C’era una volta un giovane Cardinale polacco, di nome Karol Wojtyla, che amava pazzamente Gesù Cristo e vedeva il volto del suo Sposo in ogni sguardo incontrato. La passione per Cristo lo portò ad avvicinarsi ed ascoltare sinceramente il Popolo di Dio, cercando di cogliere le domande più profonde e impellenti che questi gli rivolgeva.
C’era poi un Papa, Paolo VI, che chiese aiuto ad una commissione internazionale di teologi e non, per capire come rispondere ai venti di rinnovamento mondiale sul tema della famiglia e, in particolar modo, della coppia (siamo nel periodo subito post-concilio, con la rivoluzione sessuale alle porte).
In questa commissione entrò anche il nostro giovane Cardinale, che vantava una grande esperienza sul campo accanto alle giovani coppie e famiglie, cosa significativa per quel tempo, in quanto nessuno degli altri componenti aveva camminato in modo così vicino e fraterno con le famiglie dell’epoca.
Sempre nello stesso periodo furono presentati al mondo i primi contraccettivi chimici (la pillola in particolar modo) insieme anche ai primi studi scientificamente fondati sulla regolazione naturale della fertilità; mentre i primi vennero divulgati con grande successo, i secondi non furono presi sul serio e vennero divulgati ben poco.
La commissione voluta dal Papa lavorò alacremente, cercando di valutare ogni dettaglio: dalla notizia che le altre confessioni cristiane avevano affidato alla responsabilità della coppia l’uso o meno dei contraccettivi, non vedendo in essi nessun male intrinseco; al radicale cambiamento del modo di stare insieme di un uomo e di una donna che lasciava spazio ad una eventuale separazione nel caso le cose non avessero funzionato; alla forte richiesta da parte delle donne di essere libere di decidere per la propria maternità.
Sicché, quasi alla conclusione dei lavori, alcuni membri si lasciarono sfuggire alcune dichiarazioni che davano per assicurato un adeguamento ai tempi da parte della Chiesa Cattolica di Roma, la quale, quindi, avrebbe potuto aprire le porte ad una nuova visione sull’unione tra uomo e donna, dando a questi ultimi, per esempio, facoltà di usare liberamente i contraccettivi senza commettere peccato.
Il mondo reagì immediatamente: sembrava che l’euforia avesse preso posto al buon senso, tutti avevano già salutato con gioia questa grande novità, in attesa della sua ufficialità. Tuttavia ci furono molti che si preoccuparono e soffrirono per queste notizie, tra cui lo stesso Wojtyla, il quale subito tentò di inviare un suo messaggio al Papa cercando di esporre in modo chiaro ed esauriente le sue idee sulla coppia, prima della pubblicazione dell’Enciclica conclusiva del lavoro della Commissione.
L’Humanae Vitae fu pubblicata il 25 luglio del 1968: il messaggio del Cardinale non riuscì ad arrivare in tempo a Paolo VI, ma è evidente, oggi, la totale concordia sul tema.
Quando infatti il mondo e, soprattutto, la Commissione voluta dal Papa si resero conto che l’Enciclica affermava l’esatto opposto rispetto a quanto stabilito dalla relazione finale della Commissione stessa, l’euforia si trasformò in rabbia: moltissimi contestarono il Papa, ci furono lacerazioni e divisioni all’interno della Chiesa, oltre 200 sacerdoti e teologi firmarono una lettera in cui accusavano il Papa di non aver ascoltato il “vero” bisogno delle famiglie, costringendo la Chiesa a rimanere una “retrograda”.
Un dolore infinito. Tanto che Paolo IV non riprese più l’argomento e si ritirò in un silenzio che lo accompagnò fino alla morte: non scrisse più nessun documento ufficiale.
Passarono alcuni anni, il Cardinal Wojtyla aveva appena dato alle stampe il suo libro “Amore e Responsabilità”, e stava ora scrivendo un nuovo testo che avrebbe dovuto avere come titolo “Uomo e donna lo creò”. Ma lo Spirito Santo aveva in serbo per lui un evento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita: Karol Wojtyla divenne Papa Giovanni Paolo II il 16 ottobre 1978.
L’elezione gli permise di lasciar sedimentare e rafforzare il potente messaggio che voleva lasciare al mondo, proprio sul tema del vero amore tra l’uomo e la donna. Dal primo manoscritto egli realizzò una serie continuativa di catechesi su quanto si può umanamente intuire del pensiero di Dio rispetto all’amore umano e come quest’ultimo sia di fondamentale importanza per poter comprendere il legame inscindibile tra Cristo e la Chiesa sua Sposa, tanto da realizzare la destinazione ultima dell’umanità.
Lo sviluppo
Le catechesi furono esposte nell’arco di cinque anni, dal 1979 al 1984, e poi riunite in un unico volume intitolato “Uomo e donna lo creò”, da cui si evince la cosiddetta Teologia del Corpo (TOB – Theology of the Body).
La portata delle catechesi non è stata ancora del tutto compresa, poiché in esse si ritrova una sintesi teologica del Credo cristiano molto vicina al nostro vivere quotidiano, ma anche difficile da cogliere e da esporre con semplicità. Giustamente Micheal Waldstein, un commentatore statunitense, disse che essa è
in un certo senso una bomba teologica a tempo, che scoppierà, con conseguenze drammatiche, in qualche imprecisato momento del terzo millennio.
e George Weigel, nel suo libro “Testimone della Speranza”, scrisse che la teologia del corpo è
una delle formulazioni più audaci che la teologia cattolica abbia mai avanzato […] essa ha iniziato a malapena a prendere forma nella teologia, nella predicazione e nell’educazione religiosa della Chiesa. Quando tale processo sarà avanzato, comporterà necessariamente una spettacolare evoluzione del pensiero su quasi tutti i principali temi del Credo.
Ma di cosa parla effettivamente la teologia del corpo?
Giovanni Paolo II vede in essa la porta per comprendere il significato vero dell’Incarnazione: in fondo l’importanza della Teologia del corpo è proprio data dal fatto che il Verbo si è fatto carne, si è fatto corpo, e attraverso questo, quindi, ci ha lasciato una sua “firma”. In sintesi, la nostra corporeità di uomo e di donna ha un significato specifico e divino perché attesta il mistero di Dio incarnato e preannuncia ciò che saremo nella vita eterna. Il nostro corpo è una finestra su Dio e sull’eternità. E sapere chi sei ti fa capire anche come essere.
Per comprendere a fondo questa nuova visione dell’uomo e di Dio, Giovanni Paolo II suddivide le catechesi in sei parti:
I ciclo – l’unità originaria dell’uomo e della donna (Cristo fa appello al Principio);
II ciclo – la redenzione del cuore (Cristo fa appello al cuore dell’Uomo);
III ciclo – la risurrezione della carne (Cristo fa appello alla Risurrezione);
IV ciclo – la verginità cristiana (continenza per il Regno dei Cieli);
V ciclo – il matrimonio cristiano (la dimensione dell’Alleanza e della Grazia, la dimensione del Segno);
VI ciclo – amore e fecondità (diede loro in eredità la legge della vita).
Noi faremo una sintesi della parte relativa al particolare approccio della regolazione naturale della fertilità… e vedremo cosa questa ci potrà dire.
Ecco quindi alcune domande per iniziare in noi questo sentiero, che vi lascio come spunto di riflessione e di condivisione:
Noi, come mogli e mamme cristiane, che rapporto abbiamo col nostro corpo femminile?
Lo sentiamo e lo viviamo come segno di presenza di Dio?
Sentiamo l’Incarnazione parte di noi?
Abbiamo mai considerato il fatto che il nostro corpo, così com’è, avrà una parte importante nella nostra Risurrezione?
Provate a scrivere le risposte in un vostro diario di viaggio, e se vi va, condividetele con noi nel gruppo M&M, con l’hashtag #TOB
… e buon cammino care amiche!