Siamo in procinto di iniziare, anche quest’anno, quel tempo propizio e intenso che è la Quaresima: un cammino che ci invita a cogliere l’urgenza e l’esigenza della conversione e del rinnovamento.
Un tempo che ci porta anche a riflettere e impegnarci sulla virtù della sobrietà, una modalità specifica e concreta per accompagnare Gesù nei quaranta giorni del deserto e arrivare a celebrare, nella Pasqua, la liberazione dall’egoismo e la vittoria della carità.
Sobrietà: amare Dio
Scegliere la sobrietà come stile di vita è un invito, innanzitutto, a fidarsi di Dio. Significa sentirsi figli di un Dio che ci è Padre, da cui sappiamo che non saremo mai dimenticati. Sobrietà significa sperimentare l’amore provvidente di Dio e rispondere a questo amore con la pienezza della nostra fiducia.
Inoltre, la sobrietà indica la volontà di vivere nello spirito di povertà e di amore che è proprio di Gesù. Vivere questa virtù significa imitare il Maestro, imparare da Lui, seguirLo sulla via del sacrificio e della Croce. Una vita sobria e austera può diventare la modalità concreta che mettiamo in pratica per partecipare alla passione di Cristo, consapevoli che il sacrificio che ci viene chiesto è necessario per raggiungere la gioia grande della Pasqua eterna.
Sobrietà: amare il prossimo
Tutti, convinti della gravità del momento presente e della rispettiva individuale responsabilità, mettano in opera – con lo stile personale e familiare della vita, con l’uso dei beni, con la partecipazione come cittadini, col contributo alle decisioni economiche e politiche […] – le misure ispirate alla solidarietà e all’amore preferenziale per i poveri.
Giovanni Paolo II, Sollecitudo Rei Socialis, 47.
La Quaresima è tempo di riparazione dai peccati, non solo personali, dai quali possiamo essere liberati in forza della grazia di Dio, ma anche dalle “strutture di peccato”: squilibri che si sono imposti nel mondo, meccanismi sociali che vanno a svantaggio del bene comune.
La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere.
Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 202.
Ecco che la sobrietà diventa un modo concreto per sentirsi corresponsabili delle situazioni di povertà e per intervenire personalmente per riparare questi squilibri. La sobrietà è il segno di una carità presa sul serio.
Sobrietà: amare noi stessi
Vivere la sobrietà è positivo anche per chi la pratica, perché significa orientare la vita al vero bene. Significa comprendere che il vero bene non coincide con il “di più” in termini di guadagno o di successo, ma con un’armonia più profonda con noi stessi, gli altri, il creato, Dio.
Sobrietà significa imparare (e insegnare ai nostri figli) che il desiderio di infinito che abbiamo nel nostro cuore non può essere colmato da beni materiali, anzi: il solo benessere materiale genera una palese insoddisfazione e una continua ricerca del di più. Vivere in sobrietà significa mettere continuamente in relazione la nostra vita con Colui che l’ha creata e che, solo, può riempirla di senso.
Sobria è la vita di chi ha scoperto il proprio limite e dunque si indirizza all’essenziale.
Card. Attilio Nicora, La virtù cristiana della sobrietà, lettera pastorale.
Proposte concrete di sobrietà
Tutto questo deve essere tradotto in azioni concrete, in scelte semplici e fattibili, quotidiane e precise. Quale tempo migliore della Quaresima per introdurre queste azioni nella nostra vita?
Ecco alcuni spunti:
- dedicare un po’ del nostro tempo libero dal lavoro a curare con attenzione le relazioni famigliari;
- prevedere un tempo settimanale da dedicare agli altri;
- aprire la famiglia all’accoglienza, creando reti di solidarietà;
- mangiare in modo equilibrato, imparare a non sprecare;
- vestire con dignità, ma senza lusso;
- diminuire il numero di vestiti (nostri e dei nostri figli);
- eliminare i “capricci”;
- liberarsi dal “di più” di cui spesso siamo pieni nelle nostre case;
- nel mondo del lavoro operare sempre in modo da evitare lo spreco di tempo e di risorse;
- vivere la sobrietà nei festeggiamenti (ad esempio, vogliamo parlare della tendenza a riempire di regali i nostri figli per i compleanni o per i sacramenti?)
- ….
Questi gesti, se vissuti come scelta di adesione radicale a Cristo e accompagnati dalla vita di preghiera, assumono un profondissimo significato, che va ben oltre il risparmio o il decluttering, diventando un vero e proprio cammino spirituale. Un percorso che prende l’avvio in questo tempo di Quaresima, ma che ci auguriamo possa diventare uno stile di vita permanente!
Buona Quaresima