A volte pensiamo che per i santi, per le coppie bibliche che abbiamo incontrato in questo percorso, o semplicemente per gli altri, sia facile accettare la vita con le sue contraddizioni. Proviamo a pensare a Maria e Giuseppe, come deve essere stato per loro accogliere la storia cui sono stati chiamati.
Ascoltiamo Maria…
“Bastarono pochi mesi perché tutto divenisse complicato agli occhi degli uomini. Io non potevo nascondere la mia maternità e il mio ventre mi denunciava. Capii allora cosa era la fede oscura, dolorosa.” “Oh no! Non è facile credere, è più facile ragionare. Non è facile accettare il mistero che ti supera sempre e che ti allarga sempre i limiti della tua povertà!” (cfr. C. Carretto in “Beata te che hai creduto”, pag.18-20)
…e Giuseppe…
“Negli occhi inondati di lacrime comparve l’immagine della ragazza. Non sarebbe mai riuscito a credere a una cosa simile. E mai, mai, si rese conto, l’avrebbe creduta. A dispetto della realtà, a dispetto delle risate della gente: non poteva accettarlo. Come era potuto accadere quello che accadere non poteva! […] E proprio lei…? No, impossibile. Eppure non si trattava di un pettegolezzo che avrebbe potuto dimostrarsi falso. Era un fatto che la gente aveva visto.” (cfr. Jan Dobraczynski in “L’ombra del padre. Il romanzo di Giuseppe”, Morcelliana 1980)
(in “ E voi, ancora niente figli? Al di là della fertilità, la chiamata di ogni coppia alla fecondità, S. Paolo, 2021)
Deve essere stata dura!
Un giorno arriva un angelo e in due minuti scompiglia presente e futuro, sogni, progetti e sentimenti. Ne andava della vita di coppia, della vita sociale e della vita stessa. Anche per loro, come per Abramo e Sara, si apriva la strada del viaggio, dell’uscire, del lasciare la terra della propria storia, dei propri affetti, delle proprie sicurezze.
Come è andata lo sappiamo bene tutti. Conosciamo questa vicenda in cui Dio viene a cercare una donna, un uomo, una coppia, che ha già un sogno tanto comune quanto buono: sposarsi, fare figli, mettere su casa. Li raggiunge nella loro storia, nella loro vita con una proposta fuori schema, impensabile… a pensarci bene tanto spaventosa quanto grandiosa.
E loro, non senza timori e sofferenza, dicono il loro sì. Ciascuno il proprio. E si ritrovano catapultati in una vita tutt’altro che semplice, fatta di rischi, fatta di ripetuti discernimenti e scelte audaci.
Certo, ci viene da pensare, loro sono Maria e Giuseppe, i genitori di Gesù, del figlio di Dio, non di un figlio qualunque…loro sono stati chiamati a rendere possibile la storia della salvezza. Senza i loro sì, niente si sarebbe realizzato…insomma certo che loro dovevano dire di sì! E poi, a loro sono stati mandati addirittura gli angeli per annunciare la grandezza di ciò che erano chiamati a fare. Ma noi, perché abbracciare una vita diversa da quella immaginata, senza aver lottato per i nostri sogni? Perché rinunciare a quanto portiamo nel cuore, a quanto desideriamo da una vita? Perché prendere strade nuove e non previste, strade non sempre facili?
La storia della salvezza ha chiamato Maria e Giuseppe altrove. Il Signore non ha cambiato la loro vocazione di sposi, ma li ha chiamati a realizzarla altrove, in un altro luogo e un’altra realtà, in cui il desiderio di pienezza non è stato rinnegato, ma è stato possibile.
Non senza di loro, però. Non senza i loro sì.
Ecco, innanzitutto, Maria chiamata ad aderire a una realtà irrazionale, ecco, allora, Giuseppe chiamato a un sì grande quanto quello di Maria, al quale viene chiesto di rischiare, lasciare, decidere, partire. A questi sposi viene proposto di fidarsi di una storia improbabile e incerta, di una salvezza promessa, ma ancora sfuggente alla piena comprensione.
Ecco ogni coppia, anche la tua, è chiamata oggi a scrivere la propria pagina della storia della salvezza, proprio là dove ti trovi, con le ferite che porti nel cuore, nella storia banale o contorta che stai vivendo.
Finché pensiamo che sia possibile vivere l’ideale, perdiamo di vista la realtà. E perdere di vista la realtà significa perdere l’unica occasione che abbiamo di essere felici, di realizzare pienamente la nostra chiamata, che, in fondo, significa realizzare pienamente la nostra vita attraverso ciò che facciamo nel quotidiano, nella nostra realtà, grazie, e non “nonostante” le sue contraddizioni.
La buona notizia è che nessuno è creato da Dio per poi doversi adattare a un ripiego, ciascuno di noi è chiamato alla pienezza, magari in modo diverso da come se lo era immaginato.
Per raggiungere e accogliere questa pienezza occorre tempo, cammino e Grazia. Chiudiamo questo nostro percorso insieme donandovi questa preghiera per chiedere il dono della fecondità. Buon cammino!
Ecco gli altri passi del nostro cammino… (se vuoi leggerli, cliccaci sopra)
- Amore fecondo
- Fertilità e fecondità
- Giobbe e sua moglie
- Abramo e Sara
- Elkanà e Anna
- Rachele e Giacobbe
Preghiera per la fecondità
Signore,per intercessione della Santa Famiglia,aiutaci a discernere ogni giorno la Tua chiamata ad accrescere la nostra fecondità, che si innesta sulla nostra vocazione al sacramento del matrimonio.Donaci occhi per vedere la bellezza là dove sembra nascosta dal dolore, dalla delusione, dalle contraddizioni, di saper restare nella nostra storia e, con il Tuo aiuto, di farne un capolavoro. Attraverso di essa aiutaci a crescere nella Fede, e donaci di saper attendere che la Tua volontà sia rivelata al nostro cuore giorno dopo giorno restando in Te, in modo che Tu possa custodire il nostro cuore e purificare i nostri desideri. Lungo il cammino aiutaci a non restare mai soli, a cercare sempre la comunione con il coniuge e l’unità con gli altri sposi, a restare uniti a Te nella preghiera personale e di coppia. Non farci allontanare dalle Tue parole di vita, per poter costruire la nostra casa sulla roccia, solo la Tua Parola dà senso a ciò che al mondo non è comprensibile come l’infertilità. Signore, crediamo che Tu sei fedele! (“ E voi, ancora niente figli? Al di là della fertilità, la chiamata di ogni coppia alla fecondità, S. Paolo, 2021) |