Nel post precedente abbiamo visto come la contemplazione delle Icone possa facilitarci nella preghiera, in quanto ci aiuta a riscoprire il mistero dell’immagine di Dio che è in noi; si incontrano gli sguardi di chi è assetato d’amore e dell’Amore stesso, che scruta gli abissi, a volte oscuri ed incerti, nella profondità del nostro essere.
Un bellissimo esempio di preghiera “ispirata” dalla contemplazione di un icona può essere considerata la supplica di San Francesco davanti al Crocifisso di San Damiano (tipica icona bizantina):
Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
Et dame fede dricta,
speranza certa e carità perfecta,
senno e cognoscemento,
Signore,
che io faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen
Raramente troviamo una preghiera così semplice, drammaticamente umana, eppure quasi una Summa teologica, nella sua profondità. Queste parole furono ispirate a San Francesco, mentre poneva il suo sguardo in quello di Gesù crocifisso. Anche noi possiamo, in semplicità e cuore aperto, porci come San Francesco davanti ad un’immagine, contemplarla e lasciar fluire la nostra preghiera spontanea.
Oggi contempliamo l’Icona della Vergine della Tenerezza di Vladimir; tradizionalmente attribuita a San Luca come la famosa Odighitria, verso il 1136 giunse a Kiev da Costantinopoli come regalo del Patriarca di quella città e fu collocata nel convento femminile di Vysgorod. Nel 1155 il principe Andrej Bogolijubskij portò con sé l’icona a Vladimir, capitale del principato di Rostov-Suzdal’. L’icona miracolosa fu portata due volte a Mosca per salvare la città dall’assedio dei Tartari. Dal 1480 si trova a Mosca, conservata nella cattedrale della Dormizione prima, e attualmente nella Galleria Tret’jacov.
La Vergine è raffigurata a mezzo busto, e stringe a sé Gesù Bambino, tenendolo sul braccio destro; ha la testa inclinata e la sua guancia sfiora quella di Gesù, che ha lo sguardo completamente rivolto a quello di sua Madre, malinconica e triste. Sembra quasi che il Bambino l’abbracci per consolarla; appoggia la sua manina sulla Madre per farle sentire la sua presenza e il suo appoggio. E’ per questo gesto di affettuosa tenerezza che l’icona ha preso il nome di Eléusa; questa intima vicinanza delle due figure sembra ricordarci la relazione tra la sofferenza della Madre e la passione del Figlio, uniti nel piano divino.
Maria evoca una tenerezza che si fa compassione nell’intercedere presso Gesù a favore dell’umanità; il Bambino guarda la Madre, che ha lo sguardo rivolto verso di noi: Maria sotto la Croce consegna Gesù, e diventa la Madre dell’intera umanità.
Gesù soffre accanto a tutti i sofferenti e reca loro conforto; in questa icona la sofferenza si trasforma in vicinanza e in tenerezza, così come il Bambino si stringe alla Madre triste e la guarda con amore.
Cerchiamo di trovare un momento di calma nella nostra giornata; accendiamo magari un lumino, entriamo in un clima di preghiera con la recita di un salmo, quello che più ci ispira. Dopo aver contemplato bene l’icona, e aver fissato lo sguardo sui particolari che più ci parlano, cercando di far silenzio interiore, possiamo meditare scegliendo il brano che ci colpisce maggiormente:
“Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia” (Os 11,4)
“Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.” (Lc 2,16-19)
“E anche a te una spada trafiggerà l’anima.” (Lc 2,35)
“Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26)
Lasciamo entrare la Parola dentro di noi.
Rivolgiamoci poi alla Madre della tenerezza, aprendole il nostro cuore, e chiedendole la grazia di convertirci completamente, per accogliere Cristo in noi e lasciarci trasformare da Lui.
“Maria, desidero accoglierti nel mio cuore come Madre tenerissima e misericordiosa, e ringraziarti perché col tuo ECCOMI hai permesso il progetto di misericordia di Dio per tutta l’umanità.”
Contempliamo l’abbraccio di Gesù Bambino a Maria, abbandoniamoci al suo cuore misericordioso:
“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.” (Gv 3,17)
Possiamo fissare lo sguardo su Maria, percependo la sua vicinanza materna, e rivolgerle una preghiera:
“O Maria, Madre di Dio e mia dolce Madre, io spero grandi cose dal tuo materno e amorosissimo cuore. A te mi affido e in te pienamente confido, in te che mi hai prevenuto con le tue grazie. Io voglio camminare sempre coperto dal tuo manto, sempre sotto i tuoi occhi, sempre sotto lo sguardo della tua amorosissima protezione. O Maria, concedimi di amare Gesù con tutto il cuore come lo amasti tu. Sia il mio unico amore, la mia unica speranza, la mia unica gioia. Amen.”
Oppure:
“Facci vivere, Maria, in ogni istante della nostra vita, la gioia di questo abbraccio profondo e appassionato con te ed il tuo Figlio, affinché tutti i momenti difficili e tristi della nostra vita e persino quelli che possono sembrare più insignificanti, possano acquistare sapore e dare così un senso alla nostra esistenza. O Maria, tenerissima madre, ti preghiamo perché nell’ora della croce, le braccia di Cristo possano stringerci in un abbraccio senza fine, per cancellare l’angoscia e la stanchezza che ci opprimono. Amen.”
Possiamo anche meditare sui brani letti, interrogandoci:
- Cosa significa per me essere strumento dell’amore e della misericordia di Dio verso il prossimo?
- Come vivo il dono dell’accoglienza?
- Quali sono le mie paure nell’abbandonarmi alla volontà del Padre?
Concludiamo questa meditazione davanti all’Icona della Vergine della Tenerezza di Vladimir con un Padre Nostro, un’Ave Maria, un Gloria al Padre, ringraziando per i momenti di grazia ricevuti nella preghiera; leggiamo anche questa preghiera di San Giovanni Damasceno (Omelia sul transito di Maria 1,14)
“Tu, buona Signora, madre del buon Signore, assistici e governa i nostri destini ove tu vuoi; reprimi la violenza delle nostre passioni abiette onde condurci, una volta placata la tempesta, nel porto tranquillo della volontà divina, stimandoci degni della futura beatitudine, di quella dolce luce, ciò, che si irradia alla visione del Verbo di Dio da te fatto carne. A Lui, insieme con il Padre e il santissimo e buono e vivificante Spirito, sia gloria, onore, impero, maestà e magnificenza, ora e sempre, nei secoli dei secoli! Amen.”
Buona preghiera!