Sono molte le persone che dubitano che il Battesimo ai bambini sia una buona idea, che ritengono sarebbe più sensato attendere, aspettare una scelta consapevole.
Se anche tu pensi così, o se sei semplicemente interessato a comprendere un po’ di più che cos’è il Battesimo, sei nel posto giusto.
Prepariamoci dunque a sfatare qualche (falso) mito sul Battesimo:
Il Battesimo ai bambini non era una prassi nella Chiesa primitiva.
Falso. Non è vero che in passato, nella Chiesa delle origini, i bambini non venivano battezzati! Ovviamente, erano tanti gli adulti, e questa se ci pensiamo è la prassi nei luoghi in cui è appena giunto l’annuncio del Vangelo.
Ma l’usanza di battezzare i bambini è una tradizione della Chiesa da tempo immemorabile. Già gli Atti degli Apostoli citano il Battesimo di intere famiglie, quindi – si desume – anche dei bambini in esse presenti.
Prima bisogna credere e poi battezzarsi.
E’ vero: il Battesimo è il sacramento della fede. Ma non è del tutto corretto pensare che la persona debba aver raggiunto la fede prima del Battesimo. La nostra fede non è mai perfetta. Tutti – bambini e adulti – siamo invitati a far crescere la nostra fede DOPO il Battesimo. E’ questo il senso del catechismo – per i bambini – ma anche di un percorso di crescita nella fede che durerà tutta la vita e che tutti siamo chiamati a rinnovare continuamente (CCC, 1254).
C’è di più: tra gli effetti del Sacramento del Battesimo si contempla anche il dono della grazia santificante che rende capace di credere in Dio (CCC, 1266). Il legame tra Battesimo e fede, quindi, in effetti è fortissimo: è proprio attraverso la grazia ricevuta nel Battesimo che diventiamo capaci di credere, sperare ad amare Dio. E’ attraverso il Battesimo che riceviamo la luce della fede e possiamo quindi – a nostra volta – diventare luce nel mondo.
Solo genitori credenti, battezzati e sposati in Chiesa possono battezzare un bambino.
Falso. Mentre risulta evidente, proprio per quanto detto poche righe fa, che è importante che il bambino sia inserito in un contesto in cui la sua fede possa svilupparsi, è altrettanto vero che i genitori non sono gli unici responsabili della formazione spirituale e religiosa del bambino. La presenza dei padrini, infatti, risponde all’esigenza che il bambino sia accompagnato nella sua vita da “credenti solidi e capaci” (CCC, 1255).
Ma, in ultima analisi, è l’intera comunità ecclesiale che ha una parte di responsabilità nello sviluppo e nella conservazione della grazia ricevuta nel Battesimo. Come diceva Giorgia, anche il Battesimo è una celebrazione comunitaria.
Il Battesimo è solo una convenzione sociale, legata a una tradizione.
Sarebbe a dire… “il Battesimo non serve a niente, è solo una cerimonia di benvenuto per il nuovo nato”. Falso.
Il Battesimo serve, eccome se serve. E la sua “utilità” non è legata a una funzione terrena, è una necessità salvifica.
Il Signore stesso afferma che il Battesimo è necessario per la salvezza:
In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio
Gv 3,5
Nel Battesimo, infatti, nasce una nuova creatura, libera dal peccato originale, e unita a Cristo. E’ Gesù che ci unisce a sé e ci rende partecipi della grazia che Lui ci ha guadagnato con la sua morte e risurrezione.
Questo significa proprio il rito essenziale del Battesimo: la triplice immersione nell’acqua battesimale (o, più frequentemente, l’acqua battesimale versata per tre volte sul capo del bambino).
L’immersione nell’acqua, infatti, è “simbolo del seppellimento della persona nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale nuova creatura” (CCC, 1214).
Solo uniti a Cristo, solo rinascendo in Lui, si aprono per noi le porte dell’eternità. Per questo non è solo un consiglio, si tratta di un vero e proprio “invito pressante” (CCC, 1261) della Chiesa quello di battezzare i bambini “poco dopo la nascita” (CCC, 1250)!
Il Battesimo è un’imposizione dei genitori sui figli. Meglio far decidere a loro quando saranno grandi.
A questo punto, allora, meglio lasciar perdere qualsiasi “imposizione” di tipo educativo e culturale nei confronti dei figli: perché imporre qualsiasi stile di vita? Qualsiasi regola morale? O, ancora di più: perché imporre una lingua? Non è meglio che sia il bambino a decidere che lingua vorrà parlare una volta cresciuto?
Ragionare in questo modo significa non solo – e non è poco – considerare illecito il ruolo educativo dei genitori, che hanno tutto il diritto (e il dovere!) di trasmettere ai propri figli ciò che ritengono essere bello, utile e vero, ma anche fraintendere totalmente il senso del Battesimo.
Il Battesimo è un dono. E nulla come il Battesimo dato a un bambino ci rende consapevoli di questo.
La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini.
CCC, 1250
La verità è che tutti noi siamo come neonati di fronte all’immensa grazia della salvezza che ci dona Dio. Come un neonato che, quando viene alla luce può solo ricevere amore, e vive solo grazie a chi per amore si prende cura di lui, così siamo tutti noi: immeritatamente riceviamo un amore che non ci siamo guadagnati e solo per grazia diventiamo partecipi di una vita divina che ci viene donata.
II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell’acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante; veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava; sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio.
San Gregorio Nazianzeno, in CCC 1216
Avete letto il commento agli articoli 1210-1274 del Catechismo della Chiesa Cattolica.