Terza domenica di Avvento.
Oggi, accendendo la terza candela della corona dell’Avvento, cantiamo “Pastori adorate con umiltà Cristo, che nasce in povertà”
Che ruolo hanno i pastori in tutta questa storia? Perché proprio i pastori?
Ho raccolto negli anni alcune riflessioni sui pastori proprio per rispondere a queste domande e provo a condividerle con voi, sperando di riuscire a dire bene.
La prima riflessione è: non solo i pastori. Loro sono stati i primi, ma la buona novella è stata annunciata a tutti, anche al tempo dei fatti. Però loro sono stati i primi. Perché? Scusatemi se non riporto le fonti, ma non le ho mai appuntate: saranno sacerdoti, Papi, fratelli in cammino…
Sono stati i primi perché la loro condizione facilitava una adesione alla realtà. Erano abituati a stare a contatto con la natura e a farsi determinare dai fatti che avvenivano: pioveva? bisognava trovare riparo; il manto della pecora cresceva? bisognava tagliarlo; erano scevri da elucubrazioni mentali e si lasciavano guidare da ciò che avveniva. E questa è una semplicità del cuore che permette di accogliere, senza troppi pensieri.
La seconda riflessione si riferisce al fatto che loro vegliavano; e per la terza volta troviamo la figura di un angelo che porta una novità:
Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, a l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
Lc 2,9-12
Si sono spaventati, dice il Vangelo, ma anche a loro, dopo la notizia, è stata data una indicazione. Come del resto successe ai Magi, che seguivano una stella che indicava il cammino; e come anche fa Giovanni, nel Vangelo di oggi, rispondendo alla domanda: “Cosa dobbiamo fare?”, dando indicazioni da seguire e presentando Gesù in modo che fosse riconoscibile.
Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile.
Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.
Tieni in mano la pala per pulire la sua aia e raccogliere il frumento nel suo granaio.
Insomma, un fatto che sicuramente è sconvolgente viene sempre anticipato da qualcuno che ci prepara a riconoscerlo.
E in entrambi gli episodi abbiamo una immersione dei personaggi nella vita eterna: nel Vangelo di Luca troviamo infatti che la Gloria del Signore li avvolse di Luce e in quello odierno troviamo che verremo battezzati in Spirito Santo e fuoco.
Pastori, pubblicani, la folla, i soldati: tutti siamo chiamati alla vita eterna.
Cosa dice a noi, mogli e mamme, questa assonanza tra i pastori e l’episodio di Giovanni Battista?
La prima cosa, forse ovvia, è che tutti siamo chiamati alla Salvezza, anche noi mogli e mamme: nel buio delle nostre notti abbiamo un angelo che ci dice che tutto ciò che stiamo vivendo è per la vita eterna. A noi riconoscere quell’angelo!
La seconda cosa è che, come i pastori, siamo chiamati a riconoscere lo straordinario nell’ordinario. Ce lo ricordava bene San Giovanni Paolo II nel 1980 a Norcia:
Era necessario che l’eroico diventasse normale, quotidiano, e che il normale, quotidiano diventasse eroico
Qualcosa di straordinario è avvenuto nell’ordinarietà della vita dei pastori: erano lì, vegliavano sul loro gregge… Qualcosa li ha smossi e loro sono andati, con quello che avevano, magari sporchi, senza essere “all’altezza della situazione”. Nella loro semplicità, lietamente, hanno offerto.
La terza cosa è che l’annuncio si ripete anche ai giorni nostri. Lo vediamo quando arriva una nuova vita in famiglia, quando ci comunicano una malattia, quando un evento ci destabilizza. Per qualcuno vorrà dire cadere giù da cavallo, per altri partecipare a un incontro, qualcuno lo capirà nel silenzio di fronte a un tabernacolo e qualcun altro al concerto di qualche gruppo cattolico. A qualcuno verrà dato l’annuncio al mattino, durante una preghiera; a qualcun altro alla sera, mentre si sta addormentando e non capisce bene; qualcun altro si sveglierà in piena notte e vedrà quella Luce che hanno visto anche i pastori o San Giuseppe. Le apparizioni ci sono di testimonianza: non ci hanno lasciati soli. (vorrei farvi notare la coincidenza con le apparizioni ai pastorelli di Fatima)
Nella concretezza allora, ti proponiamo questi piccoli gesti:
- Stampa l’immagine di un angelo o fallo disegnare dai tuoi bambini e mettilo sull’albero di natale
- Realizziamo una pecorella, usando del cotone o facendo un pon pon bianco su cui mettere occhi, bocca e orecchie. Ci ricorderà che possiamo offrire ciò che abbiamo, che ci ha scelto Lui così, in quel momento lì, con quello che avevamo.
- Andiamo a confessarci: siamo miseri, ma desiderosi di vedersi compiere la promessa di salvezza che ci è stata annunciata.
Buon cammino di Avvento a tutti e a ciascuno!