Appena si era diffuso il sospetto che non venivano figli, gli amici e i parenti, ma anche il paese tutto, si erano dati ai commenti e ai suggerimenti. Chiunque si intrattenesse con loro, non mancava mai di chiedergli ‘a quando un erede’?…di chiedere in tono semiserio se avevano ‘aperto i cantieri’…Ma, insomma, certo che desideravano un figlio, certo che lo cercavano, come poteva essere diversamente?
Lei era consapevole che quando usciva in paese, c’era chi la guardava strano, con un misto di pietà e disprezzo, chi la evitava, le donne bisbigliavano con le vicine appena la vedevano passare, gli uomini volgevano lo sguardo proferendo qualche parola di compassione verso il suo sposo. (…) E, poi, erano iniziati i suggerimenti spirituali: come se avesse dovuto azzeccare le parole giuste, il tempo giusto, il rito giusto per ottenere la grazia. Lei, invece, viveva con una perenne angoscia dentro, Ogni tanto era tentata di gridare al mondo e a Dio il suo dolore. Ciò nonostante continuava a pregare, ad andare al tempio. Ci andava con Elkana. Ma la loro preghiera portava il segno della pena, della stanchezza, del dolore che vivevano, a volte della rabbia, della fatica, dei loro scontri, della loro incomprensione. A volte era invocazione e sfogo, l’esatto contrario di quell’estasi che avrebbero voluto vivere e che, immaginavano, fosse la nota della preghiera di altre coppie A volte si era ritrovata con le lacrime in gola, i frammenti della sua vita in mano. Anna ogni volta chiedeva a Dio di capire, di accettare, di trovare una via. Voleva fare la Sua volontà, ma in quel dolore riusciva solo a gridare, a sfogarsi. Eppure restava davanti a Dio. Perché sì, credeva che Dio avrebbe ascoltato il suo implorare, la sua preghiera, il suo grido, perché Lui è padre, e un padre non può non ascoltare.
(“ E voi, ancora niente figli? Al di là della fertilità, la chiamata di ogni coppia alla fecondità, S. Paolo, 2021)
Pregare nel dolore
Quando abbiamo un progetto, una sofferenza, un desiderio, lo portiamo nella nostra preghiera. Si chiama intercessione (noi MeM la conosciamo bene!). Ha tante forme, tutte valide ed efficaci, ma solo se accompagnate dalla certezza che Dio è padre, dalla certezza di quel chiedete e otterrete per meno del quale non avrebbe senso.
Eppure a volte la vita non va secondo i nostri desideri, né secondo le aspettative e nemmeno secondo i bisogni. E allora? Dio non ci ascolta? È cattivo, impegnato, disinteressato alle nostre vicende? Noi non meritiamo? La nostra preghiera è tiepida, sbagliata, inefficace?
È difficile entrare nei disegni di Dio. Sappiamo per certo, però, che ha un sogno speciale per ciascuno di noi e per ogni coppia, che chiama tutti alla pienezza, ciascuno in modo diverso. Il rischio è di vivere la preghiera come magica, come gettone per ottenere la grazia secondo i nostri desideri, non secondo la volontà di Dio e, quindi, di abbandonare la fede di fronte alla delusione, di decidere da soli cosa è buono per la nostra coppia.
Elkanà e Anna: la preghiera filiale
Ci vengono incontro Elkanà e Anna. Vediamo come.
Anna è la moglie prediletta di Elkanà, ma, a differenza di Pennina, l’altra, è sterile e ne soffre profondamente. Sono entrambi toccati dal dolore per questo, ma non vivono la stessa nota. Non c’è comprensione reciproca, ciascuno si tormenta e pena in modo diverso. Ma entrambi sono fedeli nella preghiera.
La Bibbia ci presenta tre azioni di questa coppia che possiamo ricondurre alla preghiera: un pellegrinaggio, una preghiera, un voto, azioni che anche oggi fanno parte della nostra esperienza.
Per chi è credente, infatti, l’esperienza del pellegrinaggio “per ottenere la grazia” è abbasta comune. A volte ci si spinge alla ricerca di santuari specializzati in cui il numero di ex-voto fa presagire l’arrivo certo della grazia. Non c’è niente di male, nell’andare in un luogo santo per depositare il proprio dolore, per consegnarlo nelle mani di un “tu” che sia canale di grazia presso il Signore, però, dobbiamo vigilare per evitare di peregrinare da un luogo all’altro, di iniziare la catena di novene in cerca di quella fortunata.
La preghiera di Anna nella sua forza appassionata, ci rivela il suo rapporto filiale con Dio. Non rimprovera, non recrimina, ma prega “sfogando il suo cuore”. È proprio dei bambini andare dalla mamma e dal papà con l’insistenza di chi sa che prima o poi cederanno, con la certezza che loro sono forti e posso trovare una soluzione, che gli vogliono bene e, quindi, ascolteranno la loro richiesta. Anna si rivolge a Dio da figlia, si riconosce figlia. Nel dolore della sterilità e, poi, nella gioia della gratitudine.
E, durante la preghiera, c’è un voto: Anna promette al Signore di offrirGli quel figlio che Gli chiede in dono.
Questa è la chiave: il figlio è un dono, ma non per noi.
La scelta di promettere a Dio proprio il figlio che chiede in dono, infatti, ci riconsegna il fatto che la nostra chiamata non si realizza nel godere la vita, i Suoi doni, ma nell’amare, e amare è il contrario di possedere, anche quando si tratta di un figlio.
La preghiera è via per accogliere non la mia, ma la Sua volontà.
Sappiamo che la gioia, l’esultanza finale di Anna, è riservata a ciascuno di noi, anche se a volte per strade e in modi che non ci aspettiamo. Nella sua storia, il dolore l’ha avvicinata a Dio, non l’ha allontanata. Ogni coppia oggi come allora può mettersi in ascolto, lasciarsi condurre dalla Sua volontà perché la pienezza, oggi come ai tempi di queste coppie bibliche, viene dall’accogliere la Sua chiamata “perché il Signore è un Dio che sa tutto” (1 Sam. 2,3).
📌 Vi invitiamo a prendere un tempo per pregare insieme.
📌 Un aiuto... fissate una durata, decidete voi prima di iniziare quanto tempo avete a disposizione.
- Predisponete un piccolo angolo di preghiera: basta un’icona, oppure un’immaginetta, o una croce, un fiore, un lumino, un’adorazione a distanza (clicca qui).
- Mettetevi in preghiera invocando lo Spirito Santo, oppure ascoltate un canto, o facendo un tempo di lode.
- Prendete la Parola del giorno. Leggetela insieme. Ciascuno in silenzio (datevi un tempo!) la faccia propria immaginando la scena, ascoltando come parla al suo quotidiano oggi.
- Condividete un solo spunto di quanto il Signore ha detto al vostro cuore. Ascoltate l’altro accogliendo in silenzio ciò che di prezioso vi consegna.
- Pregate insieme per intercedere per qualcuno che portate nel cuore.
Buon cammino!
Ecco gli altri passi del nostro cammino
(una volta che li avremo scoperti insieme li potrai vedere cliccandoci sopra)
- Amore fecondo
- Fertilità e fecondità
- Giobbe e sua moglie
- Abramo e Sara
- Rachele e Giacobbe
- Maria e Giuseppe