Dopo aver pregato davanti all’icona del Salvatore Pantocratore e a quella della Vergine della tenerezza di Vladimir, in prossimità del Natale possiamo contemplare, nella nostra meditazione, l’icona della Natività.
La bellezza trascendente dell’icona rivela la bellezza e l’importanza dell’evento:
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Gv 1,14
E’ l’inizio della salvezza e la manifestazione del mistero, è il momento in cui la Parola si fa volto, diventando il luogo di manifestazione dell’amore di Dio.
L’icona della Natività che ci aiuterà nella preghiera, risalente alla fine del XVI secolo e attualmente esposta nel Ikonen-Museum di Recklinghausen, riunisce vari episodi, secondo un’iconografia molto diffusa nella pittura greca, il cui prototipo può essere considerato un affresco del XIV secolo conservato nella chiesa della Peribleptos a Mistra (Grecia).
La rappresentazione pittorica della nascita di Gesù, in genere, oltre a basarsi sui Vangeli di Matteo e Luca, richiama anche la narrazione del Protovangelo di Giacomo e del vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo; anche nel dipinto che osserveremo oggi ci sono particolari risalenti a questi racconti.
Al centro dell’icona c’è una grotta racchiusa da rocce; in essa si trova un neonato in fasce deposto in una specie di cesta, con accanto un bue e un asino. La Madre di Dio è distesa davanti alla grotta, su un cuscino rosso, e indossa un manto azzurro; osserva con attenzione due ancelle che si apprestano a fare il bagno al Bambino in un catino, la cui forma ricorda un fonte battesimale; infatti il bagno di Gesù dopo la nascita è stato interpretato come un rimando al sacramento del Battesimo. Davanti alla grotta Giuseppe siede pensieroso su una roccia, accanto a lui si trova un misterioso personaggio che indossa un mantello di pelliccia azzurro (talvolta viene riconosciuto in lui un diavolo tentatore che cerca di rafforzare i dubbi di Giuseppe). A destra un angelo annuncia la lieta novella ad un pastore; in alto la stella di Betlemme guida i Re Magi (a sinistra), mentre alcuni angeli cantano inni di lode.
Dopo aver osservato con attenzione i numerosi particolari significativi di quest’icona, lasciando che ci parlino al cuore, entriamo in preghiera nel silenzio e con la luce di un lumino.
Possiamo iniziare leggendo il Cantico di Zaccaria (Lc 1.68-69), e continuare con l’Inno:
Fiorì il germoglio di Iesse,
l’albero della vita
ha donato il suo frutto.
Maria, figlia di Sion,
feconda e sempre vergine,
partorisce il Signore.
Nell’ombra del presepe,
giace povero ed umile
il creatore del mondo.
Il Dio che dal Sinai
promulgò i suoi decreti,
obbedisce alla legge.
Sorge una nuova luce nella notte del mondo:
adoriamo il Signore!
A te sia gloria, Cristo,
con il Padre e lo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen
Possiamo interrogarci su cosa significhi veramente per noi la venuta di Gesù, cosa rappresenti nella nostra vita quotidiana. Percepisco la vita come un bene da ben amministrare? Cosa mi appesantisce? So gestire le fatiche della quotidianità?
“Portaci dove hai promesso, compi l’opera che hai iniziato! Abbondano nel mondo le prove, ma più potente sei Tu, che hai creato il mondo. Abbondano le prove, ma non viene meno chi pone la speranza in te che non puoi venir meno.”
Sant’Agostino
La nascita di Gesù è un dono di Dio per tutti e per ognuno in particolare: ringraziamo, dopo aver meditato sull’Amore di Dio per noi.
“Adoriamo colui che ha illuminato la nostra mente con il suo insegnamento, e che ha tracciato nel nostro udito un sentiero per le sue parole. Rendiamo grazie a Colui che ha innestato il suo frutto nel nostro albero. Gratitudine verso Colui che mandò il suo erede per attirarci a sé mediante lui, e per farci eredi insieme a lui.
Gratitudine verso il Buono, causa di tutti i beni.”
Sant’Efrem il Siro
Il Bambino fra il bue e l’asinello, che vediamo nell’icona, è il segno della tenerezza e della vicinanza di Dio; chiediamo a Lui, Luce vera, di illuminarci e di allontanare le tenebre che offuscano il nostro cuore. Possiamo, con la nostra preghiera di intercessione, presentare al Signore situazioni che conosciamo o i problemi dell’umanità intera, facendoci voce anche per chi non sa o non vuole pregare. Facciamo in modo che il lieto annuncio dato ai pastori diventi per noi, ogni giorno, annuncio di speranza, da accogliere con fede. Cerchiamo di essere anche noi come il pastore che non si limita a controllare le sue pecore ma alza gli occhi al cielo e ascolta con attenzione il messaggio dell’angelo; apriamo il nostro cuore alla bella notizia che cambia la vita di quanti la accolgono.
Osservando di nuovo l’icona, possiamo fare un ultimo momento di meditazione sulle parole tratte dall’Inno sulla Natività di Romano il Melode (sec. VI):
“La Vergine dà oggi alla luce l’Eterno e la terra offre una grotta all’Inaccessibile. Gli angeli cantano gloria con i pastori, i Magi camminano con la stella, poiché per noi è nato un tenero Bambino, il Dio che è prima dei secoli.”
Concludiamo con Pater, Ave, Gloria, e, magari, con la bella canzone natalizia della nostra tradizione “Tu scendi dalle stelle” (in originale Quanno nascette Ninno) composta nel 1754 da Sant’Alfonso Maria de Liguori.
Buona preghiera e buon Santo Natale a tutti!