Parole di un padre a suo figlio
Ascoltate, o figli, l’istruzione di un padre e fate attenzione a sviluppare l’intelligenza, poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. Anch’io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre.
Pr 4, 1 – 3
Quando leggo queste parole ripenso a un fatto ben preciso: il nonno, prima di lasciarci, ci ha lasciato questo testamento spirituale: per ogni cosa chiedi alla Madonna, non ti lascerà solo e non ci sarà da avere paura.
I testamenti spirituali che un tempo erano “la normalità” davano indicazioni su come custodire i valori della famiglia, i legami con Dio e la fede ricevuta.
Ne riporto uno, tratto dalla Bibbia che ho in casa:
Figlio mio,
Dio ti ha donato a me perché tu possa continuare a portare il mio nome e a dare continuità alla nostra famiglia.
Ricordati di essere sempre riconoscente per la vita ricevuta.
Obbedisci a chi ti ama, perché chi ti ama vuole il tuo bene, anche se esso può sembrare faticoso e duro.
Cerca sempre ciò che è buono davanti a Dio e respingi il male, travestito in forme attraenti.
vivi nell’onestà e nella rettitudine: esse alla lunga danno piacere e gioia.
Non danneggiare nulla di ciò che appartiene alla famiglia: le stoviglie, gli animali, i mobili della casa, perché un giorno tutto sarà tuo.
Se puoi, per quanto è in te, vedi di migliorare i difetti che hai scoperto in me, perché la novità della primavera abiti sempre i tuoi giorni.
E ricordati che il Signore ti è sempre vicino e ti dà la forza per vivere.
A Lui non far mancare la tua preghiera di lode, di ringraziamento e di supplica.
Questo stesso Dio tu lo lascerai in eredità ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli.
Questa sarà la nostra forza segreta. La fonte dell’unità e della pace.
Sono parole “arcaiche”, noi non le diremmo così. Ma che bello sentirsele dire e poterle dire! Che bello riscoprirsi amanti perché amati, genitori perché figli, portatori di Bellezza perché belli!
Ecco che il quarto capitolo del libro dei Proverbi ci viene in soccorso per farci capire quanto è preziosa la guida che la sapienza offre a chi a lei aderisce! E che concretezza!
Ma come tutte le mamme (o almeno credo, ditemi che è così… confido nella vostra sincerità! :)), è il quinto capitolo che mi ha alleggerito: i suggerimenti vertono anche sulla donna da amare! Come dire che la preoccupazione del distacco e della scelta migliore per i propri figli è vecchia come il cane di San Rocco!
Non scandalizziamoci se il capitolo 5 del libro dei Proverbi tratta il problema con la costante tendenza “antifemminista” propria della sapienza popolare (purtroppo anche contemporanea). La donna dei Proverbi viene definita “straniera”: incarna, quindi, in modo emblematico, il rifiuto del proprio credo religioso che Israele perpetrava con i culti della fertilità.
Però questo capitolo è un tripudio di finezza psicologica mescolato a una ironia davvero strepitosa!
Veramente le labbra di una straniera stillano miele, e più viscida dell’olio è la sua bocca; ma alla fine ella è amara come assenzio, pungente come spada a doppio taglio. I suoi passi scendono verso la morte, i suoi passi conducono al regno dei morti
Pr 5, 3 – 5
Sembra davvero che tutto ciò che viene dalla donna sia peccato, che conduca alla morte, perché prima ha condotto alla perdizione. E qui scatta un po’ di rabbia in me… perché? E’ una visione parziale… non siamo tutte così. Qui parla della donna straniera, di quella che non ha il tuo stesso credo e quindi ti è estranea.
Ma fermiamo per un momento i nostri pensieri e le nostre bocche e proseguiamo nella lettura:
Sia benedetta la tua sorgente, e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza: cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, sii sempre invaghito del suo amore!
Pr 5, 18 – 19
Ecco. La prospettiva si ribalta: perché se io sono la sua sorgente… e beh, certo che viene la preoccupazione della controparte che sceglieranno i miei figli!
Ma questa preoccupazione, che se non estremizzata è pure sana, cosa dice a me adesso che ho i figli piccoli?
Penso ai miei genitori: avranno avuto la stessa preoccupazione per me… e io… sono per mio marito quell'”amabile”? “Graziosa”?
Ho capito cosa mi vuol dire questo passo… a me, vuol dire che se sei un cerbero con tuo marito, se non vedi l’ora che arrivi a casa per riversargli addosso il peso dell’educazione dei tuoi figli, se ti presenti con quelle tutone antistupro da far paura anche a un cieco… beh, ecco, forse non riuscirà a vedere in me quella compagna amabile e graziosa di cui parla il libro dei Proverbi. Quanto può fare bene, alla nostra coppia, il mio atteggiamento! Anche se a me potrebbe costare un po’ di fatica, ma che guadagno! (premetto che non sto dicendo che dobbiamo essere civettuole o provocanti; basta farsi accoglienti – sia in abiti che in atteggiamenti).
Questi due capitoli allora ci provocano su due fronti:
• VERSO I NOSTRI FIGLI: siamo per loro guide sicure, come lo sono stati i nostri genitori (naturali o spirituali) e diciamo loro ciò che più ci sta a cuore per la loro vita… prendiamo spunto dalle parole del capitolo 4 per ricordare, nei vari momenti della giornata, ciò che è giusto. Per chi vuole, cosa assai più ardua, proviamo a scrivere loro il nostro testamento spirituale.
• VERSO NOSTRO MARITO: dedichiamoci a lui, ridiciamogli cosa ci ha fatto innamorare di lui (anche tu, sì, che magari in questo momento hai il marito in un’altra casa, ma lo ami ancora, nonostante tutto…), facciamoci trovare, al loro rientro a casa, amabili e graziose… perchè essere amabile è una questione di atteggiamento, e graziose di aspetto… così lavoriamo su entrambi i fronti!
Condividiamo su facebook con l’hashtag #proverbimem il bello che è circolato in casa nostra dopo questa lettura!
Lo so, questa volta è tosta! Tosta in tutti i sensi… proviamoci e condividiamo: che l’ispirazione di una sia suggerimento per l’altra!