Commento agli articoli 268-354 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
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Continuiamo a riflettere sulla prima parte del Credo apostolico, così come ci viene esplicitato dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
Che cosa significa credere in Dio Onnipotente?
Uno dei miei passi preferiti di tutta la Bibbia si trova alla fine del secondo capitolo dell’esodo ai versetti 24-25.
Ci troviamo in Egitto, il popolo d’Israele è sottoposto alla schiavitù e comincia a lamentarsi. Gli israeliti gemono per la loro schiavitù e alzano grida di lamento verso il Cielo. Il loro grido dalla schiavitù sale a Dio.
Come reagisce Dio? La sua risposta viene descritta attraverso 4 verbi:
- Ascolta il loro lamento
- Si ricorda della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe
- Guarda la condizione degli israeliti
- Se ne dà pensiero
Questi versetti rappresentano benissimo ciò che in realtà è descritto in tutta la Bibbia: l’azione di Dio nella storia.
1. Ascolta
Dio ascolta: è attento, presente. Non è chiuso nel suo cielo, indifferente, è un Dio che agisce nella storia, che può agire: il Catechismo dice che Dio è il padrone della storia, la sua onnipotenza è universale. Lui può tutto perché ha creato tutto, la storia è sua, è nelle sue mani: lui può muovere i cuori può guidare gli avvenimenti.
Le Sacre Scritture affermano a più riprese la potenza universale di Dio. […] Se Dio è onnipotente in cielo e sulla terra, è perché lui stesso li ha fatti. Nulla quindi gli è impossibile e dispone della sua opera come gli piace; […] egli è il Padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito.
CCC, 269
2. Si ricorda
Dio si ricorda dell’alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Il ricordare è il verbo dell’amore, dell’avere a cuore. Dio si ricorda di un legame con il Suo popolo. L’onnipotenza di Dio è una onnipotenza d’amore. Dio non è semplicemente onnipotente, è Padre onnipotente: agisce ed interviene nella nostra storia perché ama, perché ci ama.
Dio è il Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna nel modo in cui si prende cura dei nostri bisogni […] attraverso la sua infinita misericordia, dal momento che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i peccati.
CCC, 270
3. Guarda
Proprio perché ama, Dio ci guarda. Mi torna alla mente quel Padre Misericordioso, che osserva la strada del rientro in attesa del ritorno del suo figliol prodigo. Dio non smette di vedere dove siamo, sa quanto siamo vicini o lontani, quanta strada abbiamo da percorrere, quanto a lungo il Suo braccio deve stendersi per proteggerci.
4. Se ne dà pensiero
E quindi? E quindi, dice il versetto 25, se ne dà pensiero. Vede, guarda, ricorda e AGISCE. Come lo fa? Che cosa fa Dio, concretamente, per liberare gli israeliti degli egiziani? Lo leggiamo chiaramente al capitolo 3: chiama Mosè.
Dio sceglie qualcuno, chiama una persona. Lui sceglie di agire realmente ed efficacemente nella storia attraverso il sì di una creatura, attraverso la cooperazione dell’uomo.
Dio è il Padrone sovrano del suo disegno. Però, per realizzarlo, si serve anche della cooperazione delle creature. Questo non è un segno di debolezza, bensì della grandezza e della bontà di Dio onnipotente. Infatti Dio alle sue creature non dona soltanto l’esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse […] e di collaborare in tal modo al compimento del suo disegno.
CCC, 306
Nella storia di Mosè, inoltre, scopriamo questa costante della storia della salvezza: Dio chiede la collaborazione dell’uomo, chiamando qualcuno e – incredibile – quel qualcuno è sempre terribilmente non adatto! Pensiamo alla storia di Mosè: Dio sceglie qualcuno perché vada a parlare al Faraone, all’uomo più potente e importante nella scena politica dell’epoca e chiama una persona che è balbuziente, che non sa parlare!
Mosè disse al Signore: «Perdona, Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono stato né ieri né ieri l’altro e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua».
Es 4,10
È una costante: pensiamo alla chiamata di Davide che tra tutti i suoi fratelli è il più piccolo e il più debole.
Pensiamo alla chiamata di Maria: una donna umile, semplice, che sembra non aver nulla da dire alla storia.
Ma pensiamo anche a come Dio sceglie di offrire la sua più grande azione nel mondo – quella salvifica nel suo figlio Gesù Cristo – proprio lì, nella morte in croce.
Che cosa ci dice questo? Dio sceglie di mostrare la sua onnipotenza attraverso la debolezza. L’onnipotenza di Dio è misteriosa. Lui sceglie di vincere il male nell’abbassamento, nella debolezza.
Noi crediamo che tale onnipotenza è […] misteriosa, perché la fede soltanto la può riconoscere allorché si manifesta nella debolezza.
CCC, 268
è proprio una logica misteriosa quella di Dio, che “talvolta può sembrare assente ed incapace di impedire il male” (CCC, 272) eppure, “nonostante nessuna rapida risposta [al problema del male] potrà bastare” (CCC, 309),
la fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse anche il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna.
CCC, 324
Crediamo noi in questo Dio? Crederci significa credere nel Dio dell’impossibile, nel Dio che è capace di trasformare la debolezza in forza, un Dio che è capace di far partorire una vergine, di far sorgere il sole dall’alto, di trasformare la morte in vita.
Credere nell’onnipotenza di Dio significa essere certi che Lui può compiere l’impossibile non solo nella storia, ma anche in me. Può far sorgere la luce della fede nel buio del mio dolore, può trasformare i miei peccati in un cuore puro, può donare alla mia carne mortale la vita eterna.
Crediamo noi questo?
Dio, poiché può creare dal nulla, può anche, per opera dello Spirito Santo, donare ai peccatori la vita dell’anima, creando in essi un cuore puro. […] E, dal momento che, con la sua Parola, ha potuto far risplendere la luce delle tenebre, può anche donare la luce della fede a coloro che non lo conoscono.
CCC, 298