Ospitiamo un guest post scritto da?Paola Lazzarini, autrice del libro Il paradiso in grembo. L’allattamento come esperienza spirituale.
Non sono pi? capace di aprire la Bibbia o di recitare un Ave Maria senza sentire con ogni fibra del mio spirito il desiderio di essere santa? lo stesso desiderio di tutta la mia vita, ma ora non pi? per me bens? per mia figlia, perch? abbia una mamma santa.
Quando nasce un bambino, stupendoci e assorbendoci fino a farci dimenticare di noi stessi, anche i ritmi della vita di preghiera cambiano e a volte diventa davvero arduo trovare gli spazi di silenzio e meditazione che fino a quel momento eravamo riusciti a preservare e questo pu? legittimamente spaventare: star? trascurando il Signore in questo tempo nuovo che sto vivendo?
Io credo che la maternit?, come tutti i grandi cambiamenti della vita, portino una trasformazione anche nel rapporto con Dio e nel modo di pregare: strappate a noi stesse e rivolte a un altro essere vivente che in tutto e per tutto dipende da noi, scopriamo che pregare per lui o lei diventa un canto di sottofondo nella giornata, quasi ormai senza parole, una contemplazione che si fa intercessione mentre riecheggia nel cuore con dolcezza il finale dell?Ave Maria e ci uniamo alla Sua preghiera per noi ORA.
Nella divisione (in parte capziosa direi) tra vita attiva e vita contemplativa, mi viene da dire che la vocazione alla maternit? e paternit? sta in equilibrio tra le due o, come direbbe Sant?Ignazio di Loyola, ? una vocazione da ?contemplativi nell?azione? perch? attraverso la contemplazione dei figli contempliamo il Dio Creatore e Redentore, amando loro concretamente e occupandocene quotidianamente amiamo Lui, come ebbe a dire don Milani:
?Ho voluto pi? bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto sul suo conto?.
Siamo contemplativi nell?azione anche quando ci troviamo a vegliare nella notte un bimbo malato e gli dedichiamo la nostra cura ed il nostro cuore senza dimenticare di essere in comunione con tante altre persone che, in quella stessa buia notte, lavorano, vegliano, pregano.
Quando apriamo gli occhi sul mondo vediamo tante urgenze, tanti problemi, tanti compiti ai quali noi cristiani siamo chiamati eppure possiamo anche cogliere con chiarezza vivida che nel nostro essere madri c?? gi? una risposta: nell?accogliere i nostri figli accogliamo quel pizzico di umanit? che Dio ci ha affidato, nel crescerli con tenerezza contribuiamo ad edificare un mondo meno crudele, nel rallentare per fare nostri i loro tempi (e non viceversa) lanciamo un messaggio forte ad un mondo che non si accorge di quante persone lascia indietro con la sua furia.
Insomma viviamo nella quotidianit? di madri la possibilit? di una pienezza di vocazione cristiana che non fa clamore, ma contribuisce a edificare il Regno di Dio.
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