Chi può dire le meraviglie, i miracoli che Dio farebbe con noi e attraverso di noi se osassimo fidarci totalmente di Lui, come ha fatto san Francesco! Dio ha un’incredibile fiducia in noi, nonostante le nostre fragilità, limiti, tradimenti, rinnegamenti… È pronto a “rimetterci in piedi”, a riaprirci le porte della sua casa, a mandarci in tutto il mondo, nonostante l’età, la stanchezza, le delusioni (cfr. Elia: 1Re 19). Abbiamo bisogno di ritrovare questa fiducia, di intuire e di sperimentare, come san Francesco, la presenza viva e paterna di Dio.
Fra’ Giacomo Bini
Giacomo Bini, frate francescano e presbitero appartenente all’Ordine dei Frati Minori (OFM), tornato alla Casa del Padre il 9 Maggio 2014 ha respirato a pieni polmoni l’aria nuova del Concilio Vaticano II e la sua vita ed i suoi scritti sono una sintesi armoniosa di “Spiritualità Francescana” e di “Ecclesiologia di Comunione”.
La vasta eredità umana e spirituale che fra’ Giacomo Bini ci ha lasciato e la linea pastorale che emerge dallo studio dei suoi scritti, brillano e attraggono e personalmente ritengo che tutto ciò sarà un faro per il cammino di molti nella Chiesa.
Ho avuto la grazia di conoscere personalmente Fra’ Giacomo Bini e di condividere con lui diversi momenti di vita quotidiana in convento e di partecipare insieme a lui alle “Missioni Itineranti” (piccoli gruppi di persone – laici, consacrati, sacerdoti – che per alcuni periodi vivono in fraternità senza fissa dimora, senza soldi e nella mendicità sulle strade d’Europa, per testimoniare la Christi vivendi forma). La sua testimonianza resta, anche a distanza di tempo, molto importante per il mio cammino di fede e per i miei studi di Teologia.
Ricordo fra’ Giacomo Bini sorridente e accogliente, sempre pronto a scherzare e costantemente impegnato a tenere vivo l’amore fraterno attraverso la cura delle relazioni che instaurava con gli altri Frati e con la gente. Quest’ultima istanza è una costante che accompagna tutta la sua vita di Frate Minore ed è ciò che mi ha colpito maggiormente nella sua persona. Fra Giacomo, plasmato dal Concilio Vaticano II, era un “vero frate minore”, un cristiano cattolico capace di avvicinare le persone e di relazionarsi con ciascuno in una modalità ben precisa: da Fratello.
Il suo centro era e rimaneva sempre Dio e per questo le sue relazioni erano sempre animate dall’amore, dal rispetto profondo, dal bene dell’altro che a sua volta, anch’esso, diveniva fratello.
Nelle scelte di quest’uomo, nelle sue parole e nella sua vita concreta e quotidiana, ho potuto intravedere tutto quello che la Chiesa chiede ai suoi pastori:
occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica. Ha giustamente osservato Paolo VI: “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”
Benedetto XVI
Una vita, quella di Fra’ Giacomo, caratterizzata dal desiderio della continua espropriazione per amore di Cristo. Un “lasciare” che è sempre più il presupposto necessario per “accogliere”: nella vita di P. Bini, infatti, il “sine proprio” diventa la parola chiave in cui e su cui egli ha imparato a fare sempre più posto ai fratelli con cui ha condiviso le varie tappe del suo cammino terreno.
Dal lavoro svolto in questi anni di studentessa di Teologia, ho compreso che promuovere relazioni di comunione, così come il Concilio insegna, costituisce il tema principale da cui poter muovere i passi per la nuova evangelizzazione.
Questo è stato uno dei motivi maggiori che mi ha orientato ad intraprendere uno studio sugli scritti di P. Bini poiché egli ha sempre posto al centro il valore dell’alterità e della relazione fraterna nella ideazione di nuovi progetti per l’evangelizzazione. Nell’attuale contesto postmoderno, l’esperienza e il sapere della fede a partire da Cristo e dalla logica trinitaria possono ancora illuminare e orientare i rapporti tra gli uomini.
Come sappiamo, infatti, il Dio di cui il Cristo parla agli uomini è un Dio-In-Relazione, è un Dio-Amore, la cui dinamica interna si fonda costantemente sul reciproco dono di sé delle tre Persone divine, fino alla piena Unità. Sant’Agostino afferma con chiarezza che l’essenza di Dio, delle tre Persone, si esprime pienamente nella loro relazione. La vita della stessa Trinità manifesta all’uomo un paradigma relazionale. Si delinea un modello di relazione nel quale ogni identità esprime se stessa, senza negare la reciproca interconnessione con l’altro. Ratzinger afferma:
Con l’idea che Dio dal punto di vista della sostanza è uno ma che in Lui esiste anche il fenomeno del dialogico, della differenziazione e della relazionalità del colloquio, per il pensiero cristiano, la categoria della relazione, venne ad assumere un’importanza completamente nuova. L’esperienza del Dio dialogante, del Dio che non è soltanto Logòs ma anche dia-lògos , non solo Pensiero e Senso, ma anche Colloquio e Parola nella reciprocità dei parlanti, questa esperienza scardina l’antica suddivisione della realtà in sostanza, ciò che è proprio, e accidenti, ciò che è soltanto casuale. Ora appare chiaro che accanto alla sostanza si trova il dialogo, la relatio, come forma ugualmente originaria dell’essere
P. Bini sostiene che esista la possibilità di superare la crisi della modernità e le derive nichiliste che ne sono conseguite. Secondo lui, solo assumendo la logica trinitaria diventa possibile superare la visione dicotomica che separa la dimensione individuale e quella relazionale dell’esistenza umana.
Per Fra’ Giacomo Bini è possibile vivere e testimoniare la relazione con l’altro in comunione e continua reciprocità e che tutto questo diventa terreno, luogo d’eccellenza per l’incontro con Dio. Una vita di comunione, interamente originata e sostenuta dall’amore reciproco, si profila come una nuova possibilità di evangelizzare l’uomo del terzo millennio.
Queste le sue proposte che aprono inevitabilmente domande per noi: promuovere relazioni di comunione può essere un modo che trova spazio in un mondo in cui il fatto religioso ha scarsa incidenza nella vita delle persone? Può essere una via d’uscita per coniugare l’istanza della personalità individuale con l’appartenenza ad una comunità? Può questo essere una via per integrare le molteplici differenze nell’unità? Nelle relazioni di comunione è possibile intravedere una svolta culturale nel modo di concepire l’uomo, di vivere le relazioni interpersonali e di interpretare gli eventi sociali?
Per Fra’ Giacomo Bini il mettere al primo posto la relazione con Dio e con i fratelli è davvero la risposta alla crisi dell’uomo moderno.
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