Iniziamo il 2017 con la contemplazione dell’icona della Madre di Dio Odighitria; la Chiesa infatti ha dedicato il primo gennaio proprio alla solennità di Maria Santissima Madre di Dio, quasi mettendo sotto la Sua materna protezione il nuovo anno.
Maria diventa così sorgente di speranza e di gioia vera!… Con il suo esempio di umiltà e disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria.
(Omelia di Papa Francesco del I gennaio 2014)
La tradizione secondo cui l’evangelista Luca sarebbe l’autore del primo ritratto della Vergine Maria viene menzionata da S. Andrea di Creta nel Trattato sulle sante immagini dell’VIII secolo, basato su antichi racconti. In esso si legge che San Luca aveva personalmente eseguito i ritratti di Gesù e di sua Madre, e che essi erano conservati a Roma e a Gerusalemme. Tali ritratti si trovano nel XI secolo a Roma e a Costantinopoli, ma solo alla fine dell’XI secolo l’icona della Madre di Dio Odighitria, venerata nel Santuario dell’Odighitria (chiesa delle guide) da cui prende il nome, viene definita opera di san Luca.
Il nome dell’icona si collega alla parola greca odigos, che significa cammino, via; possiamo dire quindi che Maria diventa la strada che ci porta a Gesù.
Nel corso dei secoli la rappresentazione dell’Odighitria ha avuto diverse interpretazioni, ma restano sempre uguali i tratti più distintivi: Maria tiene il Bambino con un braccio, e con l’altra mano lo indica. Il Bambino a sua volta nella mano sinistra ha un rotolo, mentre con la destra benedice.
Gli occhi di Maria, che come quelli di suo Figlio, ci guardano, e appaiono intensi e tristi. Sul manto che copre la Vergine ci sono tre stelle, simbolo della verginità prima, durante e dopo il parto.
Anche il Bambino appare molto serio: i tratti del suo volto non sono infantili, ma sono quelli di un adulto pensieroso; la Madre non ha nei suoi confronti un abbraccio protettivo ma sembra quasi che lo presenti e lo offra al mondo, conscia che il suo Bambino non appartenga a Lei ma al Padre, alla cui volontà ella si sottomette con umiltà e fede.
Possiamo iniziare la nostra preghiera, dopo aver fatto silenzio esteriore ed interiore, rispettando le ritualità già usate nelle precedenti contemplazioni; un’Ave Maria può aiutarci ad entrare in clima di meditazione.
“Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”
(Lc 2,24)
Lo sguardo triste di Maria evoca la sua presenza sotto la Croce, un momento di atroce sofferenza, in cui Gesù stesso ci offre Maria come madre. L’evangelista Luca, in Atti 1,14, riferisce la presenza della Vergine nella prima comunità di Gerusalemme, evidenziando così il suo ruolo materno nell’ambito della nascente comunità cristiana; affidiamoci dunque a Lei, ringraziando Gesù, che diventa così nostro fratello; seguiamo Madre e Figlio nel loro cammino di consacrazione alla volontà del Padre.
Salve, canto dei Cherubini e lode degli angeli.
Salve, pace e gioia del genere umano. Salve, giardino di delizie;
salve, o legno della vita.
Salve, baluardo dei fedeli e porto dei naufraghi.
Salve, richiamo di Adamo; salve, riscatto di Eva.
Salve, fonte della grazia e dell’immortalità.
Salve, tempio santissimo; salve, trono del Signore.
Salve, o casta, che hai schiacciato la testa del drago precipitandolo nell’abisso.
Salve rifugio degli afflitti; salve, riscatto della maledizione.
Salve, o Madre di Cristo, Figlio del Dio vivo, cui conviene gloria, onore,
adorazione e lode, ora e sempre e in ogni luogo.
Amen.
(Efrem il Siro)
Il centro dell’icona è rappresentato dalla mano di Maria che ci mostra Gesù, nostro salvatore; è un gesto che ci invita a seguirlo, affidandoci a Lui.
“La sequela ci porta a considerare il fatto che Gesù si è messo nella nostra condizione; in forma di schiavo, per permettere a noi di seguirlo standogli soltanto dietro, mentre l’imitazione insiste su ciò che noi dobbiamo fare per esser salvati. Gesù non è un modello da imitare, ma colui che ci precede e con il quale siamo in comunione anche nel tempo della Chiesa attraverso lo Spirito Santo. Se c’è conformità al Signore nella sequela, essa si ottiene oltre questa vita, poiché non si smette di seguire Gesù con la morte ma con la resurrezione e la comunione piena con lo Spirito Vivente.”
Ezio Bianchi, Il radicalismo cristiano. Ed. Gribaudi, Milano (1989)
La meditazione sull’icona della Vergine Odighitria ci suggerisce l’obbedienza alla volontà del Padre, seguendo il Vangelo. Maria ci ripete “Fate come vi dirà”, come disse al banchetto delle nozze di Cana, indicandoci il percorso per la salvezza: Gesù, Via, Verità e Vita. Solo seguendoLo, seguendo i suoi passi nell’obbedienza e nell’affidamento alla volontà del Padre, vedremo la luce vera.
Alterniamo a momenti di preghiera momenti di silenzio, affinché il nostro cuore si apra all’ascolto; fissiamo il nostro sguardo sugli occhi di Maria, lasciando che lo Spirito preghi in noi.
Possiamo concludere la meditazione con un Padre Nostro e questo bell’Inno a Maria, Madre di Dio:
Maria, Madre di Dio,
Maria, Madre Santa,
Maria, Madre mia,
io ti chiedo di ascoltarmi:
dona gioia ai miei amici,
dona pace a tutti gli uomini,
dona amore alle famiglie,
dona forza ai sofferenti.
Maria, Madre di grazia,
Maria, Madre casta,
Maria, Madre pia,
umilmente io ti prego:
riempi il cuore di chi non crede,
volgi gli occhi a chi non prega,
porta luce a chi non vede,
guida tutti al Figlio tuo.
Amen
Buona preghiera!