Arrivo sempre un po’ in ritardo sulle ricorrenze… non so se è fisiologico oppure se sono così stordita che prima mi devono ricordare la ricorrenza e poi io mi attivo. Sta di fatto che il 27 gennaio è stata, come voi ben saprete, la Giornata della Memoria.
E devo dire che mi stona un po’ questo ricordo infarcito della stessa frase che gira su tutti i profili facebook; anno che vai, frase che trovi.
Son sempre stata un po’ ribelle in questo senso: non sono le frasi condivise che insegnano, anche se magari, a volte, segnano.
Salvo in questa dinamica la domanda di fondo: cosa mi insegna questo avvenimento storico? Perché è importante per me oggi?
E così ho pensato di scrivere questo articolo:
5 cose che Edith Stein, deportata nel 1942 ad Auschwitz e uccisa in camera a gas, mi ha insegnato o, almeno, da cui posso prendere spunto.
Brillante studentessa universitaria, incontra correnti di pensiero assolutamente contrarie alle verità cristiane, tanto che lei si allontanerà dall’educazione ricevuta in casa diventando atea. Ma la caratteristica che più mi ha colpito è stata la sua continua ricerca della verità. La verità, con la V maiuscola, ma declinata anche con la v minuscola, è tale indipendentemente dalla posizione umana; è quindi una ricerca affascinante sia per chi crede che per chi non crede, a patto che ci si voglia davvero confrontare con una realtà grande e misteriosa. Bisogna essere coraggiosi, ed Edith lo era.
Di Edith ho serbato questa immagine: una ragazza curiosa, vivace, in cui il seme piantato dalla madre in tenera età, ha portato frutti inaspettati in ogni momento della sua vita.
Capito mamme, quando ci arrovelliamo perché ci sembra che tutto il nostro lavoro sia stato buttato al vento?
Edith aveva studiato la biografia di Santa Teresa d’Avila in un momento della sua vita in cui sicuramente non si poteva dire cristiana. Siamo nel 1921, Edith ha 30 anni, e si imbatte in questa lettura che per lei è stata illuminante.
Nei suoi studi aveva trovato chiarezza anche nelle certezze filosofiche e teologiche di San Tommaso d’Aquino.
E allora, se queste letture hanno influito pesantemente sulla vita di una Santa, perchè non potrebbero essere preziose anche per noi?
Premesso che la biografia di Santa Teresa è un “mai più senza”, possiamo scegliere il Santo che vogliamo, ma proviamo a circondarci di persone stimolanti sotto il profilo della santità!
Edith ha dato incremento, in ambito pedagogico, “a quanto poteva incoraggiare l’apertura della donna a impegni culturali e sociali utili a tutta l’umanità”.
Ho sempre trovato Edith una donna concreta, attiva; una donna in quanto tale, mi verrebbe da dire: la sua ricerca della verità, le conoscenze acquisite, gli studi effettuati andavano messi a disposizione. E’ tipico delle donne, insito nella loro stessa natura, dare vita. “Siamo così” – cantava la Mannoia – “è difficile spiegare certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui…” e via dicendo. Siamo strutturate per essere dono.
Mi richiama alla dimensione missionaria della mia vita, nella concretezza delle mie azioni, soprattutto in ambito culturale e sociale. E forse è anche questo il motivo per cui ora sto condividendo con voi queste mie riflessioni.
Vai alla fonte in tutti i sensi: all’origine delle cose per comprenderle nella loro verità, ma anche alla sorgente, a quella cosa che ti dona l’acqua, dissetandoti e idratandoti.
Dopo l’intuizione avuta nella lettura di S. Teresa d’Avila che la vita in Cristo potesse essere più corrispondente alla natura dell’uomo, Edith si dedica alla lettura della Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) nella costanza dei sacramenti e nella sequela al Papa. E’ così che decide di entrare nel monastero Regina Pacis a Colonia.
Ecco allora un invito alla meditazione e alla sequela secondo le indicazioni che troviamo ancora oggi nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Questo quarto passo l’ho trovato strettamente collegato all’ultima indicazione.
“Vuoi sapere che cosa è essenziale? Che ogni giorno tu trovi un angolo tranquillo in cui avere contatto con Dio (con la sua Parola) come se non ci fosse niente altro al mondo”.
In questi ultimi giorni mi sono confrontata con alcune amiche sulla mia routine del mattino e tra le altre cose ho reinserito la meditazione: ho trovato pace nel dedicare qualche minuto al mattino per recitare le lodi e leggere qualche commento al Vangelo. Certo, per farlo, nel silenzio di una casa ancora assonnata, mi devo alzare un quarto d’ora prima rispetto alla tabella di marcia, ma poi tutta la giornata gode di una spinta diversa.
Che questi spunti possano dettare anche per noi i passi per vivere con Gesù.