Doc a chi?
di Lisa Zuccarini edito dalla UomoVivo.
Devo essere sincera: all’inizio, per un attimo, ho pensato di aver sbagliato libro; mi sembrava di essere in una di quelle serie televisive a cui lei, la scrittrice, fa espressamente riferimento nel titolo!!! E mica lo avevo capito!!! Ma è bastato leggere qualche riga in più per capire che il titolo era azzeccato e che c’era molto di più! Certo è che ogni capitolo è descritto con tanta solerzia e accuratezza che sembra di essere su un set cinematografico: le persone, gli ambienti si fanno così evidenti che sembra che si incarnino nella stanza, ma del resto… il libro non parla forse della vita vera? Non parla forse di donne, mogli e mamme che dalla mattina alla sera si contorcono per fare quadrare tutto manco fossero delle circensi? Nel leggerlo, infatti, vi accorgerete di esserci anche voi… cercatevi e vi troverete e nel trovarvi vedrete come non siete sole! Uno sguardo che penzola dall’alto fa capolino ad ogni pagina, in maniera discreta è li che avvolge, custodisce, consola, esorta e ricrea…. è il personal trainer che tutte vorrebbero avere, pronto “a rassodare l’anima” se solo glielo si permettesse. Tutto è raccontato con molta leggerezza, ma non vi ingannate: tenete pronti i fazzoletti! La realtà vince sempre, e questo si sa, ma, pur sentendone tutto il peso, quello che Lisa fa trasparire è che, per chi ha occhi e cuore, ogni circostanza (che sia il cambio del pannolino, le chiavi non trovate, l’amica da consolare, la morte o la sofferenza) diventa il luogo dove affermare sempre il venimus adorare Eum pregato alla GMG di quando era ragazza.
Per cui siamo qui ad adorarTi così come siamo, con i nostri limiti e le nostre sofferenze piccole o grandi ma siamo qui! Siamo qui ad adorarTi davanti a questa realtà dove Ti manifesti, anche se magari prese da tante cose non ce ne accorgiamo… ma siamo qui… a custodire ciò che ci è stato donato.
Lisa ha 38 anni, è una moglie e mamma full time. Un tempo pensava di dover fare il medico, ma poi ha scelto di curare la sua famiglia in esclusiva. Vive con suo marito e i suoi due bimbi e, appena può, si dedica a scrivere per ricordare a sé e agli altri che nessuno è perduto finché c’è un Padre a cui rivolgersi, anche per sfogare le proprie paturnie. Questo è il suo libro d’esordio.
1. Dove e come nasce la Lisa scrittrice? Penso che tutto abbia avuto inizio dalla perdita di Celeste. Prima di allora non avevo mai sentito l’esigenza di scrivere. Da quel momento il dolore aveva bisogno di una voce, è iniziato tutto per catarsi. Prima su tematiche femminili legate comunque alla malattia, oncologica per la precisione, tema che mi sta a cuore. Poi, d’improvviso, a gennaio del 2021 ho sentito il bisogno impellente di contattare Giuseppe, che sarebbe diventato il mio editore. Avevo come l’urgenza di fare qualcosa per sollevare dalla tristezza angosciante le tante donne amiche che avvertivo sole e spaurite, come me, in un periodo storico come quello del covid non semplice per nessuno, e davvero faticosissimo per molte mamme sole con figli piccoli. Ho dalla mia l’ironia, da sempre, e ho detto: proviamo a metterla a servizio di qualcosa di utile, perché no?
2. Nel tuo libro ad un certo punto, in riferimento alle donne lavoratrici che non hanno possibilità di scelta, affermi che vengono violentate nelle loro inclinazioni primordiali e ne spieghi molto bene il perché. Ti chiediamo, quindi, come donna, madre e medico rispetto all’aborto (ormai evocato come diritto umano da difendere), qual è il messaggio cristiano da riconsegnare oggi?
Preciso che non sono medico, altrimenti i veri medici si offendono, giustamente. Forse un po’ lo sono dentro per il desiderio di osservare e entrare nelle storie degli altri, ma non nel modo istituzionale che si addice al ruolo del medico. Per quanto riguarda il tema, dolorosissimo, dell’aborto, credo che come donne e madri cattoliche in questo momento siamo chiamate ad una vera missione. Davanti al cielo, il rifiuto della vita nella sua fase più vulnerabile è una tragedia che strappa la relazione con Dio. Le donne che abortiscono hanno bisogno di ricucire la loro anima e di riconciliarla nel Padre, e noi possiamo aiutarle in questo, ricordando che sono figlie amate, nel rispetto della loro libertà. Per le donne che invece hanno un disprezzo efferato nei confronti della vita, e sono la minoranza, lì il problema ha a che fare con il rispetto di sé e con ferite originarie per cui noi possiamo fare poco oltre che pregare. In ogni caso credo che l’aborto sia una falsa promessa di felicità, un inganno che tenta perché promette di risolvere problemi e invece ne produce altri ancora più gravi e devastanti. Bisognerebbe ripartire dalla vita, amando le donne che la portano in grembo, cosa che ad oggi non siamo più portati a fare. Si respira un disprezzo malcelato nei confronti delle mamme e dei loro bimbi, come se fossero intrusi non graditi, dai locali alle piazze ai provvedimenti sociali. Ci sarebbe molto da dire. In ogni caso, possiamo testimoniare la bellezza di essere madri e affiancarci alle madri in divenire che sono sole. Già questo mi sembra un buon punto di partenza.
3. Andiamo sul difficile: ti chiediamo di scegliere per noi tre parole che racchiudano l’essenza del libro
Qui il dono della sintesi, che non ho, mi fa gioco contrario. Ci provo. Fede, maternità, sorridere (sempre).
4. Racconta perché hai scelto di regalare a Mogli e Mamme per Vocazione il tuo libro.
Ho scelto di farvi dono di queste pagine perché nel gruppo Mogli & Mamme leggo le storie delle altre donne da anni. E ho continuamente la conferma che dopotutto, al netto delle differenze superficiali, siamo tutte attanagliate dalle stesse paure, aspiriamo alle stesse cose belle, ci arrabattiamo come possiamo con le stesse difficoltà. Questo libro è per mogli e madri cattoliche (e per chi le ama). È nato pensando a loro, e quindi come non poter pensare a voi come gruppo (in cui tra l’altro ho conosciuto amiche bellissime!).
5. Hai – o avete – un sacerdote di riferimento? Se sì, come questo vi ha aiutati nel tuo/vostro percorso?
Ho e abbiamo il nostro Don, che ci ha nutriti spiritualmente in questi ultimi anni per Grazia divina. Le coppie oggi e ancor di più quelle con figli piccoli, prese da mille incombenze e prosciugate di energie, hanno un bisogno matto e disperato di oasi di ristoro spirituale, in cui ritrovarsi e non sentirsi uniche e sole nell’universo. E grazie al nostro Don Marco e alle sue catechesi, sull’impronta di quelle di Don Fabio Rosini, siamo riusciti a rimanere a galla come coppia anche nei periodi di burrasca vera.
6. Hai – o avete – una preghiera familiare a cui sei/siete legati… ti va di condividerla con noi? Con mio marito pregare insieme è una cosa difficile. Lui vive la spiritualità in modo più intimo, personale e riservato. C’è una sorta di pudore che da quando lo conosco sento di dover rispettare. Non mi piace forzare, soprattutto quando si tratta del rapporto con Dio. Ognuno in preghiera entra nel tempio sacro del suo amore con il Padre, e si può chiedere di entrare, ma non si può farlo senza invito. Chiaramente a me manca molto la condivisione costante della preghiera in coppia, ma prego che prima o poi questa barriera venga meno; ogni tanto si creano delle piccole brecce e di questo rendo comunque grazie a Dio. Ad ogni modo, il Rosario era è e resterà sempre il nostro ponte di giunzione, la Mamma sa tutto e solo davanti al cuore di madre possono cadere le nostre resistenze. A Lei affido da sempre la nostra famiglia, e la ringrazio perché so che non ci molla.
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