Perdonare è liberare un prigioniero e accorgerti che quel prigioniero eri tu
(L. Smedes)
Non si può parlare di conflitto e crisi di coppia senza parlare di perdono e riconciliazione.
Il conflitto di coppia diventa occasione di intimità più profonda e di innamoramento, quando culmina nel perdono e nella riconciliazione.
Il PERDONO è l’atto più complicato e più difficile che possa fare un essere umano. Ed è sicuramente ciò che più rivela la presenza dello Spirito Santo. Chi non perdona porta pesi spaventosi. Chi non si riconcilia è dannato a causa di zavorre che lo consumano. Chi si apre al perdono si libera dagli errori propri e altrui, “accogliendo in strutture di crescita” (cit.) ciò che prima era distruttivo.
Come l’abbraccio di San Francesco al lebbroso, che da obbrobrio, diventa dolce come il miele e apre a Francesco la porta della libertà di essere Figlio di Dio. Quanto è difficile per te abbracciare il lebbroso che è dentro di te e negli altri. Il lebbroso rappresenta tutte le sozzerie e le ombre e gli errori e i peccati e le colpe e le cattiverie e l’odio e il rifiuto e le accuse e gli insulti.
L’espressione dell’amore è questa: per riconciliarsi occorre che chi ha sbagliato ripari e chi è stato offeso perdoni.
In una famiglia e nella coppia litigare è un processo fisiologico sano perché serve ad esprimere la propria diversità, la propria unicità, a dirsi i problemi, a chiarire, ad andare in profondità, a conoscersi sempre di più, ad entrare in intimità e modellarsi per l’altro secondo il bene comune. Il litigio è distruttivo invece, quando ti trinceri in muri insormontabili, quando covi odio e vendetta, quando non hai più nulla da dire e domina l’indifferenza o la violenza. Spesso in una famiglia capita che litigi distruttivi diventino gradualmente costruttivi, ma è un processo lento e graduale in cui entrambi i coniugi sono chiamati ad acquisire le abilità di base della comunicazione e dell’ascolto attivo, di se stessi e dell’altro, per potersi accettare e accogliere l’altro nonostante i limiti.
Ma che cosa è il perdono? Come si arriva a perdonare? Ma soprattutto perché perdonare? Come si fa a perdonare un tradimento o una violenza?
Il perdono non è dimenticare il male subito e non esclude di prendere atto della realtà che si sta vivendo.
Il perdono non svaluta l’importanza di ciò che è grave e di ciò che è male.
Il perdono non è far finta che nulla sia successo.
Perdonare non ha nulla a che vedere con accettare di subire botte, violenze o tradimenti ripetuti.
Il perdono non è dovere, morale o costrizione.
Il perdono non è buonismo e tolleranza.
Il perdono non dipende da ciò che senti e dalle tue emozioni.
Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, e quindi libertà, sorretto dalla fede e alimentato dall’Amore di Dio che per primo ti ha perdonata e accolta a qualsiasi prezzo.
Il perdono è quella disposizione dell’animo con cui scegli di aprirti ad un percorso/traguardo di accoglienza del fratello o sorella così come sono e nonostante il male vissuto. Pur dando valore e peso all’offesa subita, scegli di mettere sotto il manto dello Spirito Santo quei sentimenti, quei pensieri e comportamenti che ti tormentano.
Non perdoni perché sei buona, ma perché sei AMATA e ACCOLTA da Dio. Perdonare è non rispondere al male con il male (Rm 12,21) per interrompere un circolo vizioso di vendette, odio e rotture.
Perdonare significa che dai la possibilità a tuo marito di un nuovo rapporto con te, aprire uno spazio nuovo in cui ricomincia la vita, di un futuro per voi in cui il male non trionfa.
Il perdono è un dono, un regalo che per prima cosa fai a te stessa perché ti libera da legami malsani con sentimenti negativi che ti inquinano e basta.
Nel perdono metti insieme l’intelletto, la fede e le emozioni, lasciandoti però guidare e determinare da ciò che scegli.
Il perdono non ha fretta. Perciò datti il tempo che ti serve per fare tutti i passi necessari e sentire che davvero ti sei riconciliata. La riconciliazione è frutto del perdono e della riparazione. Questo significa che se tuo marito ti ha offesa o ti ha tradita, o ha fatto cose più gravi, ha da rimediare alla ferita che ti ha procurato. Riparare non è opzionale ma è parte integrante di un percorso di riconciliazione.
Nei casi più gravi riparare significa che tuo marito manifesta, con comportamenti e scelte concrete, un cambiamento di rotta. E se ha difficoltà a fare da solo questo cambiamento di rotta sceglie di farsi aiutare e prende un appuntamento con uno specialista. Se dice a parole che cambierà, ma con i comportamenti persegue condotte gravissime (come bere o giocare d’azzardo o essere violento) questo non lo puoi accettare per il bene tuo, dei tuoi figli e anche suo.
Il perdono non dipende sempre da ciò che l’altro fa, ma è molto bello per la relazione se l’altro si attiva per riparare, perché questo diventa segno di amore e interesse per te.
Se hai fatto del male a tuo marito devi riparare, possibilmente secondo il canale in cui lui si sente amato. Se tuo marito continua a tradirti tu lo puoi perdonare, ma non vi potete riconciliare finché lui non interrompe il comportamento che sta danneggiando la vostra relazione. Tu puoi continuare ad amare tuo marito ed essergli fedele anche se lui non lo è, ma non puoi chiedere niente di meno della fedeltà, della sobrietà (se beve), della gentilezza (se è violento) e così via.
Accogliere l’altro così com’è non significa avallare le sue immaturità o permettere che faccia del male a te o ai bambini.
Se sei interessata a questo argomento ti invito a leggere il libro di Gary Chapman “Soluzioni d’amore“, che parla bene di come gestire coniugi particolarmente problematici.
Entrare nel perdono e spalancare le porte alla riconciliazione, non ha nulla a che vedere con l’avallare comportamenti dannosi inaccettabili. Per questo motivo, in situazioni particolari e dopo un attento discernimento, occorre valutare anche l’allontanamento del coniuge, in un clima comunque di accoglienza emotiva dell’altro e mostrando all’altro che tu lo aspetti.
Esempio pratico di dialogo:
“Amore mio ti amo tanto, e vorrei tanto che il nostro matrimonio funzionasse e che fossimo felici insieme, ma se non interrompi le tue relazioni extraconiugali (se non smetti di giocare d’azzardo, di bere, di picchiarci) non possiamo continuare ad abitare insieme. Io ti chiedo di farti aiutare da un terapista, perché credo in te, credo in noi. Io ti aspetto e ti amo con tutto il cuore mentre tu ti prenderai il tempo di rimettere in sesto la tua vita”.
Questo è un esempio di dialogo in cui esprimi amore, dando però all’altro il senso del confine. E questo è bene per una coppia. Non è bene avallare sempre tutto. Non è bene tergiversare sui danni che tuo marito fa a te o ai tuoi figli.
Bisogna però trovare le parole giuste che esprimano quella fedeltà e quell’amore che tutto sana, tutto spera, tutto attende.
Forse non tutte voi care Moglie e Mamme vivete queste situazioni limite. Forse per alcune di voi è più semplice, si tratta di perdonare cose più piccole.
Anche in questo caso puoi scegliere, sempre, di intraprendere gesti costruttivi per creare un clima positivo e meno teso in cui ognuno è facilitato a prendersi le proprie responsabilità. Forse in quella situazione in cui tu ti sei sentita danneggiata, anche tuo marito si è sentito ferito. Magari dovete chiedervi perdono entrambi.
Ci sono invece alcune di voi che si portano dentro segreti e pesi indicibili. Apritevi al perdono e alla riconciliazione! Ma in maniera matura e adulta, piene della vostra dignità e dell’amore a voi stesse, che siete Figlie di Dio.
Nel sacramento del matrimonio siamo tutte chiamate a perdonare settanta volte sette, perché abbiamo scelto di essere spose di Cristo nell’amore a quel marito. Ma questo si può fare custodendo la propria dignità e incolumità fisica!
Troppe spose cristiane hanno frainteso il discorso della sottomissione di San Paolo come sopportare, mettere la testa sotto la sabbia, coprire, far finta di nulla. Questa non è l’immagine del matrimonio Cristiano! Questo non è il bene di tuo marito, né della tua famiglia. Questo è l’inferno.
Consapevoli della nostra dignità, forti dello Spirito di Cristo, siamo disposte a reggere nostro marito, a sostenerlo, guardando in faccia la realtà dei problemi.
Ma passiamo alla pratica:
1. Cerca la verità
Fai verità sulla dinamica dei fatti e sull’impatto che essi hanno avuto su te e tuo marito, riflettendo anche se in qualche modo non hai agevolato quella situazione. Non significa colpevolizzarti ma riflettere sulle tue, anche involontarie, responsabilità. Occorre dare senso e significato alla situazione.
2. Prega
Ti stai aprendo al perdono non perché hai torto, ma perché AMI di un amore che tu stessa hai ricevuto: perciò prega il Rosario, nutriti con la Santa Messa e i Sacramenti.
3. Datti tempo
Se non elabori bene la situazione gliela farai pagare alla prima occasione. Gli uomini odiano essere aspettati al varco! Perciò non avere fretta.
4. Prenditi cura di te
Se ti accorgi di essere satura di dolore e di rabbia, piuttosto che sfogarti con tuo marito, trova uno spazio per scaricarti e prenderti cura delle tue ferite. Se sono cose piccole va bene un’amica, se si tratta di roba grossa vai da uno psicoterapeuta. Prenderti cura della tua sofferenza ti aiuterà a sentirti più forte e più sicura di te nella relazione con tuo marito, così da essere più lucida e meno impulsiva o trincerata. Se non elabori le tue emozioni su di lui, prima o poi verranno fuori in modi inaspettati e ti si ritorceranno contro.
5. Sii grata per il dono di tuo marito
Apri, coltiva e sviluppa uno spazio di gratitudine per il dono di tuo marito che è un mistero da scoprire, in cui saper stare nel modo giusto.
6. Amati!
Amati e smettila di accusarti o incolparti. Prenditi cura di te fisicamente, spiritualmente, psicologicamente. Questo è primario! Solo se ti ami, ti vuoi bene e ti accogli nei tuoi limiti puoi accogliere e perdonare i limiti dell’altro.
7. Metti tuo marito nella condizione di riparare al male che ti ha fatto
Fagli sapere con amore e delicatezza cosa desideri da lui. Ma non come minaccia. L’amore non si può pretendere, l’amore si accoglie e basta. E se lui ci mette tempo a riparare quella ferita, comincia ad occupartene tu, perché questo ti darà più forza a stargli accanto nel tempo che gli serve per trovare una buona direzione.
8. Non rimuginare sul passato
Vivi nel qui ed ora, perché il Signore fa nuove tutte le cose! Perciò evita di rinfacciare, rivangare e crogiolarti sul passato. A meno che il passato non sia ancora “presente”. Se è così affronta i problemi aperti e chiudi la questione una volta per tutte.
Una relazione è frutto di due persone che fanno passi. Nelle situazioni più critiche non basteranno solo i tuoi passi, tuo marito deve fare i suoi e se non li farà questo avrà delle conseguenze per voi, anche se tu lo amerai e gli sarai fedele per sempre.
Io grazie a Dio non ho mai subito da mio marito tradimenti o violenze, ma ci sono state ferite che ho impiegato anni a rimarginare. E in questo tempo che mi era necessario mi sentivo prigioniera di un rancore da cui non riuscivo a slegarmi. Il Signore ha impiegato nove anni per farmi giustizia. Ma la sua giustizia è meravigliosa perché dà pace e libertà interiore anche quando l’altro ti rivolge le peggiori azioni.
Come la Perfetta Letizia di San Francesco, che rimaneva in pace a fronte delle più dolorose umiliazioni, rifiuti e attacchi. Ma questo è dono di Dio. Tu però, spianagli la strada, apri il tuo cuore al suo Amore e riversa questo amore su tuo marito. Solo l’Amore trasforma. Solo l’Amore cambia. Solo l’Amore guarisce, trasforma e sana.