Iniziamo oggi?a riflettere sulle opere di misericordia, per conoscerle, approfondirle, trovare nuovi spunti per metterle in pratica e?capire se viviamo o no come discepoli?di Cristo, nella quotidianit? della nostra vocazione, cos? come ci suggerisce Papa Francesco:
? mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sar? un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povert? e per entrare sempre di pi? nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Ges? ci presenta queste opere di misericordia perch? possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Papa Francesco, Bolla Misericordiae Vultus, 15
Vi proponiamo oggi una riflessione di San Josemar?a Escriv? sulle?opere di misericordia corporali,?che la Chiesa trae dal passo del Vangelo di Matteo sul giudizio universale.
Le opere di misericordia corporale consistono segnatamente nel dare da mangiare a chi ha fame, nell’ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti.
Catechismo della Chiesa Cattolica, 2447
Scrive San Josemar?a Escriv?:
“Per aiutare veramente gli altri, dobbiamo amarli di un amore di comprensione e di donazione, pieno di affetto e di consapevole umilt?. Il Signore, infatti, volle riassumere tutta la Legge in quel duplice comandamento che in realt? ? unico: amare Dio e amare il prossimo, con tutto il nostro cuore.
Forse ora pensate che a volte i cristiani ? tu e io, non gli altri ? dimenticano le applicazioni pi? elementari di questo dovere. Forse pensate al permanere di tante ingiustizie, agli abusi non aboliti, alle discriminazioni trasmesse da una generazione all’altra, sempre in attesa che si operi una soluzione radicale.
Non devo, non ? mio compito, proporvi le soluzioni pratiche di questi problemi. Per?, come sacerdote di Cristo, ? mio dovere ricordarvi ci? che dice la Sacra Scrittura. Meditate la scena del giudizio come Ges? stesso la descrive: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perch? ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito; malato e in carcere e non mi avete visitato.
Un uomo o una societ? che non reagiscano davanti alle tribolazioni e alle ingiustizie, e che non cerchino di alleviarle, non sono un uomo o una societ? all’altezza dell’amore del Cuore di Cristo. I cristiani ? pur conservando sempre la pi? ampia libert? di studiare e di mettere in pratica soluzioni diverse, e godendo pertanto di un logico pluralismo ? devono coincidere nel comune desiderio di servire l’umanit?. Altrimenti il loro cristianesimo non sar? la Parola e la Vita di Ges?; sar? un travestimento, un inganno, di fronte a Dio e di fronte agli uomini.”
(San Josemar?a,?? Ges? che passa, 16s)