E voi, ancora niente figli?
Chissà a quante coppie è stata rivolta questa domanda, direttamente o indirettamente.
Chissà se dietro a quelle parole c’erano buone intenzioni oppure semplicemente curiosità.
Chissà se le buone intenzioni bastano a non ferire il nostro interlocutore…
E la coppia che si è sentita rivolgere quelle parole? Magari per l’ennesima volta… Come si è sentita? Che cosa ha provato?
Chissà che cosa stava attraversando il cuore di quei coniugi, quale intima comunione o profonda delusione stavano vivendo… stanno vivendo.
“Ma quando si è fidanzati e ci si prepara al sacramento, non sempre si pensa che in quella domanda che ci viene rivolta il giorno del matrimonio, in quella disponibilità ad -accogliere i figli che il Signore vorrà donarci- è incluso il numero zero.”
Un numero che, per essere compreso e “riempito”, ha bisogno di un cammino, fatto di molti interrogativi e anche di molto dolore.
Dolore da prendere tra le mani e vivere con profondo coraggio.
Eroico coraggio.
Maria Rosaria Fiorelli e Giovanni Gentili sono sposi che, attraverso il loro libro, ci tendono la mano per fare i primi passi e anche quelli successivi.
Il loro libro nasce sia dalla loro esperienza personale, che non compare mai direttamente, e soprattutto dall’ascolto di tante coppie alle prese con l’infertilità.
Tra le pagine di “E voi, ancora niente figli?” vengono rilette le storie di alcune coppie bibliche che entrano con il lettore, attraverso gli autori, in comunione profonda, donando spunti concreti e aiutando a leggere il cuore della coppia.
Maria Rosaria e Giovanni ci parlano anche di prossimità, di come stare a fianco di coppie che vivono questa realtà, sempre più comune.
Al di là della fertilità ogni coppia è chiamata alla fecondità: un libro per tutti gli sposi (anche quelli che hanno figli) proprio per approfondire questa grande verità.
“E per gli sposi nel Sacramento, essere fecondi significa questo: puntate in alto, essere padri e madri al di là della carne, significa testimoniare e mostrare l’amore di Dio che è padre e madre per tutti. Un amore per sempre, nonostante tutto e per chiunque”.
E ancora “Il siate fecondi apre la coppia a tante strade diverse, perché la fecondità è la chiamata a portare frutto secondo la vocazione specifica di ogni coppia”.
Insomma in questo libro c’è tanto da leggere, imparare, meditare, ma soprattutto incarnare.
Abbiamo contattato gli autori per porre loro qualche domanda che condividiamo volentieri con voi.
Questo libro nasce dalla vostra esperienza personale, ma anche da quella di tante altre coppie. Qual è stata la scintilla che vi ha mosso a mettere nero su bianco, tutto questo?
Viviamo grande gratitudine al Signore per il dono della gioia, del sentirci nella pienezza e compiuti nella nostra vita di sposi e coppia, sebbene infertili, e rileggendo la nostra storia abbiamo sentito che dovevamo condividere quanto ricevuto, dovevamo donarlo, non potevamo tenerlo per noi. Scrivere è significato consegnare a tutti coloro che vorranno leggere, tante cose.
Innanzitutto è significato condurre chi legge dentro al cuore di una coppia infertile, nelle sue aspettative e sofferenze, nei retropensieri, è significato dare cittadinanza a emozioni spesso censurate anche da chi le vive e, poi, intraprendere un cammino in cui le fasi, i tentativi, le tentazioni, di una coppia che si confronta con l’infertilità vengono ad assumere un senso: non sono il girare a vuoto di una coppia destinata al ripiegamento, ma sono lo spazio in cui l’uomo e Dio si relazionano, in cui la fedeltà di Dio è certezza di pienezza, anche se ci conduce là dove non avremmo immaginato.
Come spieghiamo nella prefazione, “per cercare di rileggere come il Signore entra nella storia dell’uomo per portarla alla pienezza abbiamo usato dei racconti, perché i racconti sono piacevoli e coinvolgono, perché spesso permettono di rispecchiarci, raccontano se stessi e noi contemporaneamente, ma, soprattutto, perché spesso si capiscono meglio delle nostre vite contorte e ingarbugliate e, se guardiamo bene, ci precedono, e ci aiutano a capire la nostra.
In particolare abbiamo utilizzato dei racconti biblici. Non perché siamo biblisti, né perché possiamo o vogliamo insegnare qualcosa a qualcuno, ma perché nella nostra esperienza le storie bibliche ci aiutano a rileggere quanto viviamo, ci rivelano cose su di noi, raccontano di Dio e dell’uomo e di come si relazionano, ci riconsegnano lo sguardo di Dio sulle avventure umane.
Certo, non tutte le storie che raccontiamo sono virtuose e volte al bene, a volte sono difficili, contorte, dolorose, tormentate o semplicemente vili. Perché così è la storia dell’uomo, di ogni uomo. Non sono dei modelli, ma delle icone, che rimandano ai grandi temi della vita quali il dolore, il limite, la relazione, la voglia di prendere scorciatoie, il rischio di rendere un idolo anche una cosa buona, ovvero il rischio di mettere al centro della nostra vita qualcosa che non da vita.”
Nel libro vengono raccontate alcune coppie della Bibbia. Sicuramente saranno tutte per voi molto care. In particolare, però, se doveste sceglierne una quale sentite più vicina in questo momento?
Sicuramente Abramo e Sara: loro sono proprio come noi, alternano grandi sì e grandi cadute, momenti di fiducia nella promessa di Dio e momenti di bassezze tutte umane. Inizialmente sono capaci di lasciare la terra dei padri, Ur, ma non la terra interiore dei propri progetti, di affidarsi a scorciatoie umane come nella vicenda di Ismaele, ma anche di grande fede come nella generazione di Isacco.
Il messaggio biblico che ci ha sempre raggiunto, pertanto, è la fedeltà di Dio che fa una promessa, poi la rinnova, poi torna…e non si stanca di cercarli, ma con un amore appassionato, torna a chiamarli nonostante la loro infedeltà, aspetta cento anni finché siano pronti a dire il proprio sì pieno.
Si parla della differenza tra fertilità e fecondità. Se doveste accostare due aggettivi (sì, solo due 😅) a queste due parole, quale scegliereste?
Non troviamo due aggettivi, ma per “fertilità” potremmo dire che è un “dono” della natura, per la “fecondità” potremmo dire che è una “scelta” della coppia, un rispondere sì a una chiamata, un realizzare la propria missione di sposi.
Scriveteci una dedica, alcune righe, da donare a chi ha letto o leggerà il vostro libro…
Auguriamo a tutte le coppie di non dimenticare mai che Dio “non ci toglie la fatica, la sofferenza, i passaggi della vita, ma ci permette di affrontarli, di starci senza fuggire, di nominarli senza edulcorarli, di guardarli senza mistificarli, di attraversarli senza soccombere e, in questo, di rendere la nostra vita feconda, ”
Essere fecondi significa “stare nella propria storia, fatta di prosa, oltre che di significati, significa ricominciare dopo ogni caduta, non scandalizzarci dell’imperfezione, delle sbavature, degli alti e bassi, significa accogliere gli imprevisti che ci sorprendono quotidianamente, e, nonostante ciò, anzi, grazie a questi, prendere la propria vita e farne un capolavoro…qualunque sia la situazione di partenza, il passato, il presente, la storia personale o la relazione di coppia.
Sì, perché non ci sono ritagli, frammenti, pezzi da buttare nel matrimonio e nella vita, perché la fecondità nasce quando restiamo, restiamo nel qui e ora. Non da soli, però. Da soli non possiamo farcela. Da soli non possiamo darci la meta, né la via, né la pienezza. Solo noi, però, possiamo decidere di intraprendere il cammino.”
Concludiamo con un grazie immenso a questi due sposi. Grazie di averci aperto il cuore su un argomento complicato. Grazie per averci ricordato quanto, tutte le coppie, siano chiamate alla fecondità. Grazie per averci detto che facciamo parte tutti del Suo “piano A” (non esistono piani B), magari è solo diverso da come ce lo siamo immaginati.
Tutti questi nostri ringraziamenti li portiamo a Lui, sapendo che vi ricompenserà come sa fare.