Commento agli articoli 748-801 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
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Credo LA Chiesa
Tante volte ci siamo sentiti sotto accusa con frasi del tipo: “Ma come fai a credere ancora nella Chiesa, con tutto quello che fanno i preti e le suore?”.
Personalmente ho sempre risposto parlando della mia esperienza, della bontà che l’appartenenza alla Chiesa ha portato nella mia vita, della sua inevitabile presenza. Del fatto che il Signore è venuto per i malati e non per i sani, del fatto che la Chiesa è fatta da uomini, e come tali soggetti al peccato.
Sono però contenta di dire che da oggi avremo un modo nuovo di rispondere a queste provocazioni:
Nel Simbolo degli Apostoli professiamo di credere la santa Chiesa (“Credo […] Ecclesiam”), e non nella Chiesa, per non confondere Dio con le sue opere e per attribuire chiaramente alla bonta di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella sua Chiesa.
CCC, 750
Non crediamo nella Chiesa, ma LA Chiesa, scevra dal suo essere fallace.
Credo di essere stata chiamata (Chiesa significa infatti convocazione) in una storia voluta da Dio, preparata nei secoli, istituita da Cristo, manifestata dallo Spirito Santo e che avrà un glorioso compimento alla fine dei secoli.
Credo una Chiesa che è casa, dimora, comunità, insieme di volti.
Credo che
La convocazione del popolo di Dio ha inizio nel momento in cui il peccato distrugge la comunione tra gli uomini con Dio e quella degli uomini tra di loro. La convocazione della Chiesa è, per così dire, la reazione di Dio di fronte al caos provocato dal peccato.
CCC, 761
Credo questo mix di umano e di divino, credo questo mix di visibile e invisibile.
Caratteristiche della Chiesa
La Chiesa, progetto visibile dell’amore di Dio per l’umanità, è anche un progetto di unità e si definisce secondo alcune caratteristiche:
- è di Dio, Lui si è scelto il suo popolo; non parte come desiderio di unità tra coloro che seguivano Gesù. Nasce come volere divino di venirci incontro di fronte al nostro errore, affinchè avessimo un nuovo modo di comportarci
- si diventa parte di questo popolo non per nascita ma per scelta con il sacramento del Battesimo
- ha per Capo Gesù Cristo
- ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio
- ha una legge: amare gli altri come Cristo ci ha amato
- ha una missione: essere il sale della terra
- ha per fine il regno di Dio
Ora, non so voi, ma io ho subito pensato a quel termine che tante volte ho sentito e che è stato introdotto per la prima volta nella Lumen Gentium: Famiglia, chiesa domestica.
Se noi guardiamo alle caratteristiche della Chiesa come ce le spiega il Catechismo, possiamo dire che anche la famiglia è un mix di umano e di divino (e chi è sposato sa benissimo quante volte si sente la presenza di Dio proprio mentre tuo marito/moglie fa quella cosa che gli/le avevi chiesto in un modo diametralmente opposto a come lo vorresti fatto tu…), di visibile e di invisibile (piccole attenzioni desiderate, raramente realizzate e più spesso sottointese). Ma la grandezza della famiglia sta nelle sue caratteristiche che ha a prescindere dalla bontà, integrità, capacità dei suoi componenti:
- è di Dio. Era nei pensieri di Dio fin dal principio, Lui ci ha messo lo zampino affinchè quel sentimento nascesse, fiorisse, portasse frutto
- si diventa parte della famiglia non per nascita, ma per scelta con il sacramento del Matrimonio
- ha un Capo e un capo. Il primo sicuramente più lungimirante del secondo, anche se quest’ultimo tenta di tenere il passo
- ha una legge: amarci come Dio ci ha amati
- ha una missione: essere sale della Terra, e nella società attuale è ben chiara, evidente, urgente la necessità che la famiglia sia testimone di una Bellezza ormai persa
- ha un fine: quello di essere l’uno per l’altra il richiamo alla vita eterna
Il popolo di Dio è sacerdotale, profetico e regale
Il Catechismo ci ricorda altre tre caratteristiche del popolo di Dio:
Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito “Sacerdote, Profeta e Re”. L’intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano.
CCC, 783
[…] I battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo
CCC, 784
Hanno una funzione profetica, cioè sono chiamati ad annunciare Cristo nel mondo e partecipano alla funzione regale.
Come la famiglia: gli sposi vengono sacramentalmente chiamati a formare una dimora spirituale, si prendono l’impegno di annunciare al mondo la vita in Cristo e regnano.
Ma cosa vuol dire questo regnare?
Per il cristiano “regnare” è “servire” Cristo, soprattutto “nei poveri e nei sofferenti”, nei quali la Chiesa riconosce “l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente”.
CCC, 786
Del resto, è quello che ci ha insegnato Cristo con la sua vita: ha vinto il mondo servendolo.
I carismi
La Chiesa è ricca di carismi, cioè di grazie concesse dallo Spirito Santo che direttamente o indirettamente hanno un’utilità ecclesiale.
La Chiesa dovrebbe essere riconoscente di quest’opera dello Spirito Santo che provvede alla Chiesa stessa secondo la carità che necessita.
Nessun carisma è dispensato dall’obbedienza ai Pastori della Chiesa.
Quanti di noi si sentono spesso denigrati per l’appartenenza a un carisma piuttosto che all’altro? E quanti, nonostante questo, vedono nel loro gruppo l’unica vera strada? Potremmo forse esercitare un po’ di gratitudine riconoscendo che i carismi sono doni del Padre eterno e in quanto tali vanno accolti, apprezzati e sostenuti?
Un po’ come in casa, quante volte a parole riconosciamo la bellezza della diversità dei nostri caratteri e poi nel concreto non ne siamo riconoscenti?
Tutte le nostre peculiarità concorrono alla grandezza del Mistero a cui siamo chiamati a compartecipare.
Proviamo a riconoscere a nostro marito che quella pazienza che sa esercitare con i figli e che a noi mamme tante volte (magari) manca è un dono prezioso per la nostra famiglia. E tu, marito, prova a riconoscere a tua moglie che i panni lavati e stirati rendono più bella la vita famigliare facendovi sentire a vostro agio in mezzo agli altri.
Proviamo a essere grati delle diversità che ci caratterizzano perchè, nella nostra complementarietà, possiamo cooperare come famiglia e come Chiesa all'”utilità comune” (1 Cor 12, 7).
Voglio concludere con una citazione a me molto cara, che spesso mi ha descritto come appartenente alla Chiesa e che sfodero come sintesi di questo percorso fatto insieme:
Bestiali come sempre,
carnali,
egoisti come sempre,
interessati e ottusi
come sempre
lo furono prima,
eppure sempre in lotta,
sempre a riaffermare,
sempre a riprendere
la loro marcia sulla via
illuminata dalla luce.
Spesso sostando,
perdendo tempo,
sviandosi, attardandosi,
tornando, eppure mai
seguendo un’altra via.T.S.Eliot, Cori da “La rocca”