Avete presente quando si arriva a Messa trafelati, un po’ di corsa, con l’ansia della mattinata (e della settimana) addosso? Vi capita mai di sedervi, tirare il fiato, attendere l’inizio della celebrazione e, immediatamente, esserne sopraffatti dalla bellezza?
La liturgia della Chiesa mi affascina: la trovo, semplicemente, bella. Di quella bellezza che, mi viene da dire, “salverà il mondo”. Un insieme di gesti, parole, colori, suoni, profumi… che sembrano costruiti per coinvolgermi pienamente: i miei sensi, la mia anima, la mia persona. Ho amato, negli anni degli studi teologici, approfondire il senso che c’è dietro ogni singolo gesto liturgico, e – piano piano – ho compreso il perché di questa bellezza: la liturgia è un’opera di Cristo.
Alzi la mano chi non ha mai pensato almeno una volta: “beati i contemporanei di Gesù, che hanno potuto incontrarlo, vederlo, parlare con Lui”. Io l’ho pensato tante volte, eppure la verità è che la vita di Gesù, i suoi anni nascosti, il ministero pubblico, i miracoli, le guarigioni, gli incontri… non erano altro che una anticipazione.
Anticipavano la potenza del suo Mistero pasquale. Annunziavano e preparavano ciò che egli avrebbe donato alla Chiesa quando tutto fosse stato compiuto.
CCC 1115
Siamo noi, Chiesa di Dio, che possiamo sperimentare la pienezza della salvezza di Cristo. La pienezza della sua presenza. L’anticipo di quell’incontro reale che si realizzerà in cielo.
E’ nell’azione liturgica della Chiesa – in particolare nei sacramenti – che entriamo in comunione con Cristo, sperimentando l’intera portata salvifica del Mistero pasquale di Cristo. E’ lì che possiamo incontrarlo, sperimentarlo, conoscerlo, sentirlo vicino, ricevere i frutti della redenzione.
Un’opera grandiosa! Non solo Dio ha creato ed amato l’umanità intera. Non solo si è fatto uomo – vicino, presente – nella nostra storia. Dio ha legato la sua presenza eternamente all’azione della Chiesa.
Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche.
CCC 1088
E, in modo ancor più speciale, nei sacramenti, veri capolavori di Dio.
Comprendiamo allora il perché della bellezza! Una bellezza divina, azione di Dio, a cui l’uomo tenta – con le sue misere forze – di rendere giustizia. E’ questo che penso ogni volta che entro in una cattedrale: mi affascina come gli uomini abbiano cercato di creare dei veri e propri capolavori di arte e architettura – capolavori dell’umanità – per proclamare la bellezza di ciò che accade al loro interno: i capolavori di Dio.
Avete letto il commento agli articoli 1076-1130 del Catechismo della Chiesa Cattolica.