Il libero arbitrio: conquista e condanna. Siamo certi, come genitori, che il nostro ruolo sia quello di rendere liberi i nostri figli, perché possano compiere le loro scelte e intraprendere le loro strade, ma quanta fatica vederli sbagliare! Quanta fatica vedere che i nostri sforzi, le nostre scelte, le fatiche quotidiane per educare i nostri figli secondo ciò che riteniamo essere vero, buono e giusto, vengono ripagati con il rifiuto di ciò che per noi è più importante. Perché, è inutile girarci intorno, possiamo aver pregato con loro ogni sera, possiamo averli portati a Messa fin dal primo mese di vita, aver coltivato un dialogo sincero, cercato attività pastorali coinvolgenti, trasmesso la fede con l’esempio… e nonostante tutto questo vederli, adolescenti o giovani adulti, allontanarsi inesorabilmente da Dio.
La vita dei nostri figli è in mano loro. Non è forse così per ciascuno? Quante volte il nostro libero arbitrio, fin da Adamo ed Eva, ci ha condotti lontani dall’amore di Dio. Ma quando questo succede, quando tuo figlio si presenta da te e ti dice “A Messa non ci vengo più”, cosa ci rimane da fare? Abbiamo come nostra unica possibilità quella di rispettare la loro libertà e affidare la nostra delusione e sofferenza al Signore? Lungi da me ritenere che la preghiera non sia l’arma più efficace, ci mancherebbe, ma ritengo importante che noi, seppur genitori di un figlio cresciuto e libero di prendere le proprie decisioni, non rinunciamo al nostro diritto (e dovere) educativo.
Come? Non fuggiamo al confronto. Non temiamo lo scontro. In nome del rispetto della altrui libertà, non limitiamo il nostro diritto di dire a nostro figlio la verità e di chiedergli un confronto aperto sulla sua decisione. Certo, come già dicevamo, riuscire a dialogare (e su un tema così delicato) con un adolescente non è scontato, soprattutto se non abbiamo saputo costruire, nel tempo, una graduale consuetudine al confronto aperto e sincero. Ѐ necessario saper cercare, con discrezione e intelligenza, i tempi e i modi per dialogare con lui in modo che si senta accolto nelle sue decisioni, e allo stesso tempo si lasci interrogare da noi. Magari non cambierà nulla, ma noi sapremo che non stiamo rinunciando al nostro compito.
E’ nostro diritto e dovere chiedere “perché non vuoi più venire a Messa?”. E’ nostro diritto e dovere comprendere se si tratta di un dubbio di fede o piuttosto di una scelta dettata dalla noia. Ѐ nostro diritto e dovere renderci conto se nostro figlio è diventato ateo o se è semplicemente disinteressato, se è ostile nei confronti della Chiesa o piuttosto se è in conflitto con la realtà parrocchiale. E’ nostro diritto e dovere dirgli chiaramente che la scelta che sta prendendo è importante e va valutata con serietà: allontanarsi significa, con alta probabilità, far fatica a tornare indietro. Ѐ sicuro di voler compiere un passo del genere?
Nostro figlio, a questa età, merita di essere trattato da grande, ma non nel senso di essere lasciato supinamente libero, bensì di essere ascoltato, di ricevere da parte nostra risposte chiare e limpide, di prendersi la responsabilità di rendere ragione delle sue decisioni. Chiediamogli di spiegarci le sue opinioni, e magari quelle degli amici, sui temi della fede e della morale, che lo hanno spinto ad allontanarsi dalla Chiesa, e cerchiamo, pur nell’ottica del rispetto e della libertà, di rispondere, rendendo ragione della speranza che è in noi. Se la prospettiva di un dialogo e un confronto su questi temi non si improvvisa, allo stesso modo non si può improvvisare la capacità di esporre, con chiarezza e fermezza, il senso della nostra fede e della fede della Chiesa.
Cari genitori, impariamo a coltivare la nostra fede. Non solo nella preghiera e nella crescita spirituale, esperienze fondamentali e necessarie, ma anche nella formazione e nella conoscenza catechetica. Un giorno saremo chiamati a dare ragione della nostra fede, magari proprio ai nostri figli. Facciamo in modo di farci trovare pronti. Così come si sono fatti trovare pronti Elisabetta e Michele, di cui accogliamo la testimonianza.
Testimonianza
Le nostre figlie hanno 21 e quasi 18 anni. Fino a poco tempo fa hanno partecipato attivamente alla Messa ed alle attività proposte in parrocchia ma ora entrambe, con motivazioni diverse, vivono un momento di allontanamento. La maggiore è diventata molto critica verso la Chiesa affermando di non riscontrare coerenza al suo interno. La sorella, da sempre coinvolta in modo più profondo, mantiene un forte legame con Gesù (lo definisce suo migliore amico), riserva tempi quotidiani alla preghiera personale ma, nei vari impegni scolastici e di volontariato, afferma di non riuscire sempre ad incastrare la Messa.
Questo loro cambiamento ci ha trovati impreparati e ci crea un certo dispiacere. Dopo un primo momento in cui abbiamo cercato di forzare la mano, abbiamo trovato un certo equilibrio nel rispetto reciproco. Noi genitori ci stiamo impegnando ad essere il più possibile coerenti riguardo il messaggio del Vangelo e a portare avanti nella quotidianità gli impegni, i gesti, la preghiera condivisa, così che in casa non manchino mai segni di cristianità, sottolineando come l’essere fedeli nella pratica sia fondamentale per la nostra crescita spirituale. Inoltre cerchiamo il più possibile di creare o cogliere momenti di confronto per mettere in luce la bellezza di vivere con Gesù.
Abbiamo infatti condiviso con le nostre figlie il fatto che hanno “diritto” alla loro libertà, ma allo stesso tempo ci teniamo a portare avanti un dialogo che ci permetta di confrontarci sui temi fondamentali della vita, per averne anche una visione cristiana. Fortunatamente hanno accolto questo invito e spesso abbiamo l’opportunità di confrontarci su temi forti, su ideologie che la società sta proponendo oltre che, appunto, sull’importanza della fede. Non sempre ci troviamo in accordo, ma abbiamo notato che la figlia grande cerca di mostrarsi indifferente o provocatoria, in realtà non lo è così tanto e ne abbiamo riscontro nelle scelte quotidiane. Il nostro intento è quello di spingerle ad andare oltre ciò che sentono nel mondo e provare a guardare le cose alla luce del Vangelo.
Dobbiamo dire che, malgrado talvolta ci sentiamo dare dei “vecchi ed antiquati”, sono loro spesso a cercare il confronto e a ricorrere a noi per farci delle domande riguardo le “risorse” di fede in situazioni di prova. Ed è qui che sottolineiamo come la perseveranza nella vita di fede praticata, soprattutto con la Messa ed i sacramenti, potrebbe aiutarle molto a chiarire i dubbi che portano nel cuore.
Un episodio simpatico che abbiamo vissuto di recente: alla tv hanno trasmesso il film “Atto di fede”. Noi ne abbiamo proposto la visione. Ci hanno risposto che non erano interessate, salvo poi guardarlo in un ambiente diverso dal nostro e mettercene successivamente al corrente. Quando abbiamo chiesto cosa ne pensassero, ci hanno risposto che c’è di che riflettere.
Noi genitori facciamo presente che continueremo a condividere il nostro cammino e proporre loro la partecipazione ai Sacramenti, anche se “rompiamo”, perché vogliamo il loro bene e sappiamo che è questo. Poi non ci resta che affidarle nella preghiera.