Il mese di Novembre non ? sempre facile da digerire nella vita famigliare. Iniziano freddo e nebbie, scuola e lavoro entrano a regime, gli impegni si moltiplicano, l’estate ? un lontano ricordo e le vacanze di Natale un vago miraggio. A questo potremmo aggiungere che di solito gli elettrodomestici, nonch? l’auto, smettono di funzionare proprio quando diventano indispensabili (s?, la caldaia si rompe quando si decide di accendere il termostato, di sabato, quando ci si immagina gi? nel tepore del divano, sotto un plaid, a concedersi una serata tranquilla…) e glisso sull’ostico tema delle ondate virali che imperversano su grandi e piccini di questi tempi!
E poi, diciamocelo, chi non associa Novembre a crisantemi e cimiteri? In alcuni paesi anglosassoni il mese di Novembre viene ritenuto il peggiore per chi soffre di sindromi depressive.
Eppure anche da questo mese e dalle sue peculiarit? si possono trarre spunti molto forti per la vita di coppia e l’educazione dei figli. E uno di questi spunti ? proprio la visita al cimitero nel giorno di Ognissanti.
Io e la mia M&M preferita (a scanso di equivoci, quella che mi sono sposata!)? abbiamo portato i nostri bambini al cimitero il primo novembre. Lo facciamo in genere tutti gli anni. Un po’ perch? riteniamo giusto fare la nostra parte per far capire che il senso della festa non ? Halloween, ma la gloria dei Santi, che ci hanno preceduto e ci indicano la strada verso l’agognata meta del Paradiso. E poi perch? ? sempre una grande occasione per noi e per i nostri bambini per riflettere sulla vita e sentirci uniti in una famiglia, in una storia.
Proprio cos?, perch? camminare tra i volti sconosciuti di centinaia di defunti ci ricorda innanzitutto che la morte, ci piaccia o no, ? parte della vita. Onorare i nostri cari defunti e la loro memoria ci rende consapevoli di essere frutto di un passato che era fatto di carne, emozioni, scelte, proprio come il nostro presente. Davanti alla tomba del nonno si ricorda insieme qualche aneddoto piacevole, si cerca di descriverne i tratti a chi non l’ha mai conosciuto, si recita insieme una breve preghiera per lui. Non ? solo un rito vuoto e meccanico, che si fa perch? si ? sempre fatto. ? un gesto di profonda umanit? e di profonda gratitudine: in fondo noi siamo al mondo perch? qualcuno prima di noi, prima dei nostri genitori, prima ancora dei nostri nonni, ha scelto di aprirsi alla vita. Di coltivare la vita di un figlio.
A pensarci ? impressionante, no? Che senso avrebbe un fiore su una lastra di marmo accanto a una foto sbiadita? Noi non onoriamo la memoria solo per tenere vivo il ricordo dei nostri cari. Lo facciamo perch? li sappiamo vivi, li speriamo gi? nella pace di Dio, e li ringraziamo per la vita che hanno speso su questa Terra.
Ecco perch?, credo, ha senso andare con i figli al cimitero. Si impara a gustare il senso della vita anche attraverso la morte. Il presente ? dei vivi, non si pu? vivere nella nostalgia e nella malinconia di ci? che non pu? pi? tornare. Ma onorare chi ci ha preceduto ? un atto di profonda umanit? e gratitudine che ci aiuta a camminare nel nostro presente.