tutti, tutti indegni
di sciogliere perfino i legacci
dei tuoi calzari.
Così tutti crederanno a Te
e non a noi, Signore.
David Maria Turoldo, Dialogo tra cielo e terra
In questo periodo storico di crisi di valori, di desolazione e solitudine, la sete di infinito e di speranza insita nell’uomo rende necessario che anche noi, pur nella nostra debolezza e fragilità, gridiamo nel deserto che a volte ci circonda che Gesù c’è; possiamo così preparare la strada, avvicinare a Cristo persone che magari Gli sono lontane e che aspettano una conversione di vita. Meditiamo su cosa possiamo fare a tal fine; preghiamo affinché lo Spirito ci aiuti e ci consigli sempre, e ci renda docili alle sue ispirazioni.
“Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito Consolatore, vieni e consola il cuore di ogni uomo che piange lacrime di disperazione.
Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della luce, vieni e libera il cuore di ogni uomo dalle tenebre del peccato.
Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito di verità e di amore, vieni e ricolma il cuore di ogni uomo, che senz’amore e verità non piò vivere.
Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito della vita e della gioia, vieni e dona ad ogni uomo la piena comunione con te, con il Padre e con il Figlio, nella vita e nella gioia eterna, per cui è stato creato e destinato. Amen”
Chiediamo a Maria di poter essere sempre testimoni presso i fratelli dell’amore di Dio per noi. Concludiamo la meditazione con un’Ave Maria.
Buona preghiera!