“Possiamo essere in Paradiso con Dio già adesso, se amiamo come Egli ci ama”
Santa Madre Teresa di Calcutta
Impariamo ad amare come Egli ci ama, studiando insieme le parole dell’Inno alla Carità,
il nostro Manuale d’uso per un matrimonio da Dio!
Il mio bimbo di due anni ieri, mentre stavamo leggendo un libretto insieme, si è girato con il suo viso cicciotto a guardarmi e mi hai detto “Sei bella, mamma”. Ho subito sorriso, intenerita da questo mio figlio tanto agitato e combina guai, che inaspettatamente se ne esce con un complimento gratuito per me.
Ho pensato che è rigenerante avere vicino qualcuno che ti fa un complimento, che ti dice una parola carina, che sottolinea la bellezza del tuo esserci. In fondo non c’è nulla di più gratuito di un complimento, fatto con sincerità: è un gesto che si rivolge all’altro semplicemente per fargli piacere. Un gesto che, nel suo piccolo, esprime il nostro voler bene, il nostro desiderio di far stare bene l’altro.
E ripenso, lasciandomi ancora una volta interrogare, all’Inno alla Carità, che mi dice:
È benevola la Carità
Chi ama è benevolo: vuole il bene dell’altro. Certo, in fondo è proprio questo il significato di amare, di voler bene: un amore che mi fa uscire da me per rendermi conto che c’è un altro, per farmi perseguire il suo bene.
Sento ancora risuonare il tema delle “domande dominanti” e mi rendo conto che, quando approccio mio marito, dovrei sempre chiedermi, come suggerisce San Paolo: “serve per edificarlo?” Serve per volere il suo bene?Al pari del mio duenne, dovrei imparare ad usare parole gentili, che lo gratifichino, che lo facciano sentire amato.
Infatti, nella Bibbia il tema della benevolenza è spesso collegato con il “parlare“:
Le labbra del giusto conoscono benevolenza.
Pro 10,32
Chi ama la schiettezza del cuore
e la benevolenza sulle labbra, sarà amico del re.
Pro 22,11
Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri.
Ef 4,29.31-32
Dire belle parole. Parlare con amore, parlare per il bene.
Certo, già questi pochi versetti sarebbero sufficienti per farci iniziare un serio esame di coscienza. Come donne e mogli abbiamo troppo spesso il difetto di usare le parole per sottolineare (magari in modo velato!) i difetti di chi ci sta intorno.
Penso ai giudizi scambiati con le altre mamme di scuola, ai messaggi “divertenti” sui gruppi WhatsApp.
Penso a quante volte dico mezze parole, nei confronti di mio marito, per far passare il messaggio che “certe cose riescono meglio a me”.
Penso ai litigi, alle parole che poi ci tocca rimangiare. Alle inutili sgridate (o addirittura alle urla) con cui spesso mi rivolgo ai miei figli. Alle umiliazioni che talvolta riservo loro, nel mio infastidito sbottare “non capite”, “non sapete”, “non riuscite…”
Ma soprattutto penso a tutte le occasioni perdute. Le tante, tante occasioni di dire-bene. Quante volte non ho detto a mio marito che lo stimo e lo rispetto. Che lo apprezzo per quanto fa per me e per la nostra famiglia. Non gli ho fatto i giusti complimenti, o ringraziato per quanto fa.
Quante volte non mi sono soffermata a dire ai miei bambini che li amo. Troppo spesso mi lascio sfuggire i momenti di tranquillità della messa a letto, nei quali potrei accompagnare il frettoloso bacio della buonanotte con un parola d’affetto. Quante volte non ho pronunciato parole di apprezzamento e di empatia.
Eppure basta poco, no? “Sei bella, mamma”, mi dice mio figlio. E io so di essere bella ai suoi occhi, perché ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore.
Il Piccolo Passo Possibile di queste prossime settimane è davvero piccolo e davvero possibile: rivolgersi al prossimo rivelando il bene che ho nel cuore. Usando parole gentili, comprensive, di apprezzamento e stima. Parole umili, che sanno chiedere invece di pretendere. Che sanno ringraziare.
Alleniamoci ad essere benevole!