Sarà capitato a tutti di tenere in braccio un neonato. Immagino che non ci sia mamma, papà, nonno o zia che si rispetti che non faccia qualche commento estasiato sulla perfezione di questo cucciolo d’uomo, esaltando le minuscole perfezioni del suo corpo, le piccole dita, le ciglia lunghe, le fossette segnate.
Trovarsi di fronte al miracolo di una nuova vita è sempre travolgente. Eppure c’è di più, oltre che un minuscolo perfetto corpo umano. Guardando ad ogni neonato dovremmo rimanere estasiati anche per altre meravigliose dimensioni che Dio gli ha donato, che costituiscono la sua dignità, e il cui sviluppo sano ed equilibrato dipende anche da una nostra responsabilità educativa.
In lui abitano tutte queste dimensioni, anche se alcune solo in germe e non ancora totalmente sviluppate:
- un’anima spirituale, cioè la possibilità di partecipare alla luce e alla forza dello Spirito divino.
- una ragione, cioè la capacità di comprendere l’ordine delle cose stabilite dal Creatore.
- una volontà, cioè la capacità di scegliere.
- una sensibilità, cioè la capacità di provare passioni, sentimenti ed emozioni.
Queste dimensioni chiedono di svilupparsi in modo armonico ed equilibrato, attraverso un buon uso della libertà.
Qual è quindi il nostro compito, come genitori ed educatori, nei confronti dei nostri figli?
Sappiamo educare alla libertà? Sappiamo a quale libertà educare i nostri figli?
La libertà – lungi dall’essere il diritto di fare e dire qualsiasi cosa, come vuol farci credere spesso il mondo – è un dono di Dio, che ci rende simili a Lui, perché sappiamo cercarlo e amarlo spontaneamente. La libertà è il potere che abbiamo di disporre di noi stessi, che ci mette sempre di fronte a una scelta morale decisiva. E’ nell’esercizio della nostra libertà che comprendiamo la statura della nostra dignità, perché con ogni scelta vinciamo o perdiamo una lotta interiore: il campo di battaglia tra il bene e il male è il nostro cuore.
La nostra infatti è una volontà malata, segnata dal male, sempre a rischio di cadere schiava del peccato. Ma è anche una libertà redenta da Cristo. Sta quindi a noi scegliere responsabilmente il bene, sostenuti dalla grazia dello Spirito Santo.
Guardando ai nostri figli è questo che dovremmo vedere: una possibilità di azione della grazia!
Permettiamo loro di scegliere Cristo!
Lui accompagna ciascuno di noi, in ogni azione, e se lo si lascia agire passo passo in ogni azione quotidiana, la sua Grazia accresce la nostra libertà interiore e ci rende più sicuri di fronte alle prove e alle pressioni che riceviamo dal mondo.
Infatti, proprio attraverso la fede, la preghiera, rapportandosi alla croce di Cristo e guidati dall’insegnamento certo della Chiesa, è possibile educare e formare la propria coscienza.
La coscienza è quella legge scritta da Dio dentro al nostro cuore, è quel giudizio della ragione che ci permette di comprendere la bontà delle nostre azioni e ci permette di dirigere la nostra vita e le nostre scelte verso il sommo bene che è Dio.
Come possiamo aiutare i nostri figi ad ascoltare la propria coscienza?
Educandoli a coltivarla nella ricerca dell’interiorità, che ci rende capaci di ascoltare il nostro cuore, la parte più profonda di noi: il luogo dove risiede Dio.
Tutto questo, perché? Perché come genitori, ovviamente, desideriamo solo una cosa per i nostri figli: che siano felici.
La felicità è un desiderio di ogni persona, ma è anche una vocazione. Dio ci vuole felici, Dio ci chiama ad una beatitudine eterna, ad una felicità eterna che possiamo trovare solo in Lui. Scoprendo noi per primi, e mostrando ai nostri figli che “Dio solo sazia”, sapremo trovare, noi e loro, la vera felicità.
Avete letto il commento agli articoli 1691-1794 del Catechismo della Chiesa Cattolica.