Commento agli articoli 422-507 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
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Nel Simbolo Apostolico affermiamo di credere in Gesù Cristo il figlio unigenito di Dio nostro Signore nato da Maria Vergine.
Cosa significa? Il catechismo, dal numero 422 al 507, ci aiuta a comprendere che siamo di fronte all’evento centrale della nostra fede: Gesù di Nazareth un uomo storico, realmente esistito, realmente vissuto su questa Terra è il Figlio eterno di Dio fatto uomo.
Questo è il centro della nostra fede. Questo è il centro del nostro annuncio. Questo è il centro della storia del mondo. Tutto della nostra vita dovrebbe girare attorno a questa immensa verità tanto che, come dice il Catechismo al numero 425, noi dovremmo sentire dentro un desiderio ardente di annunciare Gesù di testimoniarlo al mondo.
Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.
At 4,20
Qui si gioca il nostro essere cristiani: siamo di Cristo? Abbiamo realmente fatto esperienza di lui? Abbiamo veramente vissuto con lui una relazione?
Se abbiamo quella che il Catechismo chiama una amorosa conoscenza di Cristo, allora nasce irresistibile il desiderio di annunciare (cfr. CCC, 429), senza perdere occasione per “mostrare la via del Cielo” a chi ci sta intorno.
Chiamati a rendere la nostra vita una testimonianza vivente di Cristo, è giusto che ci chiediamo chi dobbiamo annunciare. Annunciare il Signore.
È questo, tra i tanti titoli di Gesù, che vorrei oggi approfondire con voi. Che cosa significa dire che Gesù è il Signore?
1. Affermare la divinità di Gesù
Innanzitutto dobbiamo comprendere che Kyrios (questo è il termine greco che viene utilizzato nei Vangeli) è un titolo che viene riservato esclusivamente a Dio. Si tratta infatti della traduzione greca del Nome con cui Dio si rivela a Mosè.
Quindi, quando proclamiamo Gesù Signore, stiamo essenzialmente confessando la sua natura divina:
Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni di fede della Chiesa affermano, fin dall’inizio, che la potenza, l’onore e la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù, perché egli è di natura divina.
CCC, 449
Per questo nel Credo Niceno-constantinopolitano (quello che recitiamo in Chiesa ogni domenica) noi affermiamo che Gesù è della stessa sostanza del Padre.
Affermare che Gesù è Dio, però, non significa sminuire la sua umanità. La Chiesa, infatti, crede in Cristo vero Dio e vero uomo: perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità:
Un solo e medesimo Cristo Signore figlio unigenito che noi dobbiamo riconoscere in due Nature senza confusione senza mutamento senza divisione e senza separazione.
CCC, 467
È per questo, tra l’altro, che noi possiamo venerare Maria come Madre di Dio, secondo il dogma della Chiesa che è stato promulgato ad Efeso nel 431. Non si tratta, infatti, di affermare che la divinità di Dio ha avuto origine da Maria, bensì che l’uomo Gesù, nato dal suo grembo verginale è veramente Dio. È il Verbo che nasce secondo la carne (cfr. CCC,466).
È sempre affascinante scoprire come i dogmi mariani non siano mai orientati ad una esaltazione della Vergine fine a se stessa, ma siano sempre “Cristo-centrici”:
Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.
CCC, 487
Anche attraverso i dogmi mariani, la Chiesa non smette di proclamare la centralità della persona di Gesù.
2. Compiere un atto di adorazione
Dire che Gesù è il Signore è nei Vangeli un’espressione di adorazione, che assume una sua sfumatura tutta particolare quando si rivolge a Gesù risorto:
Nell’incontro con Gesù risorto, diventa espressione di adorazione: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28). Assume allora una connotazione d’amore e d’affetto che resterà peculiare della tradizione cristiana: «È il Signore» (Gv 21,7).
CCC, 448
3. Proclamare la sua signoria sulla storia e sulla nostra vita
Infine, dire che Gesù è Signore significa riconoscere la sua signoria: proclamare che lui è Signore del mondo e della storia.
La Chiesa crede di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana.
CCC, 450
Qualche giorno fa nella mia parrocchia siamo andati a vivere un momento di adorazione eucaristica con i bambini del catechismo. Il parroco che ci accompagnava ha fatto inginocchiare i bambini e ha detto loro: “Noi cristiani non ci inginocchiamo di fronte a nessuno, solo a Gesù”.
Credo sia veramente questo il senso della Signoria di Gesù sulla nostra vita e nella nostra storia: rinunciare a metterci in ginocchio di fronte a chiunque altro, a qualsiasi altra cosa. Rinunciare ad avere altri idoli, rinunciare ad avere qualcosa o qualcuno – fosse anche noi stessi – che controlla la nostra vita.
Essere cristiani, essere di Cristo, significa vivere nella consapevolezza che è Gesù che ha in mano tutto. È per Cristo, con Cristo e in Cristo che la nostra vita trova senso.
San Paolo, nella Lettera agli Ebrei scrive:
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù.
Eb 12,1-2
Questa sia la nostra vita: correre con perseveranza negli impegni, nelle fatiche, nelle corse che la vita ci impone, ma farlo con lo sguardo sempre fisso su ciò che è il centro, il senso e l’unica cosa che conta nella vita, nella storia e nel mondo: Gesù.