Non so se vi è mai capitato di vivere un disagio, di vedere il peccato intorno a voi e in voi e rimanere come bloccati. Bloccati perchè abbiamo vergogna a chiedere scusa; bloccati perchè non ci sentiamo liberi di intervenire nelle situazione negativa che viviamo; bloccati perchè abbiamo paura che il nostro prossimo passo non sia positivo, ma anzi, ci porti ancora di più nell’errore…
Il sesto capitolo del libro dei Proverbi si apre con un “Figlio mio”; non so a voi, ma a me dà un senso di calore umano infinito… questo tu che è proprio per me. Questo “Figlio mio” che tanto volevo sentirmi dire, indipendentemente da quello che ho fatto o non fatto.
E’ a me che dice, di fronte al mio sbaglio, di
non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre, così potrai liberartene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore.
Pr 6, 4 – 5
Che il tuo corpo non sia in pace finché non ti sei liberato dal peccato.
Ora, non so se a voi capita, ma in una società che ha “liberalizzato” ogni cosa come “giusta per sé”, io trovo sempre più difficoltà a capire dove sta l’errore… tante volte mi ritrovo a ripetere gli stessi peccati perché altri non ne so vedere… e di questo mi dispiaccio, perché è una visione limitata del mio sbaglio. Anche i fatti di cronaca più recenti ci fanno percepire come siamo limitati nel vedere l’errore: “per me è cosa buona, quindi è buono. Per me è vero, quindi è vero. Io la penso così, quindi è giusto”.
Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male, falso testimone che diffonde menzogne e provoca litigi tra fratelli
Pr 6, 16 – 19
Bene, ecco qui un bell’elenco, concreto, che mi può essere d’aiuto. A una prima lettura sembra che mi scagionino da tutto… in pratica… ‘na santa! 🙂
Ma, sapendo benissimo di non esserla, ho provato a rileggere queste parole:
Occhi alteri: altero deriva da alto e il suo significato mi fa proprio pensare a quando io giudico gli altri, anche senza sentirmi manifestamente superiore a loro.
Lingua bugiarda: quando non esprimo il mio parere sinceramente, magari sui temi più caldi e che tanto ci stanno a cuore; quando cerco un compromesso per non dirla tutta; quando sgrido i miei figli perchè han fatto una cosa che non dovevano usando parole irrispettose (il mio “Ma sei cretino?” risuona inesorabilmente lungo tuuuuuuutta la via…).
Mani che versano sangue innocente: sì, lo ammetto! Qui ho pensato subito all’aborto. Come se fosse l’unico “crimine” verso l’innocenza. E invece: mi sono spesa per quel bambino che so essere in una situazione disagiata? Mi sono battuta per quella mamma indecisa se tenere il bambino? Mi sono esposta al lavoro rispetto a quel progetto sulla sessualità che volevano propinare ai miei figli?
Cuore che trama progetti iniqui: mi sono chiesta se quel desiderio che ho nel cuore e che finalmente sarà realizzato può fare male a qualcuno in casa, tra gli amici, tra i parenti?
Piedi che corrono rapidi verso il male: piedi che corrono rapidi fa per me!!! Sempre di corsa, ho magari trascurato qualcuno, non osservato le necessità di marito e figli, dimenticato che ognuno è mio prossimo?
Falso testimone che diffonde menzogne e provoca litigi tra fratelli: ho arzigogolato su un fatto? Ho riportato solo ciò che ho visto e udito e non quanto riferito? Sono stata causa di discordia?
Se mi fermassi qui, avrei forse fatto un bell’esame di coscienza, utile per la prossima confessione. Ma possiamo pensare a come trasformare il male in bene? A non ricommettere più l’errore? Cerchiamo allora di vedere ciò che non piace a Dio come occasione di crescita personale, trasformandolo in valore buono.
Occhi umili e attenti, capaci di vedere sempre la verità negli altri.
Lingua veritiera, che esprima sinceramente il suo parere.
Mani accoglienti e giuste, che proteggano l’innocente.
Cuore magnanimo, che faccia progetti creativi per il bene comune.
Piedi pronti a muoversi dove sia necessario un aiuto.
Parola affidabile, che trasmetta sicurezza.
Spirito intelligente e operatore di pace, che sappia trovare risorse per l’armonia fraterna.
Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno, perchè il comando è una lampada e l’insegnamento una luce e un sentiero di vita l’istruzione che ti ammonisce
Pr 6, 20 – 23
Insomma, abbiamo da chi imparare. E al tempo stesso, i nostri figli impareranno da noi.
Ecco allora che possiamo vivere questo tempo preferenziale di deserto per:
1. Farci una bella e sana confessione!
Non solo, che la nostra lingua sia veritiera nel chiedere scusa a coloro con cui non siamo in pace.
2. Avere occhi attenti, mani aperte, piedi pronti a muoversi verso le necessità. Proviamo a sentire il nostro parroco, una casa di riposo, la diocesi, un doposcuola, … Scegliamo un gesto di carità da compiere settimanalmente o mensilmente, così che il nostro cuore si educhi ad accogliere e essere accolto, ad amare ed essere amato, a progettare per il bene comune e ad essere oggetto di bene comune. Ricordando che “prossimo” non è ciò che è fuori casa! A volte, a malincuore, è necessario rinunciare a qualche incarico di volontariato per dedicarci ai nostri cari… e non ha meno valore. La mia direttrice spirituale, una volta, parlando del dover rinunciare a qualcosa perchè i figli risentivano del mio essere sempre stanca, mi disse che non dovrò rendere conto di quante anime avrò salvato facendo volontariato, quanto del mio Sacramento e di ciò che ne è scaturito. Parole sagge!
Condividi su facebook con l’hashtag #proverbimem il gesto di carità che hai scelto, o regalaci una riflessione scaturita dalla confessione, che tutti ne trarremo giovamento! Facciamo circolare il bene.