Il matrimonio: difficile o impossibile?
La prima volta che ho ascoltato questa domanda ero a Messa e un frate, durante l’omelia, parlava dei momenti poco felici che ci sono all’interno di un Matrimonio, spiegando la grande differenza che esiste tra il definirlo “impossibile”, cioè irrealizzabile e “difficile”, cioè non facile, che richiede degli sforzi. Da questi due termini ha creato una catechesi così bella che ancora risuona nella mia mente e nel mio cuore in quei momenti in cui il rapporto di coppia è difficile.
Il fraticello ricordava che con la celebrazione del Matrimonio, la coppia instaura una comunione per la quale “non sono più due, ma una carne sola” (Gen 2, 24) e sono chiamati a crescere continuamente nella loro comunione attraverso la fedeltà quotidiana alla promessa matrimoniale del reciproco dono totale. (Familiaris Consortio, 19)
Certo, ci proviamo tutti ad incarnare queste splendide parole che ci regala l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, ma quando si vengono a creare situazioni di scontro, incomprensione e rabbia, come possiamo rispecchiare al meglio la nostra vocazione? Io penso ci voglia sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio…insomma, abbiamo bisogno di tutto l’aiuto dello Spirito Santo (e forse anche una rispolverata del significato di ogni dono)!
Talvolta mi ritrovo a vivere dei momenti difficili con mio marito, momenti in cui la discussione è pesante, inutile, perché non mi sento ascoltata oppure perché entrambi vogliamo la ragione. E il contrasto è così amaro da andare a dormire la sera e svegliarsi la mattina senza una parola. In quei momenti mi fermo e l’unica cosa che mi sento di fare è guardare il crocifisso di San Damiano che abbiamo in cucina e chiedere, con tutta la stanchezza e l’esasperazione: “Perché?”. Alle prime discussioni la risposta tardavo a trovarla, ma dopo quella catechesi ho scoperto una grande verità: il matrimonio è bello e difficile, ma non impossibile!
Il nostro matrimonio non è irrealizzabile, ma richiede degli sforzi di comprensione, di umiltà e anche di gratitudine perché spesso l’altro ha il compito di riprenderci quando sbagliamo. Dobbiamo ricordarci che siamo l’unione di due universi, femminile e maschile, completamente diversi, ognuno con i propri linguaggi, ma che uniti collaborano alla costruzione di un progetto che Dio ha sempre pensato per noi dall’eternità. Abbiamo il compito di lavorare sulla nostra capacità, di uscire da noi stessi per incontrare l’altro nelle sue miserie e difficoltà, di saperlo perdonare e spesso aiutarlo a perdonarsi… Per questo ci vuole tanta preghiera, fiducia nello Spirito Santo e tanta sapienza nell’invocarlo quando l’unica cosa che vorremmo fare è chiudere la porta in faccia al coniuge.
Se entriamo in questo allenamento, la “cordata coniugale” verso la vetta sarà più dolce e leggera e avrà anche il risultato di arricchirci interiormente per poter andare incontro al prossimo con l’esempio di Gesù che con l’Amore ha vinto l’indifferenza e la superbia di molti.
Oltre ad invitarvi a leggere o rileggere la “Familiaris Consortio”, la quale ci offre molti spunti di meditazione sul rapporto coniugale e sul ruolo della famiglia nella società, vi voglio donare una frase di uno scritto spirituale (una di quelle che ti accompagna per tutta la vita) di frate Michele Impagnatiello, scomparso qualche anno fa, il quale, riferendosi al fatto che “non esiste un tempo vuoto, un tempo che non è di Dio”, scriveva:
“(…) Anche il tempo della sofferenza appartiene a Dio; ogni attimo, ogni istante, tutto è scandito e retto dalla Provvidenza di Dio.”
Offriamo tutti gli sforzi, tutta la nostra volontà di voler dare un senso anche ai tempi vuoti che spesso viviamo e scopriremo come, in ogni istante, l’abbraccio paterno del Signore si fa vivo all’interno della nostra vita…. Forza M&M!