Il piacere mi basta o cerco l’amore?
Parliamone con i nostri ragazzi!
Siamo sempre più abituati a considerare il corpo come un “nostro possesso”, come un “oggetto” di cui disporre senza particolari limitazioni morali. Siamo propensi a separare mente, anima e corpo e a vedere il corpo come nient’altro che un involucro privo di valore. O meglio, il cui valore è quello che soggettivamente gli diamo.
Ricordo ancora una lezione di “educazione sessuale”, cui ho partecipato tanti anni fa, all’interno di un’associazione di volontariato. Hanno esposto un cartellone, in cui si mostrava che il sesso aveva due possibili finalità: o unire due persone che si vogliono bene, oppure procurare piacere senza implicazioni. Entrambe andavano bene, non c’era un “modo giusto” e un “modo sbagliato” di vivere l’intimità: l’importante era capire cosa si volesse.
Questo è il contesto culturale in cui ci troviamo a parlare con i nostri ragazzi.
Da dove partire, dunque, per proporre la sacralità del corpo e la bellezza della sessualità?
Fondamentale è partire dal presupposto che l’atto sessuale è di per sé una cosa buona, anzi, molto buona: permette a due persone di diventare una sola carne, un soggetto nuovo e di generare una nuova vita.
Non partiamo dai “no” sul sesso, dai divieti. Partiamo dai “sì”, cioè dalle sue finalità e dalla sua bellezza.
Interroghiamoci coi ragazzi sul senso di questo gesto, sul perché abbiamo un corpo sessuato, su cosa permette di comunicare un atto sessuale.
Soltanto dopo potremo cercare di capire come non sciupare tanta meraviglia.
Una mia carissima amica dice che i nostri corpi sono “sessuati” per poter essere “donati”. Definiamo l’uomo perché esiste la donna, definiamo la donna perché esiste l’uomo. Altrimenti esisterebbe genericamente “l’essere umano”. E invece no: esistiamo in modo diverso e siamo fisicamente strutturati perché possiamo donarci l’uno all’altra e perché mediante quella donazione esploda la vita, in tutti i sensi. Il sesso è un elemento di fusione unico, speciale, ed è origine della vita. Si tratta del quid del matrimonio: è il fulcro dell’amore sponsale. Una cosa così bella va custodita. Le teche che salvaguardano un quadro al Louvre non sono pensate da paranoici bigotti, ma da persone che conoscono il valore di quell’opera e che sono consapevoli dei tanti pericoli che potrebbero rovinarla. Mi piace pensare che ognuno di noi è chiamato a custodire uno dei quadri più belli che il Creatore ha messo in questo nostro mondo: la nostra corporeità, la nostra sessualità.
Che l’atto sessuale si possa sciupare, poi, è logico. Il pericolo di rovinare le cose belle è presente in ogni sfera del nostro vivere, perché mai ciò non dovrebbe riguardare anche il sesso?
Un’amicizia si rovina mentendo, parlando alle spalle, prendendo in giro.
Un gruppo classe può essere contaminato da atti di bullismo, da un individualismo e da una competizione eccessivi.
L’armonia famigliare si rompe quando non ci si ascolta, quando non si riescono a notare le esigenze degli altri membri.
E l’intimità sessuale, quando rischia di non essere più vissuta in pienezza, nella gioia? Quando rischiamo di “rovinarla”?
A contaminare questa realtà meravigliosa possono essere, ad esempio, l’egoismo, la superficialità, la malizia, la voglia di possedere l’altro, le nostre fragilità, l’essere autocentrati. Si perde gran parte della bellezza di questo gesto quando si “fa sesso” per soddisfare un istinto, quando si riempie un vuoto, quando si cerca gratificazione e si compensa una mancanza che sentiamo nella nostra vita.
Quando si fa l’amore, invece, il rapporto è maturo e non si è autocentrati; c’è vera unità: avviene una fusione di corpi e d’anime; c’è tenerezza, complicità, si è fecondi.
Certo, è giusto riconoscere insieme ai nostri ragazzi che il sesso esercita una forte attrattiva su di noi, e che può essere difficile viverlo come si vorrebbe. A volte, si può cedere a delle tentazioni.
Che le tentazioni ci siano e che si possa anche sbagliare, non va omesso. Siamo fragili. Il punto, però, è far riflettere i ragazzi sulla loro libertà e sulla loro volontà. Sul cammino che vogliono fare, a partire da una domanda: cosa mi fa bene? Cosa voglio davvero?
Se il nostro organismo ha bisogno di acqua, carboidrati, proteine, vitamine… il nostro cuore ha bisogno di amore, accoglienza, dedizione, dolcezza.
Non siamo animali e non abbiamo come unico scopo quello di mandare avanti la specie. Sono sempre più convinta che senza tenerezza, senza intimità profonda, senza responsabilità per la vita dell’altro, il sesso non solo perda la sua vera bellezza, ma smetta di essere proprio la risposta a ciò che il nostro cuore chiede.
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