Eccomi alla conclusione della giornata, una come tante iniziata accompagnando le bambine a scuola, e poi di corsa al lavoro, un pranzo veloce e di nuovo in ufficio tra scartoffie e volti dei colleghi e dei clienti. Quando arriva l’ora di uscire spesso torno a casa pedalando veloce perché so che mi aspetta un altro capitolo della giornata fatto di condivisione con le nostre bambine, ma anche di lavori domestici , a volte sbrigati in fretta per poter uscire e andare con mio marito a un incontro in parrocchia…
Insomma la mia vita mi dà gioia, e ho davvero molti motivi di lodare il Signore per i grandi e piccoli doni che costantemente ricevo da Lui, ma qualche giorno fa mentre facevo l’esame di coscienza (momento importantissimo per me, che ho conosciuto solo da grande) ho riconosciuto con dolore che nonostante i buoni propositi del mattino, avevo ceduto nuovamente all’ira.
Non so se capita anche a voi ma questo sentimento purtroppo ultimamente si affaccia spesso e più volte nella mia giornata oscurando la mia obiettività e inquinando il mio modo di reagire alle situazioni critiche.
Non mi ritenevo una persona irascibile ma devo ammettere che negli ultimi anni, frequentemente in modo subdolo, l’ira è diventata una delle risposte più immediate ai litigi delle bambine, a uno scontro con mio marito o in ufficio.
Che sia espressa o meno al momento (non possiamo certo permetterci di strillare al supermercato o al capo ufficio ogni volta che ci passa per la testa!) è come un abitudine che ha modificato il mio comportamento.
Ho avuto paura di questo aspetto di me, fino a poco tempo fa sconosciuto che però adesso emergeva e mi sembrava in conflitto con la mia professione di fede.
Mi sono detta: “ammazza che testimone credibile per le mie bambine” e ancora “ non mi stupisce che mio marito non muoia dal desiderio di dialogare con me, visto che dopo un pò sono pronta ad accendermi come Rabbia nel film Inside out …” “e i miei colleghi? tutti sanno che sono cristiana, non darò una contro testimonianza se affronto le discussioni con troppa veemenza?”
Ma tutte noi sappiamo che quando il Signore ci fa rendere conto di ciò che non va nella nostra vita non ci lascia mai sole e così gli ho chiesto aiuto.
La casa del mio amico Gesù è sempre aperta, sono andata a trovarlo a Messa e in adorazione presentandogli in particolare questo problema e chiedendogli consiglio in confessione , gli ho fatto qualche “telefonata” sacrificando il riposo per la preghiera e da Amico prezioso qual è mi ha dato presto qualche dritta.
Ha alleggerito il mio senso di colpa e mi ha dato, tra tanti doni, uno strumento valido e per me gestibile nelle parole scritte dal dott. Gary Chapman, nel suo recente libro il cui titolo e sottotitolo già mi aprivano a una interpretazione di speranza:
L’IRA come controllare, gestire e trasformare l’altra faccia dell’amore.
Questo libro scritto in linguaggio molto chiaro e ricco di esempi mi è stato utilissimo per comprendere i meccanismi dell’ira, le sue origini e la lettura in chiave cristiana di questo sentimento legato, quando sano, alla giustizia. Ho capito che avevo dei preconcetti e in ultimo ho potuto chiarire alcuni dubbi sull’ira di Dio nell’Antico Testamento che mi avevano lasciata in alcuni casi un po’ perplessa.
Insomma mi sono sentita arricchita umanamente e spiritualmente per questo vorrei con le M&M iniziare una riflessione partendo da questo testo, applicandolo alla nostra vita e mettendolo in comune per poter crescere insieme.
Che ne dite può servire?
Il prossimo post cercherà di rispondere a queste domande:
- Da dove proviene l’ira ?
- Può essere costruttiva?
- E se l’ira non è giustificata?
Nel frattempo preghiamo insieme lo Spirito Santo che ci aiuti a fare luce su quelle ferite che ci rendono più sensibili e perché ogni giorno si rafforzi in noi la consapevolezza che siamo creature divine che portano in sé una parte dell’immagine di Dio. Così sia.
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