Seconda domenica di Avvento.
Proviamo a guardare a San Giuseppe, l’uomo che decise di cambiare i suoi progetti.
Giuseppe risulta nell’immaginario collettivo una figura in secondo piano; anche nei Vangeli compare pochissime volte. Eppure…
Proviamo a immaginare la storia così come l’abbiamo appresa nella Bibbia: Giuseppe, fidanzato di Maria, viene a sapere dalla sua promessa sposa che sarà padre senza il suo contributo, e che questo figlio viene pure da volere divino… Probabilmente si sarà arrabbiato, si sarà sentito tradito, offeso,… infatti decide di ripudiarla in segreto, per non fomentare le chiacchiere. Poi gli appare in sogno un Angelo, e anche a lui dice “Non temere”; non solo gli dice di non avere paura di tutta questa situazione, ma pure:
Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati
(Mt 1, 18-24).
Dà una indicazione: gli dice di prendere con sé questa giovane, di farsene carico; detta i passi, cioè… non lo abbandona. Così come non ha abbandonato Maria al suo destino: le ha messo vicino un uomo; un uomo giusto, un uomo saggio, un uomo di cui Dio si compiace. E anche la risposta di Giuseppe dovrebbe lasciarci interdetti:
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Anche Giuseppe obbedisce. Nel silenzio della notte, accoglie e obbedisce. Come Maria: nel silenzio della sua stanza, accoglie e obbedisce.
San Giuseppe, l’uomo del silenzio e dello sguardo.
C’è una descrizione di San Giuseppe che mi piace tantissimo, di San Bernardo di Chiaravalle:
Lingua umana non vale a descrivere i sensi di San Giuseppe presso il Bambino Gesù e neppure un angelo saprebbe ridire la felicità del Santo Patriarca, quando Maria Santissima, volendo rendere meno duro il giaciglio al pargoletto divino, lo pose fra le braccia di San Giuseppe. Egli lo ricevette colle ginocchia a terra dalle mani dell’Augusta Vergine, se lo strinse al seno con inesprimibile amore e rispetto, lo bagnò di lacrime, lo coprì di baci, l’offrì all’Eterno Padre come il riscatto del suo popolo, la speranza e la gioia di Israele. Oh, quanto si stimò fortunato l’umile figlio di Davide! Più ricco dei suoi antenati, in mezzo a tanta povertà egli possedeva il più prezioso tesoro del cielo; la sua gloria eclissava tutta quella della sua stirpe. Egli poteva contemplare con i suoi occhi, stringere al suo cuore quell’Emmanuele, che Davide salutava da lontano, con gli accenti profetici, come suo Signore e suo Dio.
Spesso san Giuseppe è raffigurato nel suo laboratorio di falegnameria, con in mano i suoi strumenti. Nel rumore della bottega tutti lo percepiscono in silenzio. E quando viene raffigurato con la sacra famiglia, lo sguardo è sempre verso Gesù.
Cosa dice a noi, mogli e mamme, questo silenzio e questo sguardo?
Per poter accogliere deve esserci spazio. Se riempiamo i nostri cuori e le nostre menti di parole, di chiacchiere, non possiamo fare spazio ad altre parole. Serve la pace del cuore. Serve tacere e accogliere. Leggevo in settimana questa osservazione: se continuiamo a documentarci su un argomento, ma non lasciamo mai che quelle parole lette sedimentino nel nostro cuore e trovino uno spiraglio di attecchimento e di crescita, saremo informatissimi ma non avremo imparato nulla, da noi germoglierà pochissimo. Ripeteremo magari quanto letto, ma non nascerà una nostra riflessione. Ecco, possiamo imparare da Giuseppe il silenzio accogliente, il silenzio di chi sa ascoltare nel buio della sua vita un alito di possibilità nuova, che va oltre la nostra immaginazione, che stupisce e lascia a bocca aperta. Senza parole.
Poi ci dice che possiamo ammirare la Bellezza, di fronte a qualcosa che ci è stato donato possiamo stare con stupore. Quel figlio promesso, quel figlio che gli ha sconvolto l’esistenza può essere ammirato, guardato con meraviglia. Nel freddo di una stalla, immersi nell’odore di un asino e di un bue, quando servono gli Angeli per svegliare il mondo e dire che è ora che si sveglino e vadano a vedere cosa succede, che nessuno se ne era accorto… noi possiamo ad-mirare. Nel freddo dei nostri rapporti, immersi nella melma più putrida, quando nessuno si accorge di te, tu hai la possibilità di riempirti di meraviglia, di vedere l’opera di Dio nelle pieghe nascoste della tua meschinità. Dio ti dona questa possibilità. La dona a te, come l’ha donata a Giuseppe. Ti ritiene degno di Bellezza.
Nella concretezza allora, ti proponiamo questi piccoli gesti:
- Cerchiamo un giglio bianco, se quelli della settimana scorsa sono già sfioriti: è simbolo di integrità, lo troviamo tra le mani di San Giuseppe, come in quelle di Maria. Passando davanti ripetiamo questa giaculatoria: San Giuseppe, per il tesoro della tua perfettissima obbedienza a Dio, abbi pietà di me.
- In un angolo ben visibile della casa, al mattino, appena sveglie, scriviamo queste sette qualità, una al giorno, che Papa Francesco vede solo in San Giuseppe e facciamo silenzio, lasciamo che queste parole trovino lo spazio adeguato per germogliare nel nostro cuore (oppure stampa l’immagine cliccando qui):
DOMENICA: PADRE AMATO
LUNEDI’: PADRE NELLA TENEREZZA
MARTEDI’: PADRE NELL’OBBEDIENZA
MERCOLEDI’: PADRE NELL’ACCOGLIENZA
GIOVEDI’: PADRE DAL CORAGGIO CREATIVO
VENERDI’: PADRE LAVORATORE
SABATO: PADRE NELL’OMBRA
- Lo sguardo: proviamo a guardare la nostra famiglia con occhi nuovi; con gli stessi occhi con cui Giuseppe guardava Gesù quando Maria glielo dava in braccio: grati di tanta meraviglia!
Buon cammino di Avvento a tutti e a ciascuno!
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