Commento agli articoli 871-972 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
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La Chiesa, popolo di Dio
Quando pensiamo alla Chiesa, che cosa ci viene in mente? Chi ci viene in mente?
La Chiesa, il popolo di Dio, è l’insieme dei fedeli, cioè di coloro che, mediante il battesimo, vengono incorporati in Cristo e costituiti popolo di Dio.
Noi siamo popolo di Dio! E lo siamo perché battezzati e ognuno nella propria condizione. Però tutti con pari dignità e uguaglianza e tutti chiamati alla missione della chiesa nel mondo.
Nel Catechismo viene definita innanzitutto la gerarchia della Chiesa: i ministri sacri, che sappiamo essere il Papa, i Vescovi, i presbiteri e i diaconi, e per ciascuno viene elencata la sua mansione.
Per quanto riguarda i fedeli laici, tra questi sono innanzitutto compresi coloro che fanno una vita consacrata e che professano pubblicamente i consigli di vita evangelici. In questo capitolo mi è piaciuto però soffermarmi particolarmente su quello che diceva a me, nello specifico della mia vocazione di moglie e mamma.
La vocazione del laico
Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. A loro quindi particolarmente spetta illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore.
CCC, 898
Si tratta veramente di una vocazione con pari dignità e uguaglianza rispetto alle altre: a noi laici vengono consegnate le realtà temporali e noi dobbiamo ordinarle perché vengano illuminate secondo Cristo. Mi è venuta in mente l’immagine di Adamo a cui Dio consegna il mondo, nella Creazione, e dà il compito di dare il nome agli animali, di ordinare e illuminare la realtà.
Dio ci consegna la nostra vita, quello che quotidianamente facciamo, e ci chiede di far illuminare ogni cosa da lui.
L’ufficio sacerdotale
Tutte le opere che noi facciamo – preghiere, iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, addirittura le molestie della vita se sono sopportate con pazienza – diventano sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo, donandolo nella celebrazione eucaristica.
In quel calice, in quella patena, possiamo mettere tutto quello che noi facciamo, ciò che abbiamo fatto durante la giornata, durante la settimana, e farci i sacerdoti in quel momento!
L’ufficio profetico
Possiamo essere profeti nella nostra vita parlando di Gesù, ad esempio con i nostri bambini, nelle attività parrocchiali, nel catechismo… Ma è soprattutto con le opere che diventiamo profeti: vivendo una vita in Gesù. In questo modo, attraverso le azioni e le parole del nostro quotidiano, possiamo essere segno profetico della presenza di Dio per chi ci incontra.
L’ufficio regale
L’anima che non si lascia sommergere dalle passioni è padrona di sé, perciò non si fa prendere dal peccato, è capace di governare se stessa. In questo senso, ognuno di noi può essere re, nella misura in cui sappiamo governare noi stessi.
Vocazione laica: vocazione quotidiana
La riflessione sulla vocazione laica ci fa comprendere che Dio non ci chiede di fare chissà quale sforzo, non ci chiede qualcosa di diverso dalle nostre mansioni quotidiane, che a volte ci possono sembrare troppo banali e sempre uguali. Anche il ripetersi dei servizi in casa, che ci sembrano sempre uguali, anche l’accudimento della famiglia, anche ogni gesto e opera che compiamo possono diventare qualcosa di più.
La nostra è la vocazione dell’ordinario che diventa straordinario. La vocazione quotidiana che rende possibile, rendendo al Signore ogni cosa, di illuminare con la sua luce tutta la realtà.